Il segreto per la felicità? Probabilmente non è quel paio di scarpe in vetrina: anzi, più facile; è la gentilezza: a dimostrarlo uno studio
Passiamo tutta la vita a tormentarci: essere felici, non esserlo, cosa sia la felicità, e cosa invece non lo sia. Non riusciamo a dirci neppure se la felicità sia una questione di obiettività o se dipenda piuttosto da persona a persona. Non a caso, su un tema così pungente, ci sono secoli e secoli di filosofia e letteratura.
E’ una di quelle domande congenite all’uomo, a cui da sempre tentiamo di rispondere. Premesso che difficilmente riusciremo a mettere un punto alla questione che sia per tutti soddisfacente, oggi parleremo di uno studio recentemente condotto che da’, tra le altre, un’interpretazione. L’esperimento sociale è stato condotto dall’ owa State University e i risultati sono stati pubblicati sul Journal Happiness studies: la felicità, udite udite, altro non sarebbe che dieci minuti di gentilezza al giorno.
Il segreto della felicità: i risultati dello studio
Ad un gruppo di studenti universitari è stato chiesto di camminare per dieci minuti all’interno di un edificio, mettendo in pratica delle precise direttive. La prima tra queste consisteva nel pensare all’interconnessione che esiste tra le persone che in questo avrebbero incontrato. Le loro speranze, le loro volontà, tutto ciò che avrebbero condiviso l’uno con l’altro. L’altro ordine impartito rimaneva sullo stesso tono: guardare ogni persona e semplicemente desiderare per lui o lei la felicità e la realizzazione. Così facendo avrebbero trasformato ciascuno di questi studenti in veri e propri untori del benessere e della positività.
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Un terzo ordine, dato ad un gruppo a parte, detto di controllo, prevedeva un confronto sociale verso il basso. Per ciascuna persona chiedersi “In cosa io sono migliore di lui?\ lei?”. I risultati inutile raccontarveli: chi aveva praticato gentilezza e amore, si sentiva maggiormente appagato e felice. Contrariamente, i membri del gruppo di controllo riscontravano sentimenti di frustrazione e rabbia.
La competitività può certamente portare alcuni benefici ma sarà fonte, quasi sempre e quasi in automatico, anche di stress e ansia. Pensiamo alle ben note meccaniche che si instaurano sui social network: tutto è un invidiare l’altro, fare la conta di chi ha più e chi ha meno. Questo, lo sperimentiamo tutti i giorni sulla nostra pelle, non ci rende felici.
Inoltre, praticare gentilezza, ha riscontri benefici su tutti i tipi di personalità anche su coloro che sembrano nascere già competitivi.
Serena Garofalo