Ci sono le castagne e gli ippocastani: quelle buone che amiamo mangiare in autunno e quelle velenose che l’uomo deve cercare di evitare. Come distinguerle.
L’autunno porta con sè le castagne. Molte persone non vedono l’ora di tornare a mangiarle. Le caldarroste sono perfette da gustare in compagnia dopo la cena o il pranzo, magari anche a merenda. Tutti amano le castagne, dai più grandi ai più piccoli. Ma ci sono quelle buone che sono il frutto del castagno e poi c’è anche l’ippocastano, molto simile, ma velenoso e nocivo per l’uomo.
Castagne e ippocastani sono molto simili tra di loro ma provengono da due alberi diversi: il castagno e l’ippocastano. Sono alberi appartenenti a due famiglie del tutto distanti tra loro. Il castagno è della famiglia del faggio, mentre l’ippocastano della famiglia degli alberi del sapone. Ripetiamolo ancora una volta: i frutti del castagno sono commestibili, mentre quelli dell’ippocastano sono velenosi.
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Tuttavia, i frutti di uno o dell’altro albero sono facilmente distinguibili. Quindi, ecco qui di seguito tutti gli elementi per non sbagliare e non incorrere in gravi intossicazioni che possono portare anche alla morte.
Castagne e ippocastani: le differenze
Come potete vedere anche dall’immagine le castagne, quindi, quelle buone, frutto dell’albero di castagno, hanno un guscio più scuro e sono formate da tante morbide spine. Mentre i frutti dell’ippocastano, altamente tossici e pericolosi per l’uomo, hanno un guscio duro, verde e spinoso. Anche la forma del frutto è diversa. Le castagne sono piatte e appuntite, mentre l’ippocastano è può essere sferico o piriforme.
Tenete poi conto che il castagno fiorisce a giugno/luglio e i frutti cadono dall’albero alla fine di settembre, con l’inizio dell’autunno. Non solo queste castagne, o marroni, sono buone, ma sono anche ricche di vitamine utilissimi al nostro organismo. Mangiare castagne in autunno fa molto bene alla nostra salute per la vitamina C e B. Inoltre, si possono preparare davvero in tanti modi.
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L’ippocastano, invece, fiorisce ad aprile e maggio, i suoi frutti maturano a settembre/ottobre. Questi sono tossici e velenosi. Se ingeriti possono provocare vomito e emorragia. Possono portare anche alla morte. Dunque, saper distinguerli è fondamentale.