La mannite è uno zucchero che si può ricavare naturalmente dalle alghe marine e dal Fraxinus ornus. Oppure si può ottenere in laboratorio, a partire dal saccarosio.
Che cos’è la mannite e dove si coltiva
La mannite è uno zucchero naturale a basso contenuto di glucosio e fruttosio, anche noto come D-mannitolo. Si ricava dalla manna, una sostanza generata dagli alberi di frassino.
L’estrazione della manna avviene mediante l’incisione dei rami di Fraxinus Ornus, chiamato frassino da manna o albero della manna, un albero diffuso principalmente in Europa Meridionale e Asia Minore.
La manna non è altro che la linfa estratta dalla corteccia attraverso incisioni trasversali create con precisione. Essa sgorga lentamente e il suo colore è ceruleo, il sapore invece risulta amaro, per poi diventare dolce al contatto con l’aria.
I coltivatori del frassino negli anni sono diminuiti vertiginosamente e ormai solo gli anziani sanno come coltivare quest’albero ed estrarne la manna attraverso una speciale tecnica. Di fatto, per far sì che le incisioni avvengano correttamente, bisogna adoperare un particolare coltello chiamato mannaruolo. A quest’attrezzo viene legato a livello del taglio un filo di cotone, che dal ramo arriva fino a terra, in modo da consentire la raccolta della manna.
Per cosa viene usata la mannite?
La mannite è molto famosa ed è usata prevalentemente per le sue speciali doti lassative. Infatti, una volta assunta, non viene né digerita, né assorbita, ma quando raggiunge l’intestino richiama acqua. Un processo che stimola i movimenti intestinali, in modo da favorire la fuoriuscita delle feci e apportare benefici al colon. Pertanto la mannite rientra nella categoria dei lassativi osmotici, presenti anche nei sali di magnesio, nel sorbitolo e nel tamarindo.
L’attitudine della mannite quindi è richiamare acqua, una peculiarità utilizzata in medicina anche per altri scopi e non solo come lassativo. Questo zucchero è stato ad esempio sperimentato nel trattamento di certe malattie che implicano i bronchi, come la fibrosi cistica, la più comune tra le malattie genetiche gravi, presente fin dalla nascita dell’individuo. Chi nasce malato di fibrosi cistica ha ereditato un gene difettoso sia dalla parte del padre che della madre. I genitori sono portatori sani (senza saperlo) del gene CFTR mutato. In Italia si conta un portatore sano ogni 25 persone. Queste coppie hanno una probabilità su 4 di avere figli affetti da da tale patologia.
Oltre a ciò, va ricordo che il mannitolo viene utilizzato anche come diuretico e può essere consumato dai diabetici. Questi ultimi possono stare tranquilli perché la mannite, pur essendo dolcissima come sapore, è usata come dolcificante persino nelle cure dimagranti. L’Efsa (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha dichiarato che il consumo di alimenti o bevande contenenti mannitolo al posto dello zucchero contribuiscono al mantenimento della mineralizzazione dei denti e limita l’aumento dei livelli di glucosio nel sangue rispetto a quello provocato dai cibi e dalle bevande contenenti zucchero. C’è chi poi usa la mannite come integratore, come spesso accade tra gli sportivi.
Ricapitolando, il mannitolo può contrastare la demineralizzazione dei denti e dare una mano a limitare la risposta glicemica. Per poterlo utilizzare però con questa funzione è obbligatorio che la sostituzione dello zucchero con il mannitolo sia idonea a non far scendere il pH della placca al di sotto di 5,7 durante il consumo e nei 30 minuti successivi – nel primo caso – e a ridurre la dose di zuccheri almeno della quantità indicata nell’Allegato al Regolamento (CE) n. 1924/2006 – nel secondo.
Modalità d’assunzione della mannite come lassativo
Nel precedente paragrafo ho spiegato in che modo lavora la mannite, uno zucchero che non viene né assorbito, né digerito, ma una volta raggiunto l’intestino richiama acqua, come ho già avuto modo di ribadire all’inizio. Un buon modo dunque per aiutare questo processo è assumere la mannite con sostanze liquide a vostra scelta, dal latte ai succhi.
Controindicazioni della mannite
La mannite assunta nelle giuste dosi consigliate dal medico non presenta grosse controindicazioni. Basti pensare che è tollerata anche dai bambini, perché è uno dei pochi lassativi che non irrita la mucosa intestinale. E in molti casi è anche ben accettata, grazie al quel suo inconfondibile sapore dolce, facilmente accostabile ad altre bevande. Molti genitori difatti hanno trovato un’alternativa ai lassativi artificiali.
A dosi elevate la mannite può provocare flatulenza e forti dolori all’addome. È sconsigliata laddove sono presenti problemi intestinali come occlusioni e per di più potrebbe interferire con farmaci di vario genere. Il consiglio allora è di consultare il medico, in modo da escludere tutti i possibili effetti collaterali.
Cos’è l’occlusione intestinale?
Per occlusione intestinale si intende una condizione patologica che definisce l’arresto del normale progredire dell’intestino. Può essere:
- paretica, dovuta al blocco della peristalsi per paralisi o cattivo funzionamento della muscolatura della parete dell’intestino;
- meccanica, dovuta alla presenza di un intralcio fisico all’interno dell’intestino o per compressione esterna.
I sintomi percepiti in entrambi i casi possono essere vari: nausea e vomito, crampi all’addome, alvo chiuso alle feci e al gas, disidratazione e squilibrio idro-elettrolitico dovuto al mancato riassorbimento dei succhi digestivi. In mancanza di trattamento, l’occlusione può causare una sofferenza ischemica con conseguente necrosi della porzione interessata dall’occlusione, con forte rischio di peritonite, perforazione della parete intestinale o setticemia e shock.
La diagnosi di un’occlusione intestinale viene fatta tramite radiografia dell’addome oppure attraverso una TAC addome con mezzo di contrasto.