In che modo svegliarsi di notte potrebbe indicare l’origine di un malessere? Ecco alcune teorie.
Alcune teorie sostengono che svegliarsi di notte denoti un malessere. I risvegli notturni ci accompagnano, più o meno frequentemente, in determinate fasi della nostra vita. Quando si presentano, non bisogna ignorarli poiché denotano un chiaro segnale di malessere. Potrebbe trattarsi semplicemente di uno stato temporaneo di ansia e agitazione o, nei casi più gravi, di una patologia.
Secondo la medicina tradizionale cinese, il sonno rappresenta un momento di quiete (lo Yin), contrapposto all’azione e all’attività diurna (lo Yang). Dormire consiste in un completo stato di inattività fisica e psichica, in cui la nostra energia è protesa verso le profondità del nostro corpo. Il rivolgersi verso l’interiorità comporta una rielaborazione degli stimoli acquisiti durante la giornata e una fase di ricarica energetica. Qualora non si dormisse correttamente, in termini qualitativi e quantitativi, questa ricarica verrebbe a mancare.
Come sostenuto da queste teorie, la nostra energia vitale attraversa il corpo passando per 12 organi interni, con un ciclo di due ore nell’arco della giornata (24 ore). Il momento esatto in cui ci si sveglia denoterebbe quindi un preciso malessere fisico.
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Circa il 45% delle persone soffrono d’insonnia in occidente. Con questo termine si intende l’incapacità di dormire correttamente, sia in termini di qualità che di quantità. Essa si presenta in due versioni: nell’impossibilità di prendere sonno e nei risvegli notturni frequenti. L’insonnia può, talvolta, essere sintomo di stress, tensione e comportare disturbi comportamentali e alimentari.
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Secondo la medicina occidentale, risvegli notturni possono essere causati da disturbi o patologie più o meno gravi.
I neurologi suggeriscono di intervenire tempestivamente alla presenza di disturbi del sonno.
Sophia Melfi