Perché ti senti sempre osservato senza una ragione? Le motivazioni psicologiche di questa sensazione comune a molte persone.
Perché ti senti sempre osservato anche se nessuno ti sta effettivamente guardando? Perché il nostro cervello capta molti più segnali esterni di ciò che pensiamo e uno di questi è proprio lo sguardo altrui, dall’importante messaggio sociale. Sentirsi osservati è una sensazione abbastanza comune che capita quando ci si trova in luoghi molto affollati. Vediamo le motivazioni psicologiche dietro a questa percezione.
Sentirsi osservati, anche senza una ragione in particolare, capita a tutti. Su un treno, ad un evento o a ristorante, si può avvertire la sensazione che qualcuno ci stia guardando. Questo perché il nostro cervello ha capacità più ampie dei nostri occhi. Esso è in grado di captare molti più segnali di quelli che crediamo di aver visto ed elaborato attraverso la nostra vista.
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Un recente studio pubblicato su BBC Future analizza le percezioni e le elaborazioni visive del cervello. Ciò che noi vediamo si trasmette, come informazione, alla corteccia visiva situata nella parte posteriore del cervello. Infine questa verrà elaborata e avvertita. In realtà, tale informazione visiva non arriva ad una sola area del cervello, ma almeno a dieci di esse dalla funzione specifica.
Uno studio del 2013 su un paziente dell’Ospedale Universitario di Ginevra ha analizzato un caso di assenza di corteccia visiva primaria. L’uomo era affetto da cecità corticale e non era quindi in grado di vedere, anche se gli occhi funzionavano correttamente. Nonostante la sua corteccia visiva primaria non funzionasse, il paziente risultava sensibile ad alcuni stimoli visivi come le sensazioni di movimento o lo spostamento di puntini luminosi. Nel corso dello studio, al paziente sono state mostrate delle immagini di persone che guardavano dritto verso di lui o che spostavano lo sguardo altrove.
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Da un’analisi più approfondita, tramite risonanza magnetica, è emerso che l’amigdala del paziente (un’area del cervello che riconosce paura, emozioni e volti) si attivava ogni qualvolta che al paziente venivano mostrate immagini di persone che lo fissavano. La ricerca svizzera sembra suggerire che certe funzioni visive siano in qualche modo innate. Infatti già a quattro mesi di vita siamo in grado di riconoscere un volto che ci sta guardando da un volto che rivolge il suo sguardo altrove. Poiché il contatto visivo è fondamentale per le interazioni sociali, il cervello potrebbe aver sviluppato in maniera autonoma questo meccanismo percettivo ultra sensibile.
Sophia Melfi