Il funzionamento della tiroide cambia in gravidanza perciò è utile conoscere alcune informazioni e muoversi di conseguenza.
La tiroide è una ghiandola che si trova alla base del collo, nella parte anteriore, in profondità. Produce sostanze iodate che servono a tutto l’organismo per funzionare bene. Queste sostanze vanno ad agire sul metabolismo, sulla circolazione, sull’attività neuromuscolare e non solo.
Tuttavia, i problemi a questa ghiandola sono molto diffusi. Si parla di ipotiroidismo e ipertiroidismo nei casi in cui ci sia una bassa produzione di sostanze oppure una produzione in eccesso. A soffrire di questi disturbi in Italia sono più di 6 milioni. Tuttavia, anche chi non ha problemi deve stare comunque attenta soprattutto quando deve affrontare una gravidanza.
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Infatti, in quei mesi il bisogno di iodio cambia e la donna ha bisogno di assumere integratori per far sì che tutto funzioni regolarmente e che lei e il bambino non abbiano problemi. Gli esperti sono intervenuti sulla questione anche recentemente al 14° congresso dell’Associazione Italiana Tiroide.
Il dottor Luca Chiovato ha posto l’attenzione su una serie di aspetti:
Sia l’ipotiroidismo che l’ipertiroidismo possono avere ripercussioni negative sull’andamento della gravidanza e sul feto. Inoltre, nel 2-3% delle gravidanze si può verificare un ipotiroidismo quasi sempre di origine autoimmune che deve essere tenuto sotto controllo.
Questa informazione è molto importante. Infatti, già in condizioni del tutto normali il fabbisogno di iodio aumenta in gravidanza passando da 150 mcg a 250 mcg. Per questo motivo bisogna coordinarsi con ginecologo, neonatologo ed endocrinologo per una terapia di integratori e per una dieta apposita.
C’è anche da considerare il fatto che il passaggio delle sostanze contenute in farmaci anti-tiroidei nella placenta possono influenzare la tiroide del bambino che si sta formando nella pancia della mamma. In caso di altri disturbi, come il morbo di Basedow, la gravidanza dovrà essere programmata.
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Consapevoli di questi fattori, è fondamentale rivolgersi al proprio medico curante, fare analisi, seguire terapie e affidarsi agli specialisti.