Settimana di 4 giorni? Si può. Anche in Italia. Vediamo perché questo esperimento sta facendo furore e cosa significa significa lavorare per 4 giorni.
In Islanda si può lavorare per 4 giorni. Ma anche in Spagna, Nuova Zelanda, Giappone. E ora Italia. L’esperimento è stato effettuato su più di 2.000 dipendenti presenti sull’isola, con il risultato che lavorare meno, ma con la stessa paga fa bene. Eccome. Sì perché il cosiddetto part-time verticale esisteva già e da molto. Ma l’esperimento islandese è diverso. E dimostra come incentivando i dipendenti e trattandoli, quindi, come risorse, anche il lavoro ne giova. Forse non c’era bisogno di una ricerca per saperlo, ma noi di Inran abbiamo voluto approfondire, mostrandovi tutti i vantaggi della settimana lavorativa di 4 giorni.
Lavorare solo 4 giorni può sembrare assurdo o un miracolo. Eppure, il bello di questo esperimento, lanciato in Islanda e altre parti del mondo, è la non diminuzione della paga. Non è un part-time verticale, dunque, né un privilegio riservato a pochi. È una regola. E tra qualche anno potrebbe venire introdotta anche in Italia.
Per molti la pandemia ha comportato l’inizio del lavoro da remoto, che negli USA esisteva già da molto tempo, anche se limitato più che altro a donne con famiglia e consulenti. Anche qui. Ma in Islanda si sono spinti oltre perché hanno provato a vedere che cose succede se si accorcia la settimana. Lasciando, però, invariata la paga.
Si tratta di uno studio effettuato nel corso di ben 5 anni. Quando scuole, uffici pubblici, ospedali e servizi sociali hanno visto la loro ore passare dalle canoniche 40 a 35/36. Risultato? Lavoratori meno stressati e meno sull’orlo di una crisi di nervi. Non a caso è stato definito: “un successo travolgente.”
La settimana islandese è dunque un full-time spalmato su 4 giorni, più che un part-time verticale. Eppure ha reso i dipendenti contenti perché consente un maggior equilibrio casa-lavoro. Ecco perché ha iniziato a prendere piede in Giappone.
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Era il 2019 e l’azienda era la Microsoft, che a Tokyo ha concesso ai dipendenti un giorno di riposo in più per un intero mese. E le buone notizie non si sono fatte attendere nemmeno lì: il colosso informatico ottenne, infatti, quasi il 40% in più di produttività, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
In Nuova Zelanda, la settimana corta è appena stata introdotta, così come in Spagna, dove sono stati messi appunto dei finanziamenti pubblici.
E in Italia? La settimana lavorativa di 4 giorni è per ora solo un esperimento messo appunto da Carter & Benson con sede a Milano. Concetto sviluppato anche in Awin Italia, che ha integrato il lavoro da remoto ad una settimana lavorativa di 4 giorni e mezzo. E anche qui c’è la scelta su quando e come allungare il weekend.
L’esperimento non è privo di oneri, ma, come dicono i responsabili, i vantaggi stanno tutti nel benessere psicofisico dei dipendenti, che ricade a cascata sul resto dell’organizzazione, clienti inclusi.
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Il segreto? Le ore non effettuate non vengono incassate come straordinario né decurtano la paga. Perché lasciando il tempo di “ricaricare le batterie”, aumenta la concentrazione e il contributo offerto.
Basta organizzarsi rendendo i processi più smart. Ovvero ottimizzando le modalità e le tempistiche. Ad esempio, riducendo i viaggi in ufficio ai soli momenti necessari. E se i dipendenti sono più felici, la produttività aumenta, di ben l’8%. E la soddisfazione del 9%.
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La Ica