Bon-ton da caffè: ossia la sacra arte di berlo secondo il galateo; perché infondo il caffè è un piacere e come tutto ha le sue regole
Italiani, popolo di bevitori di caffè. Più o meno. Quel che c’è da dire è che sicuramente ci teniamo in maniera particolare: il caffè non è solo caffè in quanto tale ma spesso diventa un pretesto per vedere un amico, per fermarsi un attimo, per fare pausa. Lo sorseggiamo in piedi davanti al lavello alle sette di mattina mentre fuori è ancora buio e una lunga giornata di lavoro ci attende, lo shottiamo al bancone del bar tra una cosa e l’altra, magari ancora caldo, ustionandoci la lingua, perché non c’è tempo.
Però, comunque stiano le cose, non sappiamo rinunciarci tanto che molti di noi arrivano a definirsi coffee-addicted. Tutti conosceranno la tradizione, squisitamente napoletana, del caffè sospeso: sintomo appunto che bere il caffè va ben oltre il gesto puramente meccanico.
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Il caffè andrebbe sempre servito accompagnato da tazzina e piattino. Quando alziamo la tazzina dovremmo ugualmente accompagnarla col piattino che ci è stato dato. Dovrebbe essere la padrona o il padrone di casa a chiedere se gli ospiti vogliono lo zucchero e in caso procedere a zuccherarlo nelle quantità desiderate. Piccola nota: un caffè di qualità andrebbe bevuto senza zucchero. Questo infatti ne altera le qualità e i sapori.
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Il caffè andrebbe sempre mischiato mai in senso circolare ma dall’alto verso il basso o viceversa. Abolite per sempre il movimento ondulatorio della tazzina come sommelier provetti: e non è mica vino!