La Cop26 continua a riempirsi d’interventi: nelle ultime ore è arrivato quello di Barack Obama, che lancia l’allarme. Ma qualcuno lo contesta duramente.
La Cop26 è sicuramente l’evento dell’anno, su questo non ci sono dubbi. Un summit che dovrebbe decidere le sorti del nostro Pianeta nel futuro prossimo, così recente da intravederlo in maniera netta e chiara. Ma cosa vogliamo fare, veramente, per evitare delle catastrofi a livello mondiale? I governi (non tutti) di alcuni Paesi si sono riuniti per discutere di alcune scelte, o meglio cambiamenti, che dovranno essere messi in atto nel breve termine.
Ma prima di ciò? Si parla, e speriamo non troppo. Perché, più delle parole, servono i fatti. Uno degli ultimi interventi alla Cop26 è stato quello di Barack Obama, l’ex presidente degli Stati Uniti d’America. Quest’ultimo si è concentrato sulla questione delle isole. Quegli stati insulari che, più di tutti, dovranno affrontare una questione molto delicata: l’innalzamento del livello dell’acqua dovuto al riscaldamento globale.
Obama non ci ha pensato su due volte. Appena si sono accesi i microfoni, poco dopo i saluti generali, ha esordito con queste parole: “Le nostre isole sono un campanello d’allarme. Ma non solo questo: ci “donano” un grande segnale, nel suo essere molto catastrofico come segnale stesso. Dobbiamo ripartire guardando a cosa potrà loro succedere, per capire bene come intervenire. Sono davvero dispiaciuto e amareggiato che Cina e Russia non siano intervenute in questo summit. Potrebbe rivelarsi un grosso danno per tutti”.
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L’allarme lanciato da Barack Obama viene contestato duramente
Se a molti sono sembrate delle parole davvero forti, altri ancora hanno preso la palla al balzo per contestare le stesse parole. Soprattutto una ragazza, originaria dell’Uganda: Vanessa Nakate. Il discorso dell’ex presidente è finito tra gli applausi, mentre “dall’altra parte della rete” si preparava il feroce attacco.
Vanessa, nota attivista al pari di Greta Thunberg, attraverso il suo profilo Twitter si è scagliata con tutta la sua ferocia: “Avevo 13 anni nel 2009, e già avevi promesso 100 miliardi di dollari per finanziare la lotta al cambiamento climatico. Tutto questo, sapete cosa significa? La morte di tantissime persone nel continente africano. Gli Stati Uniti d’America hanno tradito il loro impegno”.
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Sono state delle parole davvero dure. Ma anche lo scenario non è stato da meno. Se da una parte c’erano gli applausi, dall’altra parte c’era un potente attacco, che passava per le mani e il pensiero di una giovane donna. Ancora una volta, la Cop26 non mette tutti d’accordo. Anzi, sembra esserci un vero scontro in atto.
Youth activists @FFFMAPA welcome President @BarackObama to #COP26 — calling on USA to help deliver the $100bn in climate financing rich nations promised. “Obama promised $100bn in 2009. In 2009 I was 7, now I’m 19 & nothing has been done!” – Raeesah Noor-Mahomed, South Africa. pic.twitter.com/HWA0rgqigL
— 350 dot org (@350) November 8, 2021