Il rapporto che ci lega al cibo ha un comune denominatore, l’olfatto, sul quale scegliamo se mangiare o meno un determinato piatto.
Il rapporto che ci lega al cibo ha un comune denominatore, l’olfatto, sul quale scegliamo se mangiare o meno un determinato piatto. Se un alimento sprigiona un cattivo odore, lo allontaniamo, se invece il suo aroma è gradevole, siamo propensi ad assaggiarlo. Solitamente funziona così, ed è per questo motivo che l’olfatto ha la sua importanza a tavola.
Si tratta di una prerogativa evoluzionistica che ci aiuta ad assaggiare un particolare cibo, oppure a evitarlo. Le aziende che producono alimenti lo sanno bene, per questo, nei loro prodotti, cercano di sedurre i propri clienti con ingredienti profumati e che invogliano all’assaggio. All’Università Northwestern di Chicago, i ricercatori stanno studiando il fenomeno e sono partiti da un test molto curioso.
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I ricercatori americani hanno scoperto un fatto interessante, che collega olfatto e cibo, o almeno alla nostra percezione di gusto. A digiuno, il cibo che dobbiamo mangiare esprime un determinato odore. Una volta mangiato, però, lo stesso cibo lo si percepisce con un odore differente. In questo modo, l’alimento che abbiamo di fronte, una volta assaggiato diventa meno attraente.
Puro e semplice fattore psicologico? Non proprio, in quanto, come spiegano gli scienziati, ciò fa parte dell’evoluzione dell’uomo. Per dare senso di sazietà, mano a mano che mangiamo un cibo, questo qui diventa sempre meno attraente, olfattivamente parlando. Insomma, ci serve per darci una regolata.
Il risultato della ricerca, pubblicato sulla testata PLoS Biology, viene spiegato dagli stessi ricercatori. Praticamente, i soggetti studiati sono stati esaminati prima a digiuno e poi a stomaco pieno, ai quali sono stai fatti annusare alcuni aromi. Sottoposti a risonanza magnetica, si è scoperta la differente ricezione olfattiva nelle aree cerebrali.
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La differenza tra le due condizioni è stata netta, a stomaco pieno, la percezione dell’odore del cibo cala fino al 50%. Si ha quindi una minore sensibilità nei confronti dell’alimento, mano a mano che lo si mangia. Questa scoperta è incredibile, può essere applicata a nuovi scopi commerciali e anche medici. È anche un aiuto per una rieducazione olfattiva per tutte le persone colpite dal Covid e che hanno subito danni nella percezione degli odori.