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Conseguenze del cambiamento climatico: Miami dice addio alle sue palme

Pubblicato da
Redazione Inran

Il piano municipale 2021 prevede che Miami perda le sue palme. Ma non è l’unica maniera in cui sta affrontando le conseguenze del cambiamento climatico.

(Foto: Pexels)

Non è passato molto tempo da quando Ida ha sferzato la costa Est degli Stati Uniti. I danni per ora non si contano ma sono numerosi. La perturbazione di forza 4, declassata poi a 2, ha destato molte preoccupazioni in tutti gli Stati Uniti, dopo che dalla Lousiana è passata allo stato di New York, attraversando anche Connecticut, Maryland, Pennsylvania, Virginia e New Jersey, provocando 50 morti in totale. Alle conseguenze del cambiamento climatico, ci sta pensando, ormai da tempo, anche Miami. La città più grande della Florida è a rischio sprofondamento.

Miami e la “gentrificazione climatica”

(Foto: Pexels)

La grande opera di rafforzamento degli argini messa in atto a New Orleans, nel dopo Katrina, non è stata efficace come invece si prospetta essere la soluzione che sta proponendo la Florida.

Il Sunshine State non è nuovo alle violente perturbazioni. Nel 1992 venne aggredito dall’uragano Andrew, nel 2017 da Irma e nel 2019 dall’impune Dorian.

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Per questo, gli Army Corps stanno mettendo appunto una soluzione dal valore di 6 milioni dollari, che, però, non sarà per tutti e non sarà definitiva.

Miami, in particolare, si sta ritirando a ritmo incessante. Gli esperti parlano della possibilità dell’Oceano Atlantico di innalzarsi fino a 30 centimetri entro il 2040. E questo per via dell’erosione delle coste, causato dal fatto che è stata costruita a ridosso della costa.

Per questa ragione, molti abitanti di Miami e Miami Beach stanno già abbandonando i lussuosi grattaceli e le ville a bordo spiaggia. Ma andando ad occupare i posti che nell’entroterra erano dei meno abbienti, si sta verificando un nuovo fenomeno, chiamato “gentrificazione climatica”.

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Contro le conseguenze del cambiamento climatico

(Foto: Pexels)

Ecco perché una struttura a nido d’ape sottocosta potrebbe essere la loro salvezza. Sempre che si sia in grado di invertire gli effetti del riscaldamento globale, abbassando, così, il potere distruttivo degli uragani.

Avrà l’obiettivo di frenare l’eccesso d’acqua ed evitare che le onde invadano l’entroterra, tramite materiali ecosostenibili. Al di sopra: la vegetazione, che verrà impiantata per imitare la funzione una volta detenuta dalle mangrovie.

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Il progetto, che ora è in fase di test in due diversi punti della città, è stato messo appunto dal Laboratory for Integrative Knowledge dell’Università di Miami. Gli scienziati vi abbineranno anche un supporto per la barriera corallina del Parco Nazionale di Biscayne.

E chissà che questo sistema possa un giorno venire esportato, per aiutare stati come New York e la Lousiana e Paesi come Gambia, Canada, Messico e Cina.

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La Ica

Redazione Inran