La sintomatologia più evidente dell’alluce valgo è costituita principalmente dalla sensazione di dolore, anche acuto, che è il riflesso della mutazione dell’anatomia stessa del piede.
Questa deviazione laterale del primo dito, proprio laddove il dito si “attacca”, mette in evidenza quella che volgarmente viene chiamata “cipolla”.
Se l’alluce valgo viene trascurato, tende via via a manifestare successivi peggioramenti. La sindrome ha inizio con la deviazione del primo dito verso il secondo dito e man mano che prosegue, si verificano veri e propri disallineamenti delle ossa.
A causa di questa tendenza al peggioramento è assolutamente consigliabile consultare uno specialista non appena ci si accorga della sindrome. Lo specialista saprà valutare l’entità della sindrome e consigliare le cure adeguate per il caso specifico.
Talvolta all’alterazione che insiste sulla articolazione che fa male possono associarsi anche delle limitazione di carattere funzionale le quali compromettono la funzionalità dinamica del piede.
Questa sintomatologia può interessare anche le dita adiacenti. Molti pazienti non avvertono tale sintomatologia quando la sindrome sta iniziando a comparire, ma solo quando il disturbo inizia la sua fase di peggioramenti progressivi, ed in modo particolare se non si iniziano a calzare da subito delle scarpe non adatte alla sindrome stessa.
I sintomi più comuni possono includere:
Oltre alla infiammazione cronica ed al dolore, l’alluce valgo può causare anche delle lesione di tipo osseo, delle ulcerazioni, delle callosità e, se lo stato della sindrome è tra i più gravi, anche alterazioni funzionali delle dinamiche del piede.
Con il passare del tempo il disturbo può andare incontro ad una evoluzione più grave che consiste in una vera e propria patologia della postura di tutto il corpo, se si tiene in considerazione che il primo dito lo si sfrutta tanto per la deambulazione con la spinta verso l’avanti che per il bilanciamento del corpo in stato eretto.
Congenite. Quando una alterazione a carico del piede è presente sin dalla nascita, i piedi piatti ne sono un esempio. Oltretutto pare esistano anche alcuni fattori di ereditarietà.
Acquisite o secondarie. Per le forme di natura rachitica, traumatica, infiammatoria, ecc., le responsabilità possono essere attribuite in particola modo a dei modelli di calzature non adeguati alla fisiologia del nostro piede. Ad esempio scarpe con la punta molto stretta o scarpe con tacchi troppo alti.
Altre malattie, quali l’artrite reumatoide o la gotta possono essere viste come una possibile causa.
In linea generale l’osservazione si rivela sufficiente, poiché la deformazione che non si può andare incontro ad errori diagnostici.
Le valutazioni cliniche si avvalgono di uno specifico esame, che prende il nome di baropodometrico.
Lo specialista potrà poi richiedere una radiografia (nella posizione del piede sotto carico) in modo da avere delle indicazioni sul grado della deformazione.
Il trattamento di tipo conservativo di tale sindrome prevede le necessarie misure per alleviare i sintomi a carico della struttura del piede le quali, è necessario sottolinearlo, non faranno regredire il grado di deformazione del piede o rendere più gradevole il suo aspetto estetico.
Tante sono le misure che si possono adottare:
Se la sintomatologia è grave e qualsiasi trattamento convenzionale non è stato efficace, si può prendere in considerazione la terapia chirurgica.
Il trattamento operatorio è raccomandabile qualora le terapie convenzionali non siano riuscite a fornire adeguati sollievi e se costituisce un interferenza con le attività che si svolgono quotidianamente.
Perché venga raggiunto il risultato migliore si possono pianificare svariate tecniche di chirurgia: talune intervengono sulle ossa, altre, invece, sul tessuto molle.
Il fine dell’intervento chirurgico è quello di restituire al primo dito del piede la sua posizione anatomicamente naturale e corretta e consiste principalmente in:
La tipologia di intervento chirurgico a cui si fa più frequentemente ricorso si chiama osteotomia.
Quasi tutte le procedure correttive per l’alluce valgo possono eseguirsi in regime di “day hospital”, per cui non necessitano di ricoveri ospedalieri.
L’intervento può essere effettuato in anestesia generale o anche locale. I tempi di recupero dipendono, ovviamente, dalla procedura che si sarà scelta. I bendaggi vengono rimossi dopo circa 5 settimane).
Non è escluso l’utilizzo di un gesso oppure di apposita calzatura postoperatoria dopo l’operazione, affinché il piede rimanga nella corretta posizione fino al completo consolidamento delle ossa coinvolte nell’intervento.
Nelle fasi postoperatorie si prevedono in genere controlli a cadenza settimanale per sostituire la medicazione e dopo novanta giorni si dovrà effettuare una radiografia per la valutazione del grado correttivo raggiunto.
La sindrome può peggiorare se non viene trattata e può causare anche altre patologie, per esempio una artrite a livello articolare del primo dito ed anche una deformazione a carico del secondo dito del piede, il quale viene sospinto fuori della sua naturale sede.
Le complicazioni possono anche avere origine da interventi chirurgici correttivi, La chirurgia è generalmente efficace ma spesso induce complicazioni tra le quali ricordiamo: