L’idea che ci sia una relazione tra l’utilizzo dei metalli e l’insorgere dell’Alzheimer è molto comune, ecco perché si è diffusa anche l’idea che cucinare in pentole di alluminio possa causare questa malattia.
Nella nostra vita quotidiana siamo circondati da metalli. Basti pensare che li possiamo trovare nelle auto ma anche nelle pentole che utilizziamo per cucinare. Anche il cervello umano contiene quantità di rame e ferro, indispensabili per il suo funzionamento. Il cervello dei pazienti malati di Alzheimer hanno però concentrazioni più elevate dei questi metalli.
Ecco perché è sorta e si è poi diffusa la speculazione secondo cui l’alluminio sia in grado di causare l’Alzheimer e la demenza. Tale convinzione si è poi estesa all’idea che siano proprio le pentole e le padelle con cui cuciniamo a provocare l’Alzheimer. Ma tutto ciò è vero? Scopriamolo insieme.
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Alzheimer e alluminio: la relazione è fondata?
Tale speculazione non è nata da un momento all’altro: risale addirittura al 1965. Durante quest’anno, infatti, venne realizzato uno studio sui conigli per indagare il funzionamento del cervello. Fu iniettato l’alluminio nel cervello di questi animali e ciò provocò lo sviluppo delle stesse proteine contorte (grovigli neurofibrillari) presenti nelle cellule cerebrali dei pazienti affetti da Alzheimer. A partire da quel momento ci fu una vera e propria “corsa alla ricerca” per capire se effettivamente ci fosse una relazione tra l’alluminio e l’insorgere della malattia.
A dire il vero gli studi che seguirono diedero risultati contrastanti. In alcuni studi di rivelò infatti una quantità consistente di alluminio nei soggetti affetti da Alzheimer, in altri casi invece la quantità si assestava a livelli normali. Questo perché l’alluminio è davvero ovunque, non a caso è il terzo elemento per abbondanza sulla Terra. Dunque la presenza di alluminio nel cervello di una persona affetta da Alzheimer è inevitabile e non giustifica il fatto che sia l’alluminio a causare la malattia, tantomeno l’utilizzo di pentole e padelle realizzate con questo materiale.
Amy Borenstein, professore di epidemiologia al College of Public Health della University of South Florida, a tal proposito afferma: “Ammesso che l’alluminio abbia un qualche ruolo, è molto piccolo. Ci sono molte altri fattori di rischio più importanti da studiare”. Il professore si sta riferendo alle malattie metaboliche e vascolari, così come ai geni, che gli studi hanno dimostrato essere associati alla malattia; il livello di istruzione, di stimolazione intellettuale e di impegno sociale. Questi fattori, sempre secondo lo studioso, un giorno saranno in grado di aiutare i ricercatori a curare e a prevenire l’Alzheimer.
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Insomma, a quanto pare è davvero difficile vivere senza alluminio. Di conseguenza è anche impossibile fare in modo che i malati di Alzheimer vengano allontanati da questo materiale. La cosa migliore da fare è “mantenere la mente attiva e il cuore sano”. Parola di Amy Borenstein. (Serena Ponso)