E’ possibile mangiare la pasta, ma non alzare al tempo stesso i livelli di glicemia? Secondo alcuni nutrizionisti sì, scopriamo come.
Difficile non amare la pasta in un territorio saturo di questo alimento. In Italia, la pasta è sacra e anche chi soffre di picchi glicemici dovrebbe poterne consumare durante i pasti. Ma come fare a mangiare la pasta senza alzare la glicemia? Esistono alcuni trucchetti relativi al metodo di cottura e alla scelta della pasta che rivoluzioneranno la vostra cucina. Vediamo quali sono.
Perché privarsi del piacere di un buon piatto di pasta, se tenere a bada i livelli di glicemia è possibile? Secondo alcuni nutrizionisti, gli italiani mangiano pasta circa ogni giorno. Ma la qualità e la tipologia della pasta fanno davvero la differenza nel nostro regime alimentare. Infatti chiunque, non solo chi soffre di picchi glicemici, dovrebbe riguardarsi da una spesa consapevole e dall’acquistare una pasta con determinate caratteristiche. Per non alzare la glicemia, esistono degli accorgimenti che vanno dalla scelta della pasta fino ai condimenti da seguire per salvaguardare la salute. Vediamo quali sono.
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Il primo parametro per orientarsi nella scelta di una buona tipologia di pasta è quello di sceglierla in base al suo colore che deve essere il più vicino possibile a quello della farina da cui è stata prodotta. Per quanto riguarda il metodo di lavorazione, è bene scegliere quella trafilata a bronzo, indicazione che si troverà facilmente sull’etichetta. Inoltre tra gli ingredienti deve comparire solo la semola di grano duro e nient’altro. Il contenuto proteico dovrebbe aggirarsi fra il 12 e il 13%.
Bisogna fare molta attenzione al tipo di uova che vengono utilizzate per produrre la pasta. In etichetta dobbiamo trovare la dicitura: uova di tipo A, in modo da evitare prodotti derivati dall’uovo o ovo prodotti.
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Sicuramente la pasta integrale, dato che il chicco di grano non è raffinato e si mantiene nella sua interezza, così come il germe di grano, la crusca e l’endosperma. La crusca in particolare è ricca di fibre, fondamentali perché tengono a bada il picco glicemico e il colesterolo cattivo.
La quantità assorbita dall’amido determina la digeribilità e l’assimilabilità della pasta. Teoricamente bisognerebbe rispettare i tempi di cottura della confezione, ma per chi soffre di glicemia è meglio abituarsi a mangiarla al dente. Infatti se meno cotta, l’amido risulta meno digeribile ma non influenza assolutamente i picchi glicemici. Al contrario, una cottura eccessiva della pasta rilascia una grande quantità di amido che non è indicato per chi ha problemi glicemici.
Un’attenzione particolare va riservata ai condimenti, tutti a base di olio extravergine d’oliva meglio se a crudo. Inoltre vanno inserite molte verdure, ricche di fibre in grado di tenere a bada la glicemia. Le fibre contribuiscono a dare un maggior senso di sazietà e sono perfette anche per chi vuole tenersi in forma.
Sophia Melfi