È in corso una preoccupante crisi del grano all’estero, ma i problemi toccano in maniera estremamente urgente anche il nostro Paese, le conseguenze saranno pesanti.
Crisi del grano: il termine, appartenente il più delle volte alle passate epoche storiche, è tornato attuale adesso, ed anche drammaticamente a giudicare dalla situazione. Perché davvero i raccolti in tutto il mondo hanno subito dei contraccolpi tremendi, a causa dei motivi più disparati.
Tra siccità, incendi ed altre situazioni nefaste ascrivibili a repentini cambiamenti del clima, disastri naturali o dolosi ed ulteriori imprevisti, siamo giunti ad una conclamata crisi del grano. Che ora mette in pericolo anche un campo dell’economia a dir poco fondamentale per l’Italia.
È più nel dettaglio il grano duro a far registrare una penuria importante. Il nostro Paese è il primo esportatore al mondo di pasta, dal momento che è anche il primo produttore. I marchi italiani del settore sono molto conosciuti in tutto il mondo ed anche chi risiede in Italia è abituato ad un massiccio consumo di pasta. Siamo vicini ai 23 chili a testa mangiati in media in un anno.
Crisi del grano, l’Italia pesantemente colpita per la pasta
Allo stesso tempo anche la produzione ed il consumo di pasta in tutto il mondo è salita verso l’alto, a partire dal 2010. Il fatto che l’Italia sia il maggior produttore però è inficiato in qualche modo dal fatto che per i tre quarti importiamo il grano duro necessario dall’estero.
Per questo motivo la crisi del grano nel mondo sta avendo un peso consistente in negativo pure dalle nostre parti. E pure i terreni appositamente destinati alla coltivazione del grano duro all’interno dei confini italiani sono in forte riduzione.
La CAI – Consorzi Agrari d’Italia – parla di una perdita di più di 75mila ettari di terreni coltivabili dal 2016 ad oggi. In questo senso il maggiore esportatore di grano è il Canada, che da solo occupa il 66% del business mondiale.
Quali conseguenze? E fino a quando andrà avanti?
Quali saranno le conseguenze di tutto ciò? Come è facile prevedere, assisteremo ad un aumento dei prezzi. Una cosa che già si è verificata ad esempio con il pane, che in alcune parti soprattutto del Nord Italia ha superato addirittura i 2 euro al chilo.
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Oltre ai già citati problemi di natura ambientale poi vanno aggiunti gli inconvenienti molto pesanti legati alla pandemia, che ha rallentato i commerci sia interni che esterni.
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Ed il prezzo del grano duro in Italia è salito a valori che non si facevano vedere dal 2009, anno in cui era in corso una pesante crisi economica sorta l’anno primo. Di sicuro questa situazione si protrarrà per almeno tutto il 2022.