Perché sempre più persone manifestano, oggigiorno, la fobia di parlare al telefono con qualcuno? C’è una ragione psicologica dietro questo fenomeno.
Rispondere al telefono non è sempre un gesto piacevole. Per alcune persone, una chiamata improvvisa può trasformarsi in un vero e proprio incubo che si manifesta con uno stato d’ansia dovuto alla necessità incombente di rispondere. E come estrema conseguenza: la fobia di parlare al telefono. Ma perché accade? C’è infatti una ragione psicologica dietro questa paura.
Tele-fobia: perché rispondere al telefono diventa fonte di ansia
Se anche il vostro registro delle chiamate segnala molti numeri in rosso, probabilmente soffrite anche voi di telefobia. La telefobia è letteralmente la paura di rispondere al telefono o di fare delle chiamate.
Si manifesta in due modi: con il fatto di non rispondere mai al telefono intenzionalmente, a prescindere dall’interlocutore, o con il rifiuto netto della chiamata che ne comporta anche l’eliminazione definitiva, per non “dovere più farci i conti”. Quest’ultimo gesto equivale a cancellare un ricordo dalla nostra memoria.
Ma a cosa si deve l’ansia di parlare al telefono? La prima ragione, forse più logica, è dovuta al fatto che non siamo più abituati a parlare al cellulare. Con l’avvento di WhatsApp, Telegram, Messenger e altre piattaforme per messaggi istantanei, quasi nessuno utilizza più le chiamate classiche che, oggigiorno, sono concepite come qualcosa di molto invadente.
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Non siamo più abituati a parlare al telefono
Che motivo c’è di chiamare una persona, magari disturbandola, quando si può semplicemente mandare un messaggio? Come spiega la psicologa Maria Hejnar: “Certe procedure che erano accessibili solo tramite chiamata, sono ora accessibili via internet, il che rende la telefonata sempre meno familiare e quindi sempre più angosciante.”
Il fatto è che non si percepisce più il bisogno di chiamare qualcuno poiché la maggior parte delle notizie riguardanti la nostra vita privata vengono condivise sui social e sono quindi accessibili a tutti, 24 ore su 24.
Se ne deduce che la paura di parlare al telefono rappresenta un fenomeno prettamente generazionale in cui si è persa, progressivamente, l’immediatezza del tradizionale “botta e risposta” tra due o più interlocutori. Inoltre, raccontandosi tutto, o quasi, per messaggio, dal vivo o tramite chiamata non si dispone più di molti argomenti per fare conversazione.
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Una chiamata è potenzialmente una cattiva notizia
La psicologa Maria Hejnar spiega che chi soffre di telefobia, solitamente, prova uno stato di ansia tale da impedirgli di rispondere al telefono quando arriva una chiamata improvvisa. Nonostante questa paura sia totalmente irrazionale, il soggetto non risponde poiché teme che si tratti di una brutta notizia, adottando quindi un atteggiamento evitante nei confronti di essa.
Inoltre, molte persone preferiscono non rispondere al cellulare in quanto credono che si tratti di un rimprovero dovuto al fatto di aver combinato qualcosa di sbagliato. Questa fobia può risultare imbarazzante poiché non tutte le comunicazioni possono avvenire tramite e-mail o messaggio. Spesso, sul luogo di lavoro, le chiamate sono fondamentali.
Ciò rappresenta un enorme ostacolo professionale e sociale. Non siamo più abituati alle conversazioni in simultanea, ma apparteniamo ad una generazione tecnologica di comunicazioni asincrone. Vale a dire, un tipo di comunicazione in cui non c’è uno scambio diretto.
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La paura di telefonare scaturisce ad esempio dalla fobia di dire qualcosa di stupido e di non avere il giusto tempo per pensare a cosa dire. Mentre, nella scrittura, si ha molto più tempo per elaborare un messaggio. Si può cancellare, riscrivere e insomma: si possiede più margine di errore rispetto ad una conversazione face to face ricca di potenziali fraintendimenti!
Però, è anche questo il bello di una conversazione orale: è soggetta a tantissime interpretazioni. Inoltre, abbiamo la possibilità di riformulare come e quando vogliamo i nostri argomenti. Mentre verba volant, scripta manent e certi messaggi potrebbero rimanere “per sempre”.
Come se ne esce?
“L’evitamento sistematico rafforza la sensazione di incapacità del paziente e aggrava l’ansia fobica”, sostiene la psicologa Maria Hejnar. L’unico metodo per uscirne è provare e buttarsi. Ad esempio, se all’inizio non si ha la possibilità di rispondere direttamente alla chiamata, si può comunque tentare di richiamare il contatto in un secondo momento. Insomma, il segreto è procedere con lentezza per ottenere un po’ di fiducia: il primo passo per combattere questa fobia.