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Aumento della benzina, perché col diesel costa ora più di 2 euro al litro

Pubblicato da
Salvatore Lavino

L’aumento della benzina e quello del gasolio hanno superato questa importante soglia psicologica e tangibile. Per quale motivo siamo giunti a questo punto.

Distributore di benzina (Freepik)

Aumento della benzina, quali sono i motivi che hanno causato una salita così tremenda dei listini prezzi? Siamo arrivati a superare, e non di poco in alcuni casi, i due euro al litro sia per la benzina stessa che per il diesel. Che notoriamente invece costava di meno.

Adesso invece sta avvenendo pure il paradosso per il quale è il diesel a mostrare un costo maggiore, specialmente se capita di dovere fare rifornimento in autostrada. Non si vedeva una situazione simile dalla fine del 2014. Allora l’aumento della benzina e del gasolio oscillava tra 1,5 e 1,6 euro.

E di certo quel quadro era migliore di quello attuale. Perché siamo arrivati a questa situazione decisamente negativa? Situazione nella quale servono almeno 12 euro e 50 centesimi in più per un pieno di benzina, e di 11,90 euro per quello del diesel.

Aumento della benzina, del diesel e del metano: quanto spenderemo

Rifornimento di carburante (Pixabay)

Tutto questo si traduce in una spesa media calcolata per il 2022 di quasi 325 euro per famiglia. E le cattive notizie non finiscono qui: ci sono anche altri rincari tremendi da dovere affrontare. Come quello delle bollette di corrente elettrica, gas ed anche acqua. Oltre agli aumenti dei generi sia di prima necessità che non indispensabili.

Purtroppo l’Italia è tra i primissimi Paesi d’Europa nei quali sono avvenuti gli aumenti di prezzo maggiori, per quanto riguarda i carburanti. Dietro solo a quelli scandinavi (Finlandia, Danimarca e Svezia) ed alla Gran Bretagna. E pure il metano è aumentato, addirittura del doppio.

Riguardo a benzina e gasolio, tutto è legato al prezzo del petrolio, che ha quasi raggiunto la quota mostruosa di 140 dollari a barile, a fronte di un prezzo registrato a gennaio di 86 dollari.

No dell’OPEC ad aumentare la produzione di petrolio

Impianto di estrazione del petrolio (Pixabay)

Una cifra esorbitante, sulla quale sta influendo la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina e che ha portato gli Stati Uniti ed il Regno Unito ad interdire le importazioni di greggio da Mosca.

Alcuni Paesi della UE hanno chiesto all’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, di aumentare la produzione per fare fronte alla crisi. Ma l’Organismo in questione per ora non ha intenzione di accettare.

Fatto sta che si riscontra una minore disponibilità, a fronte di una elevata domanda. E per questo salgono i costi della produzione e quello della vendita.

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I benzinai non hanno colpe

In tal senso i gestori delle pompe di rifornimento non possono fare nulla. La decisione sul listino prezzi non dipende da loro. Un altro fattore che pesa è dato dalle accise e dall’IVA, che fanno aumentare l’esborso che tutti noi dobbiamo affrontare ogni volta che facciamo rifornimento.

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Il prezzo del petrolio era già in aumenti prima del conflitto in Ucraina. Il quale però ha reso più elevati i costi in maniera ulteriore. Uno stop totale alle importazioni di greggio dalla Russia (non in tutta Europa è ancora capitato, n.d.r.) non farebbe altro che peggiorare ancora di più le cose.

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Inoltre la quotazione internazionale del petrolio è in dollari. Cosa che penalizza l’Euro Zona per via del cambio sfavorevole con l’euro. Purtroppo il quadro non sembra destinato ad alcun miglioramento, nel corso dei prossimi mesi. Ci sarà da attendersi una situazione negativa per almeno tutto il 2022.

Salvatore Lavino

Classe 1985, giornalista pubblicista con una più che decennale esperienza nel settore e con migliaia di articoli prodotti in merito ai temi più disparati. Attualmente impegnato con diverse collaborazioni che trattano di vari argomenti, tra ecologia, cucina, sport, attualità, benessere e molto altro.