La ricrescita è sempre un fastidio per la donna. Si può fare la tintura in gravidanza o sarebbe meglio evitarla? Il parere medico ed i possibili rischi.
Si sa, in gravidanza gli estrogeni rinvigoriscono la pelle, distendono il viso della futura mamma e rendono anche più lisci e setosi i capelli. Nulla, purtroppo, possono fare contro la ricrescita noiosa dei capelli bianchi. Si può fare la tintura in gravidanza o sarebbe meglio evitarla? Meglio avere un parere medico.
Tintura in gravidanza
La gravidanza è un periodo particolare per la donna: il suo corpo si trasforma e gli sbalzi ormonali si fanno sentire.
È, perciò, psicologicamente importante sentirsi bella il più possibile: un filo di trucco agli occhi od un po’ di correttore per le occhiaie già basta.
Sebbene la vera bellezza sia quella al naturale, il neo fastidioso resta la ricrescita ai capelli: si può fare la tinta oppure no?
A sentire la nonna e le amiche aumenta solo la confusione. Conviene sempre chiedere un parere ad un esperto e rassicurarsi.
In sostanza è noto che i primi mesi di una gravidanza siano i più delicati: sono settimane in cui l’embrione sviluppa organi vitali ed arriva anche a succhiarsi il pollice trasformandosi in feto.
Siccome tutto ciò che assorbe l’organismo della mamma viene assorbito anche dal feto, eventuali composti tossici attraverserebbero anche la placenta.
Perché il capello si colori occorre un processo chimico: una sostanza alcalina contenuta nella tinta fa strada a quella schiarente perché scolorisca la melanina del capello, così che poi i pigmenti possano colorarla.
Va da sé che la cute assorba tutto: in gravidanza è ancora più sensibile e potrebbe anche alterarsi manifestando un’allergia.
In commercio si trovano tanti prodotti, ma resta sempre il dubbio se si possano usare in stato interessante oppure no; meglio chiedere al proprio medico.
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Il parere del medico
Non tutti i medici concordano sulla scelta di utilizzare una tinta per capelli in gravidanza. bisogna capire il perché.
La dottoressa Gabriela Cecchetti, specialista in ostetricia e ginecologia, afferma:
“Io sono del parere che se non è indispensabile, la tinta, in gravidanza, vada evitata: si tratta infatti di una zona di assorbimento elevatissima e, di conseguenza, tutte le sostanze che andiamo a posizionare sulla testa, arrivano al feto”.
Secondo altri, invece, la quantità delle sostanze nella tinta e la frequenza minima con cui si tingerebbero i capelli in 9 mesi sarebbe talmente minima da non avere effetti tossici sul feto.
Ad ogni modo, tutti concordano nell’affermare che è meglio, eventualmente, usare una tinta per capelli soltanto dopo il terzo mese di gravidanza.
Inoltre, bisogna scegliere prodotti che non contengano:
- Ammoniaca;
- Parafenilendiamina (PFD);
- Resorcina.
Queste sono sostanze che attraversano la placenta e potrebbero comportare malformazioni al feto: dal parrucchiere bisogna sempre specificare di essere in gravidanza.
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Consigli utili
Volendo eseguire la tinta a casa è sempre opportuno mettersi i guanti e farla in un ambiente areato, così da respirare il meno possibile le sostanze.
Per ovviare al fastidio della ricrescita è bene scegliere prodotti a base di pigmenti naturali: la colorazione resisterà di meno ma sarà più sicuro per il feto.
A volte non è necessario rifarsi sempre la tinta, basterebbe colorare solo la ricrescita: in commercio troviamo un mascara apposito oppure l’henné.
Questa, infatti è una sostanza colorata ricavata dalla pianta di Lawsonia Inermis che non recherebbe nessun danno al feto.
Un’altra opzione utile sarebbe quella di scegliere i colpi di sole: le sostanze utilizzate non aderiscono al cuoio capelluto e dunque non ne vengono assorbite.
Solo dopo il settimo mese di gravidanza, eventualmente, si potrebbe usare una tinta per capelli con ammoniaca.
Tuttavia, anche se non dovrebbe danneggiare il feto, bisogna sempre far attenzione a non respirare i fumi dell’ammoniaca: potrebbe anche causare svenimenti.
Mai affidarsi al fai da te od ai pareri di amiche e parenti: se volessimo toglierci qualsiasi dubbio basterebbe chiedere al ginecologo.
Stefano A.