Dopo varie segnalazioni di ossido di etilene all’interno degli alimenti è chiaro che l’Europa non abbia la situazione sotto controllo. Ecco cosa sta succedendo nell’Unione.
Negli ultimi tempi sono state molte le notizie di prodotti ritirati dal mercato a causa della presenza di ossido di etilene. Cosa sta succedendo in Europa? E perché la situazione non è buona? Un’organizzazione francese ha indagato la problematica che riguarda l’Unione ma anche l’Italia. Vediamo quali sono i rischi per l’uomo legati a questa sostanza pericolosa vietata dalle nazioni e qual è l’entità del problema dell’Europa riguardo la presenza di ossido di etilene negli alimenti.
L’ossido di etilene è un composto chimico che viene utilizzato a sua volta per creare altri composti. Solitamente la sostanza viene utilizzata per disinfettare e per prevenire la formazione di parassiti e muffe.
Tempo fa l’ossido di etilene era utilizzato anche in campo alimentare per svolgere azioni come la decontaminazione dei silos usati per conservare il cibo. Oggi però l’uso in Europa della sostanza è vietato in quanto è risultata essere estremamente tossica.
Assunto in dosi alte e per un periodo di tempo continuato l’ossido di etilene è cancerogeno. In piccole dosi e assunte in modo sporadico invece, la sostanza non crea gravi danni all’organismo.
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Nello scorso mese di giugno su venti prodotti alimentari ritirati dal mercato in otto era presente ossido di etilene. La sostanza sembra essere presente un po’ dappertutto: dai semi di sesamo ritirati dalla guardia di finanza agli integratori alimentari a base di curcuma della Coop.
I primi prodotti segnalati dal ministero della Salute contenenti ossido di etilene in quantità superiori ai limiti consentiti dalla legge risalgono già a settembre del 2020. Le numerose allerte alimentari sono dovute all’utilizzo illegale della sostanza per trattare i prodotti o all’impiego di materie prime provenienti da paesi in cui il composto è ancora legale come l’India.
Foodwatch è un’organizzazione francese e si è occupata di denunciare il problema. Mentre alcuni paesi europei come l’Italia hanno ritirato dagli scaffali i prodotti compromessi come precauzione altri hanno continuato a venderli agli acquirenti.
L’organizzazione ha consultato alcuni documenti in cui emerge che la Commissione Europea ha chiesto agli stati dell’Unione di non richiamare gli alimenti nel caso in cui la sostanza sia presente a livelli non rilevabili, ovvero 0,02 mg/kg.
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Foodwatch ha denunciato questa cosa come inaccettabile in quanto i due prodotti che al momento risultano più contaminati sono la farina di carrube e la gomma di guar: entrambi ingredienti del latte per l’infanzia. In una lettera l’organizzazione lamenta alla Commissione la chiara violazione delle norme europee sulla sicurezza alimentare.
Elena O.