Richiami alimentari della settimana: la classifica completa degli alimenti contaminati e ritirati dal Ministero della Salute.
Il Ministero della Salute ha segnalato, dal proprio sito ufficiale, 4 richiami alimentari avvenuti nell’ultima settimana. I motivi si devono a potenziali rischi microbiologici e chimici. Tutti i dettagli.
Il Ministero della Salute ha ritirato, in quest’ultima settimana, 4 prodotti tra cui: latte in polvere per neonati, alette di pollo allevato a terra e noodles istantanei. Considerati i potenziali rischi microbiologici e chimici degli alimenti sottoposti ad indagine a laboratorio, gli organi competenti hanno ritenuto opportuno ritirarli dal commercio. Nello specifico, i ritiri coinvolgono:
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Esistono oltre 2000 tipi di batteri del genere Salmonella e tra questi figurano: il tipo Agona e Infantis. Nel 2017, ci fu una contaminazione di massa in 5 paesi europei i quali registrarono circa 122 casi di infezione da Salmonella Agona.
A questo proposito, gli esperti dell’EFSA e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), ritennero che la causa di questo ceppo batterico risiedeva potenzialmente nei prodotti alimentari già pronti per il consumo.
In particolare, tutti gli alimenti contenenti cetrioli provenienti dal Regno Unito contenevano il batterio. Tuttavia, le autorità competenti non furono in grado di risalire all’origine della catena di contagi da salmonella. Mentre, per quanto riguarda i casi di Salmonella Infantis, sono diffusi soprattutto negli allevamenti intensivi di polli e di tacchini.
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Il batterio è in grado di contaminare non solo la carne avicola, ma anche tutti i prodotti derivati, come le uova. I centri di referenza nazionali per le salmonellosi hanno individuato come causa principale di diffusione del batterio le lettiere degli allevamenti e le polveri ambientali.
Si tratta infatti di un gene piuttosto resistente che è isolato anche nell’uomo. Le modalità di pulizia e igienizzazione di tali spazi è fondamentale per contenere la diffusione di salmonella, evitando così il famoso “salto di specie”. Come sottolineato dalle ultime ricerche, condotte nel 2020, i maggiori fattori di rischio all’interno degli allevamenti sono: