Si tratta di una patologia complessa, la cui cura e il cui trattamento può a volte non rendersi nemmeno necessario, a causa di un regredimento graduale e spontaneo del quadro sintomatico.
Cerchiamo di scoprire insieme quali siano le caratteristiche di questa malattia, quali le sue principali cause, i sintomi, le cure.
Come abbiamo rammentato in sede introduttiva, l’epatite A è una malattia del fegato che viene determinata dall’attacco del virus HAV.
A sua volta, la presenza di questo virus è generalmente riconducibile al mancato rispetto delle principali norme igieniche, in virtù delle quali il nostro organismo entra a contatto con tale virus. Si pensi alla possibilità che vi sia una contaminazione fecale di cibi e acqua, al mangiare pesce crudo o poco cotto che proviene da acque inquinate, al non lavarsi le mani dopo aver cambiato un pannolino e averle poi ricondotte involontariamente in bocca, o ancora ai rapporti sessuali non protetti, all’uso di materiale non nuovo per iniettarsi delle sostanze stupefacenti.
Proprio alla luce di quanto sopra, non stupisce che l’epatite A sia diffusa principalmente laddove vi è una scarsa igiene. Ad ogni modo, non sono certo rarissimi i casi di contagio dal virus anche in luoghi mediamente puliti, ma dove magari avvengono delle contaminazioni alimentari (ristoranti) o nelle case di cura (magari, tra il personale addetto al cambio dei pannolini).
Il sintomo più frequente dell’epatite A è l’astenia, una condizione di debolezza. Il quadro sintomatico è tuttavia spesso integrato e completato da perdita di appetito, nausea, affaticamento, mal di testa, febbre, dolore addominale e muscolare più in generale. Esteriormente, uno dei sintomi più diffusi è invece l’ittero, ovvero la comparsa di un colorito tendenzialmente giallastro sulla pelle e sulle sclere oculari.
Se trattata adeguatamente, l’epatite A può regredire, il virus viene debellato e i sintomi spariscono gradualmente in circa due mesi. Inoltre, considerate come l’epatite A può avere un quadro sintomatico molto diverso per varietà e per gravità, e che a volte i bambini non si accorgono nemmeno della malattia, poiché i sintomi sono particolarmente lievi.
Ma in che modo viene diagnosticata l’epatite A? Il modo più semplice per poter arrivare a una diagnosi è ovviamente mediante un test del sangue: il referto del laboratorio di analisi potrebbe dare al proprio medico una serie di pratici indizi sulla corretta diagnosi.
Come abbiamo abbondantemente ricordato nell’apertura di questo approfondimento, l’epatite A è una forma generalmente non gravissima di malattie del fegato e, proprio per questo, spesso non si ricorre nemmeno ad alcun trattamento per la sua cura. I sintomi sono infatti lievi, e il nostro sistema immunitario è generalmente in grado di sconfiggere il virus senza che vi sia specifico bisogno di ricorrere a dei farmaci.
Nel caso in cui i sintomi dovessero fare la loro comparsa, si potranno invece ottenere dei farmaci utili per poterli contenere. Si pensi al prurito che può accompagnarsi all’epatite A: per poter ridurre il disagio che generalmente è determinato dal prurito, si può cercare di controllarlo mediante l’assunzione di farmaci ad azione locale, che potranno essere prescritti dal vostro medico di riferimento.
Naturalmente, il fatto che l’epatite A possa essere fronteggiata in maniera autonoma dal proprio organismo, senza necessità di un intervento farmacologico, non significa affatto che si tratti di una “passeggiata”, o che non sia comunque richiesto al paziente uno sforzo collaborativo per poter aiutare il proprio organismo nella guarigione.
In particolar modo, ricordiamo come le persone che sono affette da epatite A dovrebbero anzitutto avere l’accortezza di ridurre le proprie attività quotidiane e di evitare sforzi fisici, sia di natura lavorativa sia di natura sportiva. È inoltre opportuno accompagnare a tale accortezza la necessità di seguire una dieta bilanciata, che sia abbondante di liquidi.
In aggiunta a ciò, è bene evidenziare come durante l’epatite il fegato, che sta soffrendo l’attacco del virus, non riuscirà a svolgere in maniera ottimale tutte le sue funzioni. Ne consegue che potrebbero esserci degli effetti anche non marginali, come ad esempio la difficoltà a metabolizzare i farmaci che magari sono ritenuti particolarmente utili per poter trattare altre patologie preesistenti.
Ulteriormente, si consideri come l’assunzione di alcol diminuisce la funzionalità epatica. Come intuibile, dunque, le persone che soffrono di epatite A dovrebbero evitare l’alcol e l’assunzione di farmaci (anche quelli da banco, e anche quelli a base di erbe), senza l’autorizzazione del proprio medico, che ne valuterà benefici e rischi specifici.
Ancora, ci sentiamo di ricordare che i pazienti che risultano essere affetti da epatite A, anche se con uno stato di salute che viene giudicato come complessivamente buono, senza che sia avvertito alcun sintomo o disagio fisico, dovrebbero considerare che sono nella condizione di infettare le altre persone. Proprio per questo motivo è fondamentale cercare di mantenere una corretta igiene orale e cercare di rispettare le principali indicazioni di profilassi.
L’epatite A è una malattia che si può facilmente superare in un periodo di tempo abbastanza ristretto, ma non occorre comunque sottovalutare le proprie condizioni fisiche. Lo 0,1% dei casi di epatite A possono infatti degenerare in complicazioni anche serie: si tratta per lo più di persone che hanno altre malattie di natura epatiche e che hanno un’età superiore ai 65 anni. In questo caso il pericolo più grave che si corre è quello di una insufficienza epatica, che può essere da lieve a molto severa.
Ma l’epatite A si può prevenire? La risposta è ovviamente positiva. Innanzitutto, è presente un vaccino contro epatite A che garantisce un’immunità a lungo termine. È sufficiente che venga somministrato mediante due dosi, con una dose iniziale e un richiamo sei mesi dopo la prima.
La vaccinazione è oggi facoltativa, ma è comunque raccomandata a tutti i bambini da almeno 1 anno in su, a quei viaggiatori che devono recarsi in tutti quei luoghi in cui la malattia è più diffusa, come il Sud Est America, l’Est Europa, il Centro America, l’Africa, il Sud Est Asiatico, il Messico e i Caraibi.
La vaccinazione può inoltre essere utile per tutti quei pazienti che soffrono di malattie croniche epatiche o malattie della coagulazione del sangue (come l’emofilia), e per quei pazienti che hanno subito un trapianto o sono in attesa di trapianto al fegato.
Segnaliamo inoltre che le persone che ritengono di aver contratto il virus dell’epatite A, dovrebbero valutare la propria condizione con il proprio medico curante, che potrebbe trattarle a scopo preventivo e profilattico con le immunoglobuline, anticorpi specifici contro il virus, che aiutano il sistema immunitario a debellare l’infezione.
Infine, condividiamo come un importante modo di prevenire il contagio e la diffusione dell’epatite A sia quello di adottare una buona igiene personale: basta lavorare sempre le mani con sapone e acqua calda immediatamente dopo aver utilizzato servizi igienici o aver cambiato pannolini, e prima di preparare o mangiare cibi.