Consumo di carne: i bambini non sanno che si tratta di animali. Arriva lo studio

L’elevato consumo di carne è uno dei fattori determinanti della crisi climatica: i bambini, ad esempio, non sanno che si tratta di animali. Lo dice uno studio.

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Una bambina bacia il volto di un cavallo (Getty Images)

La vita, per molti di noi, vuoi per convinzioni, vuoi per mancanza di coraggio nel cambiare, è fatta di alcune tradizioni che spesso non conciliano con il nostro essere più profondo. Ma come detto poc’anzi, anche se percepiamo che esse portano a qualcosa di dannoso per noi e per la nostra salute mentale, non riusciamo a cambiarle. Conoscete anche voi il famoso detto: Se dovessi cambiare, mi si ritorcerebbe il mondo contro? Ecco, si dovrebbe partire da questo detto per capire molte cose.

Per fortuna, però, c’è la ricerca. Lo studio, a contatto con la scienza e l’intelletto dell’essere umano, che cerca di andare a fondo in alcune situazioni. E una di queste, molto scottanti del nostro periodo storico, è il consumo di carne. Oggi, però, non ne parliamo in modo specifico. Entriamo nell’essenza della problematica, tirando in ballo, senza farli danzare troppo, i bambini. In particolare una fascia d’età specifica: quella che va dai 4 ai 7 anni.

Uno sviluppo significativo, ove il bambino o la bambina in questione cominciano ad assorbire dei concetti molto importanti per il proseguo della crescita. Ma molti di loro sanno davvero cosa mangiano quando ingoiano un pezzo di bistecca, un hamburger, una polpetta, un hot dog e così via? Da pochi giorni è spuntato uno studio che mette chiarezza e trasparenza su questa problematica.

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Uno studio che rivoluziona il futuro: le “bugie” ai bambini sul consumo di carne

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Dei ragazzi protestano contro il riscaldamento globale (Getty Images)

Partiamo subito dalla fonte dello studio. Una ricerca pubblicata sul Journal of Environmental Psychology afferma che i bambini tra i 4 e i 7 anni, la fascia d’età ove si inizia a formulare un pensiero proprio, non hanno idea di cosa si cela dietro il trattamento della carne che arriva all’interno dei piatti casalinghi. Un dato che deve far riflettere, e non poco, su che tipo d’informazione diamo ai bambini e che tradizioni cerchiamo di tramandare loro.

I bambini di questa fascia d’età non riescono a mentalizzare un concetto importante: dietro una polpetta o un hamburger c’è un animale morto. Senza fare troppo terrorismo nel lessico, ma è la pura e semplice verità. E se lo sapessero? Cambierebbe qualcosa? A quanto pare sì.

I ricercatori hanno intervistato 176 bambini. Il 30-40%, oltre a fornire una risposta che è già di per sé sinonimo di pensiero in testa, ha dichiarato l’origine vegetale di questi alimenti. Detto in maniera molto più semplice: non hanno l’immagine di un animale morto che si trasforma nella carne in tavola. E non perché vogliono mentire a loro stessi. Non ce l’hanno e basta.

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Questo risultato, a dir poco sorprendente, dovrebbe indurci ad alcune riflessioni. Punto numero uno: non mentire ai propri figli. Molto spesso, i genitori danno una spiegazione molto vaga su cosa c’è in tavola quanto si tratta di carne. E questo non aiuta loro a capire cosa stanno mangiando. La verità, sull’alimentazione, è sinonimo di buona educazione. Punto numero due: i bambini possono non essere influenzati dalla cultura in cui vivono. Lasciare loro la decisione potrebbe presentare degli scenari del tutto diversi da quelli che conosciamo andando così a ridurre il consumo di carne, che rappresenta uno dei principali fattori del riscaldamento globale, con almeno il 14,5% delle emissioni di gas riconducibili e attribuibili all’allevamento del bestiame.

Tutto questo cosa comporta? Delle riflessioni. Niente di più, niente di meno. Delle riflessioni, però, che puntano a far circolare quelle idee, che abbiamo in testa, sedimentate ormai da troppo tempo e mai più messe in circolo. Un’altra sfida, del nostro tempo, sembra aver preso piede. È da vedere come sapremo rispondere a tutto ciò.

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