In inglese si chiama “trash fish” mentre noi lo conosciamo come pesce ributtato in mare: l’invenduto. Scopriamo perché è soprattutto perché è un errore.
Ci sono pesci che sono più popolari di altri e proprio per questo stanno scomparendo dai nostri mari. Merluzzo, salmone, tilapia, tonno sono solo alcuni di questi, e ogni area geografica ha i suoi. Negli Stati Uniti, ad esempio, si consumano molte poche acciughe, un pesce azzurro, ricchissimo di Omega 3; in Italia, invece, è il nasello a essere scartato. Il pesce ributtato in mare ammonta, globalmente, a ben 10 milioni di tonnellate l’anno! A dispetto del mondo del commercio, che lo considera spazzatura, il trash fish è altrettanto nutriente se non più nutriente di esemplari noti, ed è anche uno dei fattori per cui la pesca sostenibile non può più essere un’opzione.
Il pesce di scarto fa bene, e non solo all’ecosistema
Negli anni si è parlato molto di specie ittiche minacciate, e il risultato è stato che il pesce scartato fa bene all’ecosistema. Ma i pesci sconosciuti sono tantissimi e fanno anche bene. Come l’aguglia, la costardella, il carpione e il latterino. Pesci poveri o semplicemente poco apprezzati dai più e proprio per questo, sostenibili.
Il primo, noto anche come belone belone, ha attratto l’attenzione dei nutrizionisti, perché è ricco di moltissime vitamine e minerali.
Oltre ai classici potassio, fosforo e gli acidi grassi polinsaturi di molti pesci, l’aguglia contiene, infatti: vitamina C, zinco, manganese, vitamina E e persino vitamina B12. È ideale con il sugo e come antipasto, e i pescatori sportivi di Toscana e Lazio lo sanno. Il carpione, invece, è noto soprattutto in Lombardia, dove viene usato come il salmone.
Tra i pesci di scarto si trovano, però, anche molluschi e crostacei, come il fasolaro e le lumache di mare. I primi venivano aggiunti agli spaghetti a vongole mentre i secondi vanno cucinati come le escargot.
Altre specie sono così poco conosciute che non hanno un nome commerciale, solo scientifico, come l’archosargus probatocephalus Walbaum, che in inglese è lo sheepshead. Della stessa famiglia del dentice, si trova anche nel Mediterraneo.
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Specie dimenticate: il punto sul pesce ributtato in mare
Svariate ricerche hanno ormai constatato come ben il 10% del pesce pescato venga ributtato in mare, e che ciò non aiuti le riserve di pescato, che si stanno ormai depauperando. Perché? Per abitudine. Molti pesci sono sconosciuti o poco apprezzati, altri non sono in stagione o troppo piccoli.
Eppure si è scoperto che ono spesso più buoni e nutrienti di quelli conosciuti, che se solo potessero prendere un sospiro di sollievo, tornerebbero a popolare i nostri mari, già soffocati dalla spazzatura. E non è tutto. Essendo poco noti, sono anche più economici.
Il tonno è infatti ormai scomparso dal Mar Mediterraneo; quello che arriva sulle nostre tavole è giapponese. La stessa fine la stanno facendo anche il salmone, il riccio di mare e il merluzzo dell’Atlantico.
Esemplari che potrebbero essere sostituiti da pesci spazzatura come: molo, eglefino, mostella, pesce balestra, pesce scorpione, pesce capone e pesce burro. Si tratta di carni morbide e succose, che possono essere cucinate alla griglia, al forno, marinate o fritte.
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La Ica