La venlafaxina è un medicinale per combattere la depressione, l’ansia, il panico e la fobia sociale. In commercio si trova con diversi nomi, come Zarelis, Faxine e Eferox. Si tratta di un inibitore della della serotonina e della noradrenalina.
Il suo utilizzo si espande anche a casi di emicrania specifica, tumore alla prostata, problemi della menopausa e neuropatia diabetica.
Informazioni su Venlafaxina
Il farmaco è stato commercializzato dal 1993 ma oggi trova dei concorrenti considerati migliori per curare i disturbi depressivi. Infatti ha delle controindicazioni maggiori rispetto a medicinali di ultima generazione. I rischi legati al suicidio sono infatti maggiori. Ha delle analogie con un famoso antidolorifico derivato dall’oppio.
La sua azione è diretta al sistema nervoso centrale. Agisce maggiormente sulla serotonina, e per inibire anche la noradrenalina deve essere somministrata con dosaggi medi. Ad alte dosi, influisce anche sull’inibizione della dopamina.
La somministrazione avviene per bocca, e il farmaco viene quasi tutto assunto nell’intestino. L’azione è quindi concentrata, ma rilasciata nell’arco di un paio d’ore. La metabolizzazione si deve al fegato, e l’espulsione grazie alla minzione. La terapia a base di questo farmaco dura generalmente un mese, e i primi risultati si raggiungono in pochi giorni.
Il farmaco, durante la terapia, va preso con regolarità per non dare origine a fenomeni di astinenza.
L’uso clinico
La venlafaxina è comunque molto popolare in medicina quando altri farmaci simili, ma più leggeri, non hanno avuto effetto. Ma non è la prima scelta.
Può essere usato anche per l’agorafobia. Non va però usato se il paziente ha la pressione alta, e problemi cardiaci in generale. Anche chi soffre di tiroidi, ha un glaucoma, o chi è in gravidanza non deve usarlo.
Potrebbe causare mal di testa ma anche nausea, insonnia, ansia e disturbi della sessualità. Queste controindicazioni sono tipiche dell’inizio terapia, e scompaiono con la seconda settimana di trattamento.
In particolare il desiderio sessuale si assopisce, e l’orgasmo diventa difficile da raggiungere. Nell’uomo potrebbe sopraggiungere l’impotenza. Raramente questi effetti si protraggono nel tempo, ma sono riscontrati traumi post-terapici anche di qualche anno.
Altre controindicazioni
Venlafaxina potrebbe aumentare la pressione del sangue quando la dose è alta. Potrebbe dar luogo ad aritmia, e alterare i tracciati dell’elettrocardiogramma. Potrebbe dar luogo ad apatia, stati di agitazione e diminuzione della concentrazione. Tra gli effetti collaterali vi è anche l’aumento della sudorazione,
tra i rischi più seri per la salute, seppur rari, c’è la possibilità di emorragie delo stomaco o dell’utero. Il rischio aumenta in concomitanza con l’assunzione di altri farmaci, come i FANS o l’aspirina. I disturbi del cuore e dei polmoni, il panico e altri disturbi neurologici, sono più rari.
Va assolutamente evitato nei pazienti affetti da epilessia, a cui si prescrive solo in casi di necessità.
Per quanto riguarda il rischio di suicidio, il farmaco veniva prescritto anche per questo motivo. Chiaramente, in attesa dei primi giorni di effetto del medicinale, il rischio persisterà finché il farmaco non farà effetto. Le statistiche più aggiornate però indicano che l’assunzione di questo farmaco aumenta il rischio.
Le autorità hanno dunque messo il farmaco in osservazione, imponendo l’indicazione del rischio, che aumenta di 1,6 volte in confronto ad altri medicinali. Inoltre ne hanno tolto le indicazioni per l’uso, in psichiatria, contro la depressione.
L’uso per i bambini
Per l’uso con i bambini, in depressione, non viene usato. I bambini hanno una scarsa incidenza nelle statistiche. La possibilità di avere depressione aumenta però nell’adolescenza.
Per i bambini ad esempio, in Inghilterra vengono usati altri farmaci, per l’inibizione della serotonina. Ma questo medicinale non è tra quelli prescritti.
Vi sono infatti delle proibizioni, per alcuni farmaci, perché aumentano la possibilità di suicidio. Tra questi c’è proprio il farmaco oggetto di questo articolo.
Quando la terapia ha avuto successo, comunque il trattamento viene dismesso gradualmente. Un’interruzione improvvisa infatti, crea sindrome d’astinenza. Ad essere colpiti sono sia i livelli fisici che psichici del paziente.
Si possono avere ansia o agitazione, anoressia e disturbi dell’umore, ma anche altri problemi psicologici.
Può essere colpito anche l’apparato digerente, con vomito, nausea e diarrea. Generalmente tutti questi sintomi si attenuano in circa 15 giorni, ma non sono esclusi periodi più lunghi.
Il farmaco non è raccomandato a soggetti che prendono medicinali contro l’anoressia, o anticoagulanti. Alcuni inibitori non sono associabili, e con i FANS si potenziano i rischi di emorragie.
Gravidanza e allattamento
Spesso, due donne su dieci soffrono di depressione durante la gravidanza. In concomitanza sono stati riscontrati anche casi di ritardi nella crescita del feto. La conseguenza è la nascita di bimbi sottopeso.
In questi casi può essere utile il farmaco, ma la somministrazione va attentamente valutata. Non ci sono evidenze sul rischio di malformazioni ai feti, ma si potrebbe riscontrare la sindrome da astinenza. In alcuni casi è stato necessario, quando questa è comparsa, l’alimentazione artificiale per i piccoli nati. In altri casi, si è dovuto procedere anche con la respirazione artificiale.