La gastroscopia tradizionale prevede l’introduzione di un apparecchio sottile e flessibile, il gastroscopio, nella bocca. Il diametro di solito è inferiore al centimetro e in cima è ha una videocamera con una forte luminosità. Lo strumento viene inserito nell’esofago, quindi passa nello stomaco e arriva sino alla prima parte del duodeno, cioè nell’intestino tenue.
L’interno del tratto digestivo viene visionato su un apposito monitor, cosicché si possano osservare bene queste zone e a volte effettuare un trattamento. Si parla in questo caso di gastroscopia operativa. Si utilizza per curare ulcere, infiammazioni o tumori. Grazie a questo strumento si può prelevare anche del tessuto (biopsia) per fare ulteriori esami. Il campione può essere osservato al microscopio o mandato in laboratorio per diversi esami.
La gastroscopia per via trans-nasale l’apparato digerente superiore viene indagato con un endoscopio, uno strumento molto più sottile, circa di 4 mm di diametro, che viene introdotto attraverso il naso. Questo è un esame che permette di evitare i problemi che sono presenti nell’esame tradizionale, come il senso di soffocamento, i conati di vomito ed il senso di costrizione. Il paziente in questo caso riesce a parlare e a deglutire liberamente. L’affidabilità diagnostica è la medesima e la tecnica è molto meno invasiva. Solo nel 5% dei casi, per una conformazione nasale particolare, si potrebbe avvertire fastidio.
La gastroscopia viene fatta di solito quando c’è il sospetto della presenza di una patologia all’altezza dell’esofago, dello stomaco oppure del duodeno. Nello specifico si esegue questo esame:
- se si manifestano emorragie dalla bocca (ematemesi), nelle feci (melena),
- se vi sono anemie,
- se sono presenti dolore e/o bruciore retro sternale, accompagnati anche da rigurgito e da mancanza di appetito,
- se il paziente avverte nausea, vomita spesso, ha difficoltà di deglutizione (disfagia);
- se si verifica dimagrimento anomalo
- Se si sospettano certi tipi di lesioni e patologie riscontrabili come per esempio l’esofagite, la patologia dell’esofago di Barrett, complicanze da ricondurre alla cirrosi epatica e alla ipertensione portale, neoplasie all’esofago o gastriche, gastrite, ulcera gastrica o duodenale.
- In alcuni casi si può fare la gastroscopia per monitorare come si è evoluta una malattia diagnosticata, per vedere se la terapia è stata efficace.
- L’esame può essere fatto a scopo di esecuzione di trattamenti che si possono fare per via endoscopica: come la distensione di stenosi esofagee, la rimozione di polipi o di altri corpi ingeriti per accidente, l’arresto di emorragie interne, per iniettare farmaci o collocare presidi terapeutici.
- La gastroscopia può essere anche fatta per fare biopsie, cioè per prelevare campioni alla ricerca di infezioni da Helicobacter pylori,
- per verificare le funzionalità dell’intestino e per diagnosticare tessuti dall’aspetto anomalo, nei casi di celiachia per esempio o di lesioni pre-tumorali oppure tumorali.
- Come screening dopo i 40-45 anni per verificare se vi sono malattie che di solito si sviluppano con l’età.
Preparazione all’esame
Quando si fissa la data della gastroscopia è necessario nei giorni precedenti seguire delle regole ferree su più fronti. In particolare:
- alimentazione: L’assenza di alimenti nell’apparato digerente (nel tratto superiore) garantisce una visualizzazione migliore, quindi è necessario il digiuno. Almeno 6-8 ore prima dell’esame è necessario non assumere alimenti, siano essi cibi oppure bevande. L’ultimo pasto precedente alla gastroscopia dovrà in tutti i casi essere leggero, in modo che sia ben digeribile. Se l’esame viene fatto nel pomeriggio si può fare una colazione leggera, con del thé (anche zuccherato), delle fette biscottate o grissini, entro le 7 del mattino ed evitando assolutamente caffè e latte.
- abitudini: alcune abitudini devono venir meno, come il fumo. Prima dell’esame non bisogna fumare. Anche eventuali farmaci assunti di norma vanno sospesi. Se sono in corso terapie può essere necessario abbassare il dosaggio già da prima, quindi bisogna comunicarlo al medico, soprattutto se si tratta di anticoagulanti (come il coumadin, il sintrom), antiaggreganti piastrinici (ticlopidina, aspirinetta) o antinfiammatori e antidolorifici in genere. Prima dell’esame non bisogna assumere antiacidi e nemmeno carbone vegetale.
Prima dell’esame, il paziente deve essere informato di come avviene l’esecuzione della gastroscopia e i rischi che questa indagine può comportare. Per l’esame va richiesto il consenso. Durante il colloquio, il paziente deve ricordare di informare il medico o chi si occupa dell’esame di allergie, reazioni a farmaci, terapie in corso, malattie pregresse e anche di altri esami endoscopici effettuati. La donna fertile deve anche avvisare in caso di sospetta gravidanza.
L’anestesia nella gastroscopia
Per un esame fatto bene, per ottenere una buona visualizzazione, il paziente deve rimanere rilassato quanto possibile. Di solito viene invitato a sdraiarsi sul fianco sinistro. Gli viene somministrato un anestetico del cavo orale con uno spray o gli viene data una caramella da sciogliere in bocca. In entrambi i casi il sapore dell’anestetico è amaro. Esso serve per attenuare il riflesso del vomito e per rendere quanto più possibile insensibile la gola.
In molti casi, nella maggior parte, il paziente viene sedato con l’iniezione di farmaci per via endovenosa, in modo da rendere l’esame confortevole ed aumentare la collaborazione del paziente. Anche se questi farmaci eliminano l’ansia o la attenuano significativamente, essi non addormentano il paziente completamente. Egli rimane capace e cosciente per rispondere agli stimoli tattili e per cooperare con il personale per lo svolgimento dell’esame. Accade talvolta che per l’effetto del farmaco, il paziente dimentichi l’esperienza, o che ne conservi solo un ricordo sbiadito. Solo molto di rado si ricorre ad un’anestesia generale del paziente o ad un’assenza di sedazione completa. In caso sia necessario vi sono sempre pronti farmaci antagonisti per eliminare l’effetto anestetico.
Esecuzione dell’esame
Prima della gastroscopia devono essere tolte eventuali protesi dentarie mobili (ponti, dentiere), occhiali e accessori ingombranti. Se il paziente è affetto da alcune patologie, come pressione arteriosa, frequenza cardiaca, i parametri vitali vengono monitorati per mezzo di elettrodi e di un bracciale apposito di monitoraggio. Tra i denti viene inserito un boccaglio di protezione, così da proteggere i denti e per impedire che l’endoscopio venga morso.
L’esame vero e proprio comincia quindi con il paziente sdraiato su un fianco, semi sedato, con la bocca aperta dal boccaglio. Il medico introduce il gastroscopio nella bocca e lo continua ad inserire, mano a mano che esso scende lungo l’esofago, fino allo stomaco e al duodeno. Quando arriva a livello gastrico, viene introdotta dell’aria attraverso lo strumento stesso.
L’aria ha lo scopo di distendere le pareti in modo da avere una visione migliore. Al suo interno il gastroscopio ha infatti dei canali che consentono di far passare, in caso di necessità, microstrumenti operatori particolari, acqua oppure aria. Sul monitor accanto al lettino appare l’immagina a colori nitida e con elevata risoluzione di quello che riprende la videocamera in cima al gastroscopio. Il sistema ha la facoltà di memorizzare istantanee e di fare filmati delle riprese dell’interno dello stomaco.
Durante l’esame bisogna cercare di mantenere costante la respirazione, concentrandosi su inspirare ed espirare in modo regolare per limitare la nausea ed i conati di vomito dati dalla sonda. Non bisogna in quel momento preoccuparsi dell’eruttazione e dell’ipersalivazione, condizioni del tutto normali e previste, tanto che viene sempre messa una salvietta sotto alla bocca per la saliva che fuoriesce.
Cosa si prova durante l’esame
La gastroscopia non è dolorosa e non impedisce di respirare, da solo eventualmente fastidio. Anche in caso venga fatta una biopsia non la si avverte nemmeno, perché la mucosa non ha nervi per la percezione del dolore. In assenza di sedazione però l’esame può determinare un certo fastidio, in particolare quando viene introdotta aria nello stomaco. Durante la discesa dello strumento nello stomaco, può esserci una certa tensione, con un senso di pressione all’altezza del ventre.
La parte più critica dell’esame dal punto di vista del paziente è il momento in cui lo strumento passa dal cavo orale all’esofago, perché la deglutizione si accompagna allo stimolo del rigurgito. L’esame dura 15-20 minuti e po’ prolungarsi in caso di complicazioni o intolleranza del paziente. Al termine della gastroscopia il paziente può avvertire una senso di gonfiore addominale. Questo sparirà in qualche ora, così anche altri sintomi come per esempio la voce rauca.
Post gastroscopia: cosa accade dopo
Quando termina l’esame il medico informa il paziente dell’esito preliminare (eventuali esami daranno risultati dopo 10 giorni circa), fornendo lui indicazioni sulle misure da prendere. I farmaci sedativi possono rallentare determinate funzioni, di conseguenza è opportuno farsi accompagnare il giorno dell’esame da un amico o un parente, poiché dopo è necessario astenersi dalla guida e dall’utilizzo di macchinari nelle 24 ore successive all’esame. Questo vale anche se apparentemente il paziente non avverte sonnolenza o torpore.
Per il medesimo motivo, il paziente non potrà firmare documenti a valore legale o impegnarsi in attività in cui è necessaria piena lucidità. Dopo un’ora all’incirca, quando la lingua e il palato riacquistano la loro sensibilità, il paziente potrà alimentarsi normalmente. Il pasto successivo deve essere preferibilmente leggero, senza alcolici ed è meglio rimanere a riposo per il resto della giorno. Se è stata fatta una biopsia, la persona che è stata sottoposta all’esame non deve assumere alimenti caldi, perché può favorire emorragie.
Se nelle ore dopo l’esame il paziente avverte forti dolori addominali, nausea, capogiri o se vengono espulse feci nere e molli, bisogna contattare il medico o il vicino ospedale. È normale avvertire, a quanto dicono i pazienti, un leggero dolore alla gola.
Tutte queste raccomandazioni non sono da prendere in considerazione se la gastroscopia è stata trans-nasale. In questo caso infatti il paziente può tranquillamente guidare l’auto, mangiare e bere immediatamente, perché l’esame non richiede sedazione.
Rischi e complicanze dell’esame
Questo esame è sicuro e si pratica da anni. Solo di rado possono insorgere complicanze, la più comune di queste è la perforazione dello stomaco, ma si verifica in 1 caso su 1000. Il rischio è maggiore se la gastroscopia è operativa (o in caso di biopsie), perché c’è il rischio di emorragie oppure di ferite e perforazioni, specialmente in caso di particolari formazioni anatomiche (stenosi dell’esofago, diverticolo di Zenker, neoplasie).
Il sanguinamento è in genere riscontrabile durante l’esame con la videocamera. Se necessario si può fare una trasfusione di sangue. Eventuali altre patologie possono alzare il rischio di complicanze. Da considerare c’è anche il rischio di polmonite secondaria data dall’ingestione di materiale aspirato a livello delle vie aeree e aritmie cardiache. Ulteriori complicanze possono dipendere dal tipo di sedazione. Tutti gli accessori utilizzati nell’esame sono monouso o sterilizzati, in modo che non vi sia pericolo di infezione.
Bibliografia e credit
- Gastroscopia – Wikipedia
- Manuale di Gastroenterologia. Unigastro. Unigastro, Mazzella, Milani, Sturniolo; Ed. Gastroenterologia Italiana; 2016
- Manuale di Chirurgia Generale. Davide F. D’Amico; Ed. Piccin; 2018