La cruralgia è un dolore che nella maggior parte dei casi colpisce la parte anteriore e/o interna della coscia. Prende questo nome per via del fatto che è legata al percorso del nervo crurale. La sciatalgia, al contrario, insorge quando il dolore proviene dalla colonna vertebrale lombare e si diffonde dalla coscia fino al di sotto del ginocchio. La cruralgia si può definire acuta nel momento in cui dura meno di 30 giorni. Altrimenti viene detta subacuta quando dura fino a 3 mesi. Infine, è cronica quando ha una durata superiore ai 3 mesi.
Le cause che possono portare a questo disturbo sono numerose. Tutto deriva da una compressione della radice del nervo crurale. Ciò si può verificare spesso per colpa di un’ernia o per una protrusione discale. Nel caso della lombocruralgia, invece, le cause scatenanti possono avere anche origini urologiche o ginecologiche. In ogni caso, è fondamentale escludere fin da subito il collegamento con patologie sistemiche. Come ad esempio artrosi, diabete, ipertiroidismo. Capita di frequente che tale disturbo derivi dall’aver sollevato pesi eccessivi, oppure da mantenere delle posture errate. Tra le cause più diffuse troviamo anche la sedentarietà. Senza attività fisica e rimanendo per tante ore seduti ogni giorno, aumenta la predisposizione verso la cruralgia. Quando la parte addominale perde tono muscolare, nonché si verifica il trofismo della muscolatura del tronco, il pericolo è dietro l’angolo. È sufficiente un movimento sbagliato perché inizi la compressione del nervo crurale.
Il mal di schiena può derivare da numerosi fattori. Le cause possono confluire in tre grandi categorie. Iniziamo con le cause degenerative, ovvero quello che colpiscono le strutture ossee, come scoliosi, artrosi, ernia del disco e così via. Le cause traumatiche, come i movimenti errati, che coinvolgono strutture muscolari o ossee. Infine, le cause psicologiche, quando il mal di schiena deriva essenzialmente dallo stress. Poi c’è una quarta categoria, ovvero quella che comprende un po’ tutte le altre cause. Qui troviamo disturbi dell’apparato gastrointestinale, ma anche del cavo orale. Altre volte sono problematiche relative ai denti o alla mandibola a provocare il mal di schiena. Il dolore può derivare anche, in casi molto rari, da malattie vascolari, come ad esempio l’aneurisma dell’aorta.
Il dolore, in alcuni casi, può manifestarsi anche per via di un malessere di tipo psico-fisico. La zona lombare è una di quelle in cui si sviluppano più spesso le emozioni più violente e immediate. Tantissimi studenti, infatti, sottolineano di avere mal di schiena dopo aver affrontato un certo esame universitario. E il dolore viene in questi casi spiegato come una sorta di bastonata. Il rapporto tra emozioni e postura è ben noto, basti pensare alla cefalea muscolo-tensiva. Il sintomo del mal di schiena può derivare certamente da dei problemi di natura psicologica. Esiste un legame tra il manifestarsi del mal di schiena e delle specifiche condizioni di stress psicosociale o di conflitto interiore. Sia la tensione che lo stress, di conseguenza, possono riflettersi direttamente sulla colonna vertebrale. In questi casi, ovviamente, serve porre l’attenzione anche su una valutazione psicologica, in modo tale da diagnosticare l’esatta provenienza del dolore.
Ovviamente, ci sono dei soggetti che sono molto più in pericolo di dover affrontare un tale disturbo. Il primo fattore di rischio è l’obesità. Chi è in sovrappeso, infatti, deve sopportare un peso più elevato sulle vertebre e, di conseguenza, sul nervo crurale. Il secondo fattore di rischio è l’età. I soggetti tra 45 e 55 anni sono quelli più colpiti dall’ernia del disco. Tra gli altri fattori di rischio troviamo il fatto di soffrire di stenosi vertebrale lombare. Oppure quando si è colpiti da una frattura vertebrale o da artrosi, così come da osteoporosi. Un altro fattore di rischio è rappresentato dal tumore piuttosto che dall’ematoma che insorgono vicino al nervo crurale.
Il mal di schiena si definisce acuto quando dura al massimo 4-6 settimane. Ulteriori accertamenti vengono eseguiti solamente in presenza di determinate condizioni. Ovvero quando il paziente ha più di 50 anni, ha sofferto in passato di tumori o ha dei deficit neuromotori. Altri esami si rendono necessari anche quando ha la febbre a più di 38° per oltre due giorni di fila, fa uso eccessivo di alcol o stupefacenti, ha subito traumi o cadute e avverte dolore anche a riposo. Il ma di schiena si può considerare cronico, invece, quando dura oltre le sei settimane. In questi casi servono accertamenti più specifici. Tra gli esami più diffusi troviamo elettromiografia, risonanza magnetica nucleare, tac, tomografia assiale computerizzata e particolari esami del sangue. Nel momento in cui ci sono delle complicazioni posturali, è bene prevedere anche una terapia fisica personalizzata.
Chi sospetta di soffrire di questo disturbo deve essere sottoposto chiaramente a degli esami specifici. Di solito si parte con un esame obiettivo e un’accurata anamnesi. Il medico, in questo modo, può comprendere meglio i sintomi presenti. Successivamente, serve effettuare un esame neurologico. È uno step necessario per poter capire le condizioni non solo del nervo crurale, ma anche di tutti gli altri nervi del corpo. Successivamente, lo specialista può consigliare di eseguire altri esami determinati. Si tratta dei raggi X, della Tac, della risonanza magnetica e dell’elettromiografia. È il momento fondamentale per capire quali siano le cause che hanno portato alla cruralgia. In caso di tumore, ad esempio, sia la Tac che la risonanza magnetica sono utili per scovare la massa tumorale e le sue caratteristiche.
Dalla cruralgia innanzitutto si può guarire. È chiaro che i tempi di recupero sono strettamente legati alle cause e alle relative cure. Quando c’è una compressione del nervo in corso, allora i tempi possono dilatarsi a diversi mesi. Quando tutto deriva da una causa muscolare o relativa ai tessuti connettivi la situazione è differente. In questi ultimi casi meglio programmare una terapia più specifica. Quindi, puntare su cure che possano sciogliere le tensioni muscolari e le aderenze tra fibre di tessuto connettivo. Senza adeguati trattamenti, c’è il pericolo che la cruralgia si cronicizzi.
Nel momento in cui il dolore si estende anche alla schiena lombare e segue tutto il nervo crurale, si può parlare di lombocruralgia. Questo disturbo ha numerosi punti in comune con la lombosciatalgia. La differenza principale, però, è che va a colpire il nervo crurale e non il nervo sciatico. La lombocruralgia si manifesta con minor frequenza rispetto alla lombosciatalgia, anche se in certi soggetti possono insorgere insieme. I sintomi si manifestano in modo particolare a livello lombare dove si trova l’inguine, ma anche sull’anca e nella zona anteriore-interna della coscia, fino ad arrivare al ginocchio. La lombosciatalgia, in più, però, provoca sintomi fino ad arrivare al piede del paziente.
Piuttosto di frequente il dolore causato da patologie renali si presenta in modo grave e sotto forma di crampi. Ed è proprio questa la principale differenza con il dolore sordo causato dal mal di schiena che colpisce la zona lombare. Il dolore che si manifesta con costanza e che viene provocato da malattie renali corrisponde alla colica renale. Il mal di schiena lombare, invece, deriva un trauma o un infortunio ai legamenti, muscoli o dischi invertebrali. Nel momento in cui il dolore insorge quando il paziente si muove (soprattutto quando si piega) ci sono più probabilità che sia legato a muscoli che ai reni.
Chiaramente la cura per questo disturbo varia da soggetto a soggetto. Quando viene avvertito unicamente dolore, allora un trattamento conservativo è la soluzione probabilmente più efficace. Il metodo Mckenzie può tornare utile in questi casi. Infatti, prevede esercizi che vanno a spingere il disco invertebrale all’interno della sua collocazione anatomica. La ginnastica posturale riabilitativa è una terapia molto diffusa, così come vari trattamenti fisioterapici o omeopatici. Chiaramente è meglio evitare tutti quei movimenti che possono causare dolore. Così come è assolutamente sconsigliata la corsa e le varie attività sportive. Dal punto di vista farmacologico, gli antinfiammatori non steroidei possono dare beneficio, ma solo momentaneamente. I farmaci più usati per dare sollievo contro il dolore sono il Brufen e il Voltaren.
Con un disturbo come la cruralgia, prima di tutto, è bene rimanere a letto davvero solo il minimo necessario. Il trattamento di tale patologia dovrebbe prevedere una parte farmacologica e una fisioterapica, come detto. La cura a base dell’ossigeno-ozonoterapia, però, può essere certamente efficace. Con questa tecnica viene impiegato uno strumento che fa diventare l’azoto ossigeno. Tramite una siringa si preleva l’ossigeno e mediante un ago estremamente sottile si inietta nel punto da trattare. Secondo recenti studi, pare che i risultati siano stati positivi nell’80% dei casi. Solo quando i sintomi continuano a permanere o si fanno sempre più gravi, allora la visita neurochirurgica diventa indispensabile. E sarà quest’ultimo a decidere se intervenire con un’operazione chirurgica.
Nella maggior parte dei casi il trattamento del dolore alla schiena prevede l’uso di farmaci analgesici e antinfiammatori. Piuttosto di frequente vengono impiegati i FANS. Si tratta, ad esempio, del diclofenac, dell’ibuprofene, del ketoprofene e del naprossene. I FANS si possono comprare senza ricetta medica, ma comunque è sempre meglio farsi consigliare dal proprio medico di fiducia, soprattutto per quanto riguarda posologia e modalità d’utilizzo. Non ci sono solamente i farmaci da assumere oralmente, ma anche diverse creme e gel che possono tornare molto utili.
In realtà, non ogni forma di cruralgia si può sconfiggere con la prevenzione. Esistono dei comportamenti utili ad evitare l’ernia del disco, ovvero la causa primaria di tale disturbo. Sollevare pesi in maniera corretta, ma anche mangiare in modo sano ed equilibrato. Importante lo stretching per mantenere in forma il tratto lombosacrale e i muscoli ischio-crurali. Il tono muscolare deve essere mantenuto sempre buono, con una particolare attenzione per i muscoli dell’addome.
Prevenire questo disturbo è possibile, ma è importante avere costanza e attenzione nei comportamenti corretti. Ovvero fare in modo di non assumere posture scorrette e stare attenti a tutte quelle azioni della vita di tutti i giorni che possono portare ad un rischio. Ad esempio, quando si deve sollevare qualcosa di pesante, è bene flettere sempre le ginocchia. In ambito sportivo, attenzione a corsa, sci da discesa e tennis, che possono portare facilmente a comportamenti rischiosi. Bicicletta, sci di fondo, ginnastica posturale e nuoto, invece, sono sempre consigliati. Anche dormire riveste un ruolo fondamentale per prevenire i dolori della zona lombare.