La scoperta di cibo scaduto anche da anni in vendita in sei supermercati porta la Coop a prendere misure contro i responsabili.
Cibo scaduto in sei supermercati di una azienda affiliata a Coop: la scoperta era avvenuto all’inizio della settimana a Roma e Latina, dopo una inchiesta predisposta da parte della Procura di Tivoli. I NAS hanno scoperto che sugli scaffali erano esposti alimenti di vario tipo, con una data di scadenza superata in alcuni casi anche di anni.
Si tratta di carne di varia tipologia, di latticini, insaccati, pesce di altro genere e molto altro. Inoltre tutto questo cibo scaduto era anche privo della tracciabilità richiesta. Il Nucleo Anti Sofisticazioni dei carabinieri della Capitale ha provveduto a sequestrare sei supermercati.
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In aggiunta ad essi sono stati posti i sigilli anche ad un magazzino dove era stipato il cibo scaduto ed a tre frigoriferi congelatori, oltre che a due celle frigo. I supermercati sono tutti di Unicoop Tirreno, che però è parte lesa in tutta questa vicenda.
L’azienda ha rilasciato un comunicato all’interno del quale si riserva di capire come sia stato possibile giungere a questo punto. Un esponente della ditta ha poi spiegato che gli immobili posti sotto sequestro appartengono ad un privato.
Si tratta di un imprenditore di 63 anni che aveva ottenuto la gestione dei locali e la dicitura “affiliato Unicoop Tirreno” solamente nello scorso mese di aprile. Questo era avvenuto per delle operazioni di sanificazione dei locali.
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Ma la stessa Unicoop Tirreno precisa anche come il magazzino non appartenga a lei quanto all’imprenditore, che in questa vicenda è l’unico imputato. L’uomo deve rispondere dei reati di frode in commercio di sostanze alimentari nocive e in cattivo stato di conservazione.
L’accaduto ha spiazzato la stessa Unicoop Tirreno. E Coop, che è chiamata in causa a sua volta come parte lesa in quanto controlla la suddetta Unicoop Tirreno, potrebbe ora ottenere la rescissione unilaterale dell’accordo con l’indagato.
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Si è anche scoperto come il rifornimento di merci non avveniva presso la Coop di Anagni come da contratto quanto piuttosto per mezzo di terze parti. Per alcuni però questo allargare le maglie della gestione ha facilitato l’illecito e reso meno rigidi i controlli.