Anelli di Kayser-Fleischer possibile spia di problemi al fegato. Porzioni circolari di color giallo brunastro nell’occhio suggeriscono la malattia di Wilson
È chiaro che malattie di vario genere abbiano delle ripercussioni sull’aspetto e si possono manifestare attraverso alterazioni della nostra estetica. Sono piccoli dettagli che circoscrivono, in realtà, problematiche interne al nostro organismo.
Esistono a questo proposito gli Anelli di Kayser-Fleischer: sono degli anelli di color giallo-brunastro che si manifestano negli occhi a livello della giunzione sclero-corneale. Sono costituiti da depositi di rame (da cui il colore). La loro presenza è un segno diagnostico molto importante della malattia di Wilson.
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La malattia di Wilson è determinata da un accumulo di rame nel fegato o in altri organi. Possono svilupparsi in accompagnamento anche problemi epatici o neurologici. La diagnosi si effettua sulla base di un rilevamento, di un’elevata escrezione urinaria di rame.
È una patologia rara genetica, caratterizzata dunque da un accumulo di rame nei tessuti e negli organi. L’accumulo di rame, dovuto da un difetto metabolico, avviene a seguito di una cattiva espulsione dello stesso, dopo averlo assunto mediante alimenti di vario genere.. Le peggiori conseguenze riguardano fegato e cervello, le cui funzioni possono venire compromesse. Ne è affetto circa 1 individuo su 30.000.
Tra i sintomi che si possono riscontrare a seguito di tale malattia, oltre agli anelli Kayser-Fleischer, vi sono: itterizia, dolore addominale, vomito, epatomegalia (ingrossamento del fegato) splenomegalia (ingrossamento della milza). Tutte avvisaglie di un’insufficienza epatica causata da possibile conseguente epatite o cirrosi.
A livello cerebrale invece possono riscontrarsi problemi neurologici di diversa natura: tremori agli arti, difficolta nel parlare, nel deglutire, instabilità nel camminare, emicrania, epilessia e debolezza o rigidità muscolare.
La malattia di Wilson se non curata in tempo, potrebbe diventare fatale. Il paziente infatti è soggetto ad un progressivo deterioramento delle proprie condizioni, che potrebbero arrivare ad essere irreversibili. La terapia, a tal proposito, consiste nel controllare e ridurre i depositi di rame nel fegato, somministrando penicillamina e trientina.
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Nonostante il primo farmaco sia più specifico, entrambi hanno la funzione di circoscrivere il rame in eccesso e spingerlo nei reni per la sua espulsione, tramite le urine. (Elisabetta Prunas)