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Dieta chetogenica: tutto quello che c’è da sapere per restare in forma

Pubblicato da
Redazione

Drastico taglio ai carboidrati, porzioni più sostanziose, processo metabolico affidato ai corpi chetonici: la dieta chetogenica continua a far parlare di sé. Ma, come tutti i regimi alimentari non bilanciati (in cui, ovvero, l’equilibrio tra elementi nutrizionali è compromesso), questa dieta necessita di un costante monitoraggio da parte di personale medico specializzato. Questo genere di alimentazione, infatti, è consigliata in casi particolari e non può essere autoimposta: il rischio di mettere in pericolo la propria salute è molto alto. Tra il rischio di riprendere in breve tempo i chili faticosamente persi, disagi psicofisici e alterazione dei valori del colesterolo HDL, le controindicazioni di questo regime alimentare sono serie e numerose. In questo articolo cercheremo di spiegarvi, in modo sintetico e chiaro, perché e come prestarvi la giusta attenzione.

Se avete seguito il nostro consiglio, e vi siete rivolti a un medico specialista prima di intraprendere una dieta chetogenica, saprete che quest’ultima è ritenuta praticabile principalmente in due casi:

  1. quando il paziente è in una situazione di forte obesità, ma allo stesso tempo non presenta complicanze, in particolare a reni e fegato (che nella dieta chetogenica subiscono un notevole stress);
  2. nel trattamento di un tipo particolare di epilessia, resistente ai farmaci e particolarmente diffusa tra i bambini.

Noi ci limiteremo ad illustrare alcuni degli aspetti più comuni e sintomatici del primo caso, senza pretesa di esaustività, ma con l’intento di fornire alcune informazioni introduttive a uno dei regimi alimentari più seguiti per perdere peso velocemente.

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In genere, le diete chetogeniche si basano su alcuni semplici precetti, che però devono essere seguiti con il massimo scrupolo.

  • Drastica riduzione dei carboidrati: sebbene sia impossibile eliminare del tutto i carboidrati dai pasti, chi segue una dieta chetogenica dovrebbe ridurli il più possibile, eliminando dalla lista della spesa tutti gli alimenti che ne contengono dosi elevate. Laddove ci sia da fare una scelta, si privilegiano prodotti alimentari costituiti in prevalenza da zuccheri semplici, piuttosto che da zuccheri complessi. Il nucleo della dieta chetogenica è proprio questo: sovvertire l’usuale (e naturale) ordine dei meccanismi di nutrizione, basati sullo sfruttamento dei carboidrati come “carburante” primario. Quando all’organismo manca questo tipo di nutriente, esso è costretto a ricorrere ad altri tipi di riserve di energia: ecco che quindi inizia a smaltire l’accumulo di grasso in eccesso.
    Ma c’è un ulteriore e importante effetto della diminuzione di carboidrati in circolo nell’organismo: essi sono infatti ritenuti tra i principali responsabili della produzione di insulina, un ormone spesso collegato all’aumento di peso.
  • Incremento di grassi e proteine. Per bilanciare la riduzione dei carboidrati e acquisire la dose calorica necessaria al corretto svolgimento delle funzioni dell’organismo, le diete chetogeniche incrementano l’introito calorico di grassi e proteine. Ma se l’aumento proteico avviene in percentuale (ovvero, si dovrebbero mantenere costanti le porzioni), quello dei lipidi è invece in termini assoluti, privilegiando quindi gli alimenti ad alto contenuto di grassi. Più facile a dirsi che a farsi: e infatti molte diete chetogeniche prevedono un aumento almeno pari di grassi e proteine, per compensare il deficit glucidico e ridurre il senso di appetito. Anche con questa “correzione”, difficilmente si otterrà un apporto calorico pari a quello del fabbisogno quotidiano raccomandato: molto spesso questo regime alimentare trae vantaggio, quindi, anche da un apporto calorico più basso rispetto a quello consigliato (come fa, di norma, la maggior parte delle diete bilanciate).
  • Produzione di corpi chetonici. Da queste premesse si ricavano due conseguenze: il normale meccanismo di produzione di energia, basato sui carboidrati e quindi sul glucosio, non è sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero. Lo sfruttamento dei grassi, se da un lato contribuisce a snellire, dall’altro innesca la produzione di molecole dette chetoni, che nei regimi alimentari normali sono facilmente smaltite da fegato e reni, ma che ad alti livelli – come appunto nelle diete chetogeniche – possono risultare tossiche e affaticare la filtrazione renale.


Queste semplici osservazioni rendono evidente come sia impossibile, per alcuni soggetti, seguire una dieta chetogenica senza gravi ripercussioni sulla propria salute. Si tratta in particolare di:

    1. coloro che sono affetti da diabete mellito di tipo 1: per loro, infatti, una carenza di insulina potrebbe essere fatale;
    2. coloro che soffrono di insufficienza renale e/o epatica o di patologie che compromettono il corretto funzionamento dei reni e del fegato: lo sforzo supplementare che comporta lo smaltimento delle molecole chetoniche, infatti, potrebbe compromettere definitivamente l’attività di questi organi;
    3. donne incinte o in allattamento, perché un regime alimentare sbilanciato potrebbe comportare la mancanza di elementi nutritivi fondamentali in una fase così delicata;
    4. chi soffre di disturbi psichici e comportamentali, in particolare se legati all’alimentazione.

In conclusione, le diete chetogeniche – quando affrontate senza superficialità e sotto la supervisione di un medico – possono portare innegabili vantaggi nella perdita di peso e in particolare della massa grassa, anche in poco tempo. D’altra parte però, bisogna aspettarsi importanti controindicazioni, che possono risultare più o meno evidenti in base alla risposta di ciascun organismo: si va da episodi come nausea e vertigini, mal di testa e stanchezza, sudorazione abbondante e alito sgradevole, a implicazioni più severe come un innalzamento del colesterolo nel sangue, pressione bassa e carenza di importanti elementi nutritivi (vitamine e minerali).

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