I rincari 2022 sono la conseguenza di diverse situazioni negative, alle quali si aggiunge il conflitto armato in Ucraina. Le conseguenze saranno gravi.
Rincari 2022, c’è da mettersi le mani nei capelli. I prezzi di qualunque cosa sono aumentati tutti, a volte anche di parecchio. È il caso del pane, che in alcuni casi è salito a sei euro al chilo. Ma come se non bastasse, per tutta una serie di altre convergenze sfavorevoli, la merce sta iniziando anche a scarseggiare.
Ci sono situazioni nelle quali in particolar modo gli alimenti non trovano il loro consueto posto sugli scaffali di supermercati e di negozi di alimentari. Andare a fare la spesa in tempi di rincari 2022 rischia di riservare una brutta sorpresa ad alcuni.
In alcuni punti vendita non c’è più la pasta. Colpa sia dei mancati rifornimenti che della interruzione delle attività per alcuni pastifici. Infatti è in atto una protesta da parte degli autotrasportatori, che pure protestano contro i rincari 2022, in particolar modo per quelli che hanno colpito i carburanti.
Gasolio e benzina costano molto di più. Nel migliore dei casi ci troviamo sull’1,7 euro al litro a salire, fino anche ad arrivare ai due euro. Una situazione estremamente critica per la quale si richiede l’intervento del Governo. In quanto le misure annunciate da poco non risultano purtroppo del tutto sufficienti.
Come se non bastasse, a pesare sulla mancanza nei supermercati di tutti quei prodotti alimentari legati al grano c’è anche la guerra in Ucraina. Kiev, ed anche la Russia, sono tra i maggiori esportatori al mondo proprio di grano. La situazione bellica impone la interruzione dell’export, per motivi diversi.
L’Ucraina non può in quanto deve pensare a difendere la propria sovranità dell’attacco immotivato di Mosca. Che invece blocca tutti i traffici commerciali essendo ora fortemente ostile all’Unione Europea. Per ora si potrebbe fare affidamento sulla Francia, che nel novero della EuroZona è il Paese dotato delle maggiori scorte.
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Poi toccherà rivolgersi a Canada, Stati Uniti ed Australia in particolare, anche se tutta l’Europa farà lo stesso è c’è da aspettarsi una diminuzione in ogni caso delle forniture di pasta e simili.
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Nel frattempo l’Italia può fare affidamento su una riserva di grano di appena due mesi. Il guaio è che il nostro Paese importa quasi il 65% del suo grano dall’estero, e soprattutto dalla Russia e dall’Ucraina. Ora invece bisognerà trovare nuove soluzioni per non rischiare di restare senza pane e senza pasta a Pasqua.
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Tra l’altro anche quanto necessario per alimentare il bestiame da allevamento è a forte rischio. E come estrema conseguenza di tutto ciò ecco i rincari 2022, con l’aumento di prezzi di bollette, carburanti, materie prime e quindi anche di beni sia di prima necessità che non.