La vulvodinia è una patologia che colpisce le donne e ancora oggi non è riconosciuta, vediamo quali sono i sintomi e la terapia da affrontare.
La vulvodinia è una patologia caratterizzata da un dolore al pavimento pelvico costante che colpisce circa il 16% della popolazione femminile tra i 18 e i 64 anni. Considerato i numeri alti, sembra impossibile che sia una malattia non ancora riconosciuta dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Anche perché è una malattia invalidante che può compromettere le normali azioni quotidiane, lavorative e sociali. Talmente invalidante che come effetto collaterale potrebbe avere una ripercussione psicologica sulla persona, poiché va ad intaccare proprio lo stile di vita.
Purtroppo è una malattia ancora piuttosto sconosciuta, infatti i medici non subito riescono a diagnosticarla. Il tempo medio di diagnostica è di circa 5 anni. Un tempo spropositato che può compromettere in modo drastico la psicologia di una donna. Le pazienti che riescono ad ottenere la diagnosi di vulvodinia sono costrette ad indirizzarsi verso centri privati per affrontare le cure. Si stima che una donna, tra diagnosi e trattamento, spenda dai 20.000 ai 50.000 euro. Per fortuna una spiraglio di luce è arrivato ad aprile 2021 quando è passata la proposta di legge per riconoscere la malattia a livello nazionale.
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Sintomi e terapia della vulvodinia
La patologia insorge a causa di un processo alterato della percezione del dolore, che modifica le terminazioni nervose dell’apparato femminile. Ciò comporta la comparsa di dolore, anche se in quel momento non si dovrebbe percepire. I sintomi della vulvodinia sono: dolore lancinante a livello vulvare, contrattura pelvica e dolore durante i rapporti intimi con il/la partner.
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Le cause sono ancora sconosciute, poiché insorge spontaneamente, tuttavia altre volte la causa scatenante può essere un’infezione o dopo una malattia. Curare questa malattia non è semplice, infatti bisogna agire sui meccanismi che la scatenano. Quindi è fondamentale, innanzitutto, alleviare l’infiammazione e poi risolvere eventuali cause scatenanti, come appunto infezioni o alterazioni intestinali. In questo modo di vanno a ristabilire le difese locali dell’apparato riproduttivo femminile.