Vaso di Rubin, la FOTO che svela perché il cervello lavora così

Tra le illusioni ottiche più particolari che ci siano spicca senza dubbio il Vaso di Rubin, che ora è oggetto di studio e che sta svelando novità eclatanti riguardo al funzionamento del nostro cervello.

Vaso di Rubin come funziona questa illusione ottica
Vaso di Rubin come funziona questa illusione ottica Foto dal web

Il vaso di Rubin è un esempio di illusione ottica tra i più diffusi che ci siano. Si tratta di una particolare immagine all’interno della quale sono rappresentate allo stesso tempo due situazioni ben distinte. Sta alle singole capacità dell’individuo nel recepire e nell’elaborare le informazioni raccolte dall’apparato visivo interpretarle.

Nel vaso di Rubin possiamo vedere più nello specifico due volti speculari che sono posti l’uno di fronte all’altro a breve distanza, come se due persone si stiano osservando da vicino. In particolare sono rappresentati dagli spazi in nero dell’immagine sottostante.

E poi c’è il campo bianco che rappresenta lo spazio tra i due individui sopra citati e che per l’appunto prende la forma ideale di un vaso. Il vaso di Rubin, dal nome del suo creatore, lo psicologo danese Edgar Rubin. Tale illusione ottica ha più di cent’anni, essendo stata concepita nel 1915.

Vaso di Rubin, perché è importante questa illusione ottica

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E ciò che racconta sulle dinamiche dei funzionamenti del cervello umano è ancora attuale. Ai giorni d’oggi alcuni studiosi stanno cercando di capire quanto il vaso di Rubin possa risultare utile per comprendere meglio anche alcuni gravi disturbi mentali come la schizofrenia

Degli aspetti di ciò che avviene nella nostra testa quando raccogliamo gli stimoli visivi e li traduciamo in pensieri ci risultano oggi alquanto chiari. Ad esempio ora conosciamo in maniera evidente come funziona la corteccia cerebrale, rispetto ad un secolo fa.

Nell’immagine del Vaso è proprio questa parte del cervello che delinea i bordi. Da qui si passa subito ad un’altra fase, che riguarda l’emergere di una o dell’altra immagine di emergere dallo sfondo, di potere essere tradotta e di potere ottenere un significato. È proprio quest’ultimo passaggio che non si sa da cosa derivi.

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Cosa abbiamo estrapolato finora dalle osservazioni

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Allo scopo di capirlo sono in corso degli studi sui neuroni e che vedono come soggetti di studio alcuni esemplari di scimmie. Per ora le conclusioni tratte vedono i ricercatori maturare la convinzione secondo la quale tali neuroni agiscono in base ad una sorta di dinamica di feedback e che lo facciano in maniera verticale.

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Cosa c’entra la schizofrenia? C’entra perché tale patologia mentale viene ritenuta una stortura a livello neurale. Serviranno ulteriori studi per cercare di ottenere altre risposte.

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