Tali segnali, si propagano fino al ventricolo, ma in presenza di un blocco, l’impulso elettrico non raggiunge i ventricoli. In presenza di una interruzione totale della conduzione dal nodo senoatriale, i ventricoli proseguono nel loro lavoro, e continuano a contrarsi.
I fattori e le cause che determinano la comparsa del blocco atrioventricolare, possono essere diverse. Esse possono essere sia di natura congenita, come le cardiopatie, oppure ereditarie, autonomiche, o metaboliche.
Anche l’assunzione di alcuni farmaci, potrebbero provocare come affetto collaterale il blocco atrioventricolare, oppure la presenza di una infiammazione o una infezione. Il blocco atrio ventricolare, può essere una conseguenza tumorale, infiltrativa o degenerativa, o secondaria ad una manifestazione di un evento acuto.
Tra i vari fattori ereditari coinvolti nel blocco atrioventricolare sono compresi:
Un’altra causa del blocco atrioventricolare, è l’effetto collaterale dovuto alla somministrazione di medicinali. Alcuni classi di antipertensivi, e beta bloccanti, oppure antagonisti del canale del calcio e digitalici, possono determinare tale disfunzione.
A causa della loro azione verso la conduzione degli impulsi, anche l’impiego di antiritmici di prima classe e di terza, così come il litio, possono determinare il blocco atrioventricolare.
I blocchi atrioventricolari di primo e secondo grado, non manifestano alcuna sintomatologia. Essi si identificano casualmente a seguito di un elettrocardiogramma di routine, oppure per la percezione di mancanza di battiti. I sintomi molto spesso, si manifestano nei blocchi atrio-ventricolari, di grado terzo.
Questi comprendono: intolleranza agli sforzi fisici, astenia, mancanza di fiato sotto sforzo, respirazione semplificata stando con la testa alzata, capogiri e sincope. Ad accompagnare tale manifestazioni, nella maggior parte dei casi, è la frequenza del polso al di sotto dei 40 battiti al minuto. Possono essere presenti inoltre, anche segnali di scompenso cardiaco, progressivo ed anomalo aumento del peso corporeo, e gonfiore di piedi e gambe.
I farmaci che attualmente vengono utilizzati in presenza di blocco atrioventricolare, sono l’Atropina e l’Isoprenalina. Questi vengono somministrati in condizioni di emergenza, e la somministrazione è per via endovena. Non esistono altri prodotti che si possono assumere per via orale in grado di migliorare la conduzione degli impulsi elettrici.
Quando a provocare tale disfunzione è l’effetto collaterale di un farmaco, è sufficiente interrompere il trattamento, oppure ridurre il dosaggio. In gran parte dei casi di blocco atrioventricolare di secondo e terzo grado, si impone al paziente di impiantare un pacemaker. Questo piccolo apparecchio, è in grado di stimolare il cuore quando esso non ce la fa da solo. Il pace consente al malato una vita migliore. Vivere con un pacemaker non è un handicap, ma una opportunità per poter vivere una vita normale, senza rischiare la propria vita a causa di una frequenza cardiaca troppo bassa.