La manovra di Giordano è effettuata facendo posizionare il paziente seduto, con il tronco leggermente flesso in avanti.
Partendo da tale posizione, il medico, in piedi dietro del paziente, con il bordo ulnare della mano a taglio effettuerà un colpo secco verso la loggia renale del paziente, cioè sul punto in cui si trova il rene, situato nella regione lombare.
Nel caso in cui la manovra sia in grado di determinare un dolore violento nel paziente, il segno di Giordano viene detto positivo. In caso contrario, sarà detto negativo.
Il segno di Giordano positivo
Il segno di Giordano è positivo quando la manovra genera una sensazione di dolore nel paziente, andando a individuare una condizione di probabile calcolosi del bacinetto renale.
Naturalmente, il segno di Giordano positivo è solo una indicazione di diagnosi, e pertanto non può essere ritenuto sufficiente per poter avanzare alcuna diagnosi precisa che, di contro, sarà effettuata proseguendo mediante l’uso di esami diagnostici di laboratorio (come gli esami ematochimici) e quelli per immagini (ecografia, e così via) in grado di evitare falsi positivi e negativi.
Calcoli renali
Come abbiamo già anticipato qualche riga fa, la manovra di Giordano potrebbe portare alla luce l’esistenza di qualche problema di calcoli renali.
I calcoli renali sono delle piccole “pietre” che si formano nei reni a causa della cristallizzazione di minerali e di altre sostanze che normalmente dovrebbero dissolversi nelle urine. I calcoli renali variano in dimensioni, ma il 90% di essi ha un diametro inferiore a 5 mm: alcuni, tuttavia, sono abbastanza grandi da impedire il passaggio naturale dell’urina attraverso l’uretere.
Solitari o multipli, circa l’80% di queste pietre è composto da sali di calcio. Altre tipologie sono le pietre di struvite (che contengono magnesio, ammonio e fosfato), pietre di acido urico e pietre di cistina. Se i calcoli rimangono nella pelvi renale o entrano nell’uretere, possono danneggiare il parenchima renale (tessuto funzionale). Calcoli più grandi possono anche determinare una necrosi da pressione.
Cause dei calcoli renali
La causa precisa dei calcoli renali è sconosciuta, sebbene siano spesso associati a disidratazione, ostruzione urinaria, livelli di calcio e altri fattori di rischio.
Di fatti, è noto che i pazienti disidratati hanno una ridotta quantità di urina, con forti concentrazioni di sostanze che potrebbero dunque alimentare la formazione dei calcoli. L’ostruzione urinaria porta invece alla stasi urinaria, una condizione che contribuisce alla formazione delle stesse sostanze: qualsiasi condizione che aumenti i livelli di calcio nel siero e l’escrezione di calcio predispone poi le persone a questo scenario.
Anche condizioni metaboliche come l’acidosi tubulare renale, livelli elevati di acido urico sierico e infezioni del tratto urinario associate all’urina alcalina sono state collegate alla formazione di calcoli. I calcoli di cistina sono invece associati a una malattia renale ereditaria.
Sintomi dei calcoli renali
I sintomi dei calcoli renali di solito compaiono quando una delle “pietre” si distacca e comincia a scendere lungo il tratto urinario, per entrare poi nell’uretere. Ricostruire dunque una storia del dolore avvertito, e determinarne l’intensità, la durata e la posizione, può aiutare la diagnosi.
La posizione del dolore varia in base alla posizione del calcolo. Di norma inizia però nell’area del fianco, per poi in seguito irradiarsi nell’addome inferiore e nell’inguine. Tra gli altri sintomi, anche febbre, ematuria, nausea e vomito.
L’ispezione medica potrebbe poi rivelare un paziente con dolore intenso che non è in grado di mantenere una posizione comoda, o una vescica più o meno distesa. Successivi esami potranno confermare o meno le indicazioni di cui sopra.