A breve torna l’ora legale. Ecco quando dobbiamo aggiornare le lancette e perché l’Italia ha detto no alla proposta europea
A breve torna l’ora legale e le nostre giornate diventeranno ancora più lunghe. Avremo a disposizione più ore di luce, più tempo per fare le cose e anche meno consumo di corrente, in casa come in ufficio.
Molti avranno sicuramente sentito parlare della possibilità data dall’Unione Europea di far scegliere gli stati membri di tenere in vigore l’ora legale durante tutto l’anno anche proprio per abbattere i consumi. L’Italia ha detto no ed è rimasta sulla tradizione continuando a mantenere l’antico e ormai consolidato sistema di alternanza tra ora legale e solare con l’entrata in vigore rispettivamente a marzo e ottobre di ogni anno.
Ecco che così nella notte tra sabato 27 e domenica 28 marzo dovremmo ricordarci di cambiare le lancette dell’orologio. Durante la notte dovremmo mandare in avanti di un’ora le lancette dell’orologio, dormendo un’ora in meno fino a che il fisico non si abituerà. Guadagneremo però, come anticipato, un’ora di luce rispetto agli scorsi mesi.
LEGGI ANCHE –> Scegli una pizza e ti dirò chi sei? I tuoi gusti parlano di te
L’ora legale, ecco perché l’Italia non ha cambiato
Ma cerchiamo di capire perché l’Italia non ha voluto accettare la sfida del cambiamento proposta dall’Unione Europea rimanendo al vecchio sistema. Secondo il nostro Governo inserire solo l’ora legale durante tutto l’anno non avrebbe giovato al Paese per diversi motivi spiegati per filo e per segno nella comunicazione ufficiale.
LEGGI ANCHE –> Fai porzioni troppo abbondanti? Te lo dicono le tue mani
Il no è arrivato dal primo governo Conte e non è stato aggiornato dal secondo, motivo che sottolinea come quelle considerazioni fossero ancora condivise. I motivi sono sostanzialmente tre:
- Non ci sono prove scientifiche che due piccole cambiamenti di fuso orari portano a danneggiare l’equilibrio psico-fisico dei cittadini;
- Questione di risparmio per sei mesi all’anno che porta a 100 milioni di euro in meno sulle spese energetiche di tutto il Paese;
- Rischio di scatenare un caos di fuso orario tra Paesi senza che il mercato interno possa funzionare in modo corretto.