Uno studio inglese ha individuato nel panino, alimento molto amato dalle persone, un rischio elevato di Alzheimer, ma vediamo tutti i dettagli.
Sappiamo molto bene che l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nel nostro stato di salute. Gli alimenti, e di conseguenza le sostanze in essi contenuti, arrivano nel nostro organismo che li metabolizza e li manda a tutti gli organi. Se queste sostanze sono buone è tutto a posto, ma se queste sostanze sono dannose per l’organismo allora possono insorgere dei problemi.
Alimentazione sana e stile di vita corretto sono alla base della prevenzione di disturbi e malattie. Lo sono anche alla base della prevenzione della demenza: il declino cognitivo che coinvolge moltissime persone quando superano i 65 anni di età. La forma più diffusa di demenza è il morbo di Alzheimer, sul quale si stanno facendo studi e ricerche da moltissimi anni per cercare una cura, un modo per rallentarlo e arrestarlo.
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Uno studio inglese ha individuato nel panino un rischio molto elevato di andare incontro a questa malattia. Vediamo i dati e le conclusioni dell’Università di Leeds qui di seguito nell’articolo.
Alzheimer: il panino al prosciutto è dannoso
Le persone che soffrono di malattie cerebrali, in particolare di demenza, sono moltissime in tutto il mondo e purtroppo le ricerche e le statistiche non danno buone notizie per i prossimi decenni. Il numero è destinato ad aumentare, a duplicare, se non a triplicare.
Il responsabile dello studio inglese di cui stiamo parlando è il dott. Huifeng Zhang. Il suo team si è concentrato sulle abitudini alimentari di 500.000 persone ed ha scoperto che mangiare 25 g di carne lavorata al giorno aumenta il rischio di demenza e di morbo di Alzheimer del 44%.
Ma che cosa significa in termini pratici 25 g di carne lavorata? Potrebbe essere una fetta di prosciutto, così come una fetta di pancetta. Ecco perchè si parla di panino. Spesso le persone amano farsi un bel panino con pancetta e prosciutto, ma questo aumenta il rischio di malattia. Non solo prosciutto e pancetta, ma anche salumi e salsiccia.
Nei dettagli questo studio è stato condotto su persone dai 40 e i 69 anni nella loro dieta dal 2006 al 2010. Le persone che erano abituate a consumare carne lavorata ha sviluppato un rischio maggiore e in molti casi la malattia vera e propria. Questo anche indipendentemente dalla predisposizione genetica.
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È anche vero che, in generale, chi consuma tanta carne, è portato a non consumare frutta e verdura, a fumare, ad avere anche altri abitudini alimentari poco sane.