Il 24 dicembre, vigilia di Natale, secondo la tradizione, è vietato mangiare la carne e tenere un atteggiamento austero: come mai? Vi spieghiamo il motivo di questa tradizione.
Il 24 dicembre, vigilia di Natale, secondo la tradizione, è vietato mangiare la carne: come mai? Vi spieghiamo il motivo di questa tradizione. Il cenone della vigilia è importante, perché riunisce tutta la famiglia, fa stare insieme ai propri cari ed è un momento di riflessione per tutti, perché si tirano le somme dell’intero anno.
Già dalla mattina, quasi tutte le famiglie, iniziano a preparare i piatti che mangeremo durante la cena. Un’organizzazione perfetta e sontuosa per celebrare il Natale. Ma la carne, almeno in teoria, non si mangia. Questa è la tradizione. Come mai?
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Il momento più atteso da tutti, diciamo la verità. La vigilia, quasi sempre, è addirittura più importante del 25 dicembre stesso, giorno di Natale. È durante la cena che la famiglia si riunisce e poi, a mezzanotte, si scambia i regali sotto l’albero. Un momento magico.
L’atmosfera natalizia incomincia dalla tavola, con numerose portate, tavoli imbanditi e ricche golosità. Secondo la tradizione, però, non si usa mangiare carne, ma soltanto pesce. Carne di qualsiasi tipo è bandita, ma perché è vietata? Per rispondere bisogna risalire ai tempi antichi e fare cenno alla religione cattolica.
La trazione cattolica, infatti, prevede che la vigilia sia umile e che a tavola si mangino piatti austeri. In tempi antichi, la carne aveva infatti costi altissimi, tanto che molte famiglie non potevano permettersela. Perciò oggi, per molti, specie per i più religiosi, si protrae questa sorta di sacrificio nella rinuncia alla carne.
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In teoria, la ricchezza delle nostre tavole stona con la vera tradizione natalizia, tanto che una volta addirittura si digiunava il 24 dicembre. Stesso discorso andrebbe fatto per la Quaresima, ossia le settimane che precedono la Pasqua. Le abitudini, nel corso dei secoli, sono cambiate, nessuna famiglia rinuncia ai piatti più prelibati, anzi, è proprio l’occasione per cucinare ore e ore e dare il meglio di sé nell’arte culinaria.