Un nuovo test tedesco ha analizzato 20 marche di salmone affumicato di cui soltanto una è risultata priva di sostanze tossiche e rispettosa dei criteri di sostenibilità.
Öko-Test ha analizzato a campione 20 marche di salmone affumicato (15 d’allevamento e 5 di salmone selvaggio), ai fini di controllarne la qualità e la sostenibilità nel ciclo di produzione. Il problema maggiore riguarda proprio la sostenibilità e la crudeltà con la quale vengono uccisi i pesci, selvaggi e di allevamento. Questo si riflette inevitabilmente sulla loro qualità che cala drasticamente a causa dell’inquinamento marino e del proliferare di infezioni batteriche.
Salmone affumicato: il problema della sostenibilità, cosa mangiamo realmente
Una rivista tedesca, Öko-Test, ha analizzato a campione 20 marchi di salmone affumicato, di cui soltanto uno risulta accettabile. Tutti i prodotti presi in esame contengono metalli pesanti al loro interno, come cadmio, mercurio e piombo. La contaminazione da metalli pesanti è un problema piuttosto frequente che riguarda la pesca intensiva. Inoltre, sia per quanto concerne il salmone d’allevamento, che quello selvaggio, il test ha rinvenuto delle tracce di germi e nematoidi, piccoli vermi innocui per la nostra salute.
Quello d’allevamento presenta in aggiunta sostanze tossiche come antibiotici, residui di medicine e pesticidi. Il problema maggiore rimane tuttavia quello della sostenibilità del ciclo di produzione. Infatti solo 4 fornitori su 20 hanno garantito metodi sostenibili ed ecologici, tracciando la maggior parte delle fasi della catena di approvvigionamento, l’alimentazione e le tecniche di macellazione dei pesci.
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Perché è importante saperne di più sulla sostenibilità della produzione del pesce
L’alimentazione è strettamente connessa a due concetti fondamentali: l’ambiente e la salute. Per questo motivo dovremmo abituarci ad essere maggiormente informati sul cibo che finisce sulle nostre tavole. Ad esempio: quali sono le tecniche di macellazione del salmone affumicato che poi finirà sui nostri piatti?
La rivista tedesca ha analizzato diversi fattori come la mortalità, la densità, l’origine dei salmoni selvaggi e di allevamento. Inoltre ha preso in esame i metodi per proteggere l’ecosistema marino e, di conseguenza, la qualità del pesce che sarà destinato alla vendita. I risultati del test sono tuttavia sconcertanti: solo 4 fornitori su 20 hanno fornito delle informazioni esaustive sul ciclo di produzione dei salmoni di acquacoltura, sulla loro alimentazione e sulle tecniche di macellazione cruelty free.
La densità registrata in alcuni allevamenti è di 12, 25 o 33 chilogrammi di pesce per metro cubo d’acqua, dunque molto elevata. Può succedere che i salmoni muoiano prima di raggiungere il peso adatto alla macellazione. Spesso questa avviene secondo tecniche cruenti: i pesci vengono trasportati vivi e uccisi senza anestesia o sedazione.
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Per quanto riguarda l’alimentazione dei salmoni d’allevamento, spesso il mangime si ricava da altri pesci quando è preferibile che sia di origine vegetale per non inquinare l’ecosistema e frenare i ritmi intensivi della pesca di acquacoltura. Tuttavia, a differenza dei merluzzi, i pescatori non impiegano le reti da traino per catturare i salmoni.
I risultati del test tedesco: qual è la marca di salmone migliore
La buona notizia del test tedesco riguarda la quasi totale assenza di etossichina, una sostanza cancerogena utilizzata nei mangimi. Inoltre non si è registrato nessun caso di salmonella o altre infezioni. L’unico prodotto accettabile dei 20 presi in esame è tedesco: il salmone selvaggio Friedrichs Kodiak. Buoni voti anche per il salmone biologico Gut di Aldi e il Norfish Bio. Discreti, ma non ottimi, il salmone affumicato Nautica di Lidl e il salmone scozzese Norfisk.
Sophia Melfi