Il pudendo, quindi, può comprendere tutta la parte dello sfintere anale e dei genitali. Questo nervo può essere colpito da una patologia che si chiama proprio nevralgia del pudendo, ma fino a questo momento risulta essere sconosciuti tutte le cause che possono portare all’insorgenza di tale malattia.
Il nervo del pudendo, nello specifico, è uno degli ultimi rami del plesso pudendo, che va ad innervare praticamente l’intero bacino. Il nervo pudendo parte dal midollo spinale e si caratterizza per avere dei compiti sia di natura motoria che sensitiva, provvedendo ad innervare sia la zona dello sfintere anale, ma anche quella in cui si trovano i genitali. Il pudendo e i vari rami presenti si caratterizzano per ricevere protezione, a livello posteriore, da parte delle ossa che formano il bacino, mentre ai lati e a livello anteriore ricevono adeguata protezione dai muscoli dell’ano. Queste diramazioni, nonostante la loro posizione del tutto particolare, presentano due punti in cui possono essere facilmente colpite, ovvero il canale di Alckoch e le spine ischiatiche (che si trovano ad una distanza di circa 15-20 millimetri rispetto allo sfintere anale).
I motivi che possono portare ad una nevralgia di tale nervo non sono ancora perfettamente conosciuti. Infatti, la neuropatia è in grado di svilupparsi nel corso di un’attività sportiva, ma anche per colpa di un evento traumatico o, ancora, anche se avviene molto più raramente, nel corso di un rapporto sessuale. I fattori di rischio che possono portare a tale disturbo, in realtà, sono abbastanza numerosi, visto che anche il parto così come una semplice operazione chirurgica possono rappresentare una possibile cause. In alcuni casi, invece, la nevralgia del pudendo può insorgere dopo un esame endoscopico pelvico, ma in realtà in diverse occasioni può manifestarsi senza alcuna motivazione in particolare. Secondo un gran numero di esperti pare proprio che l’ipotesi maggiormente credibile di causa in grado di provocare questo tipo di nevralgia è la compressione del nervo.
Tra i principali sintomi di questo tipo di nevralgia troviamo sicuramente una sensazione dolorosa che si concentra in modo particolare all’interno dell’area pelvica. Il paziente che ne soffre è praticamente impossibilitato a restare seduto, così come presenta anche notevole difficoltà semplicemente nell’appoggiarsi con la parte pelvica centrale. Al tempo stesso, stare in piedi per diverso tempo non è una buona soluzione per ovviare a questo problema, dal momento che un minimo di dolore o, quantomeno, di fastidio viene sempre avvertito dal paziente.
Solamente rimanendo completamente fermi a letto, i sintomi sembrano dare un po’ di sollievo. Esistono poi tanti altri sintomi che sono correlati con questa patologia: nella maggior parte dei casi si tratta di bruciore, formicolio che si possono verificare nella zona colpita, ma sopratutto una sgradevole sensazione di avere una sorta di corpo estraneo all’interno del retto. In altre occasioni possono insorgere delle problematiche anche a livello della minzione, come difficoltà, bruciore o dolore nel corso di essa, così come durante la defecazione. Altri problemi possono verificarsi anche in ambito sessuale, visto che durante il rapporto il paziente può avvertire dolore o fastidio e potrebbe anche dover affrontare dei problemi di erezione.
Sia le cure che il trattamento che riguarda la nevralgia del pudendo possono essere numerosi. Infatti, il medico diverse volte può prescrivere al paziente di seguire una terapia a base di medicinali che permettono di contrastare l’infiammazione, anche se nella maggior parte dei casi questo tipo di farmaci non permettono di risolvere i problemi. Un altro trattamento che può garantire un minimo di sollievo è rappresentato dalla fisioterapia, che consente sopratutto di dare un po’ di sollievo per i vari sintomi. In qualche caso il medico può prescrivere anche delle iniezioni a base di farmaci anestetici, che permettono di garantire un’azione antidolorifica, anche se temporanea. Sono diversi i trattamenti farmacologici che possono essere intrapresi: spesso vengono utilizzati dei farmaci cortisonici, ma anche dei farmaci per contrastare il dolore neuropatico. In alcuni casi si può ricorrere anche a delle terapie manuali, che possono provare a sciogliere le aderenze che caratterizzano il tessuto connettivo e che sono provocate da tutta una serie di traumi. Nel caso in cui tutta questa serie di trattamenti non abbia avuto nemmeno un minimo di efficacia, allora l’unica soluzione non può che essere sottoporsi ad un intervento chirurgico, in maniera tale da poter risolvere una volta per tutte la decompressione nervosa.
Anche se di nevralgia del nervo pudendo si parla fin troppo poco, e perfino molti medici la “snobbano”, forse per mancanza di piena consapevolezza di questa patologia, in realtà la situazione è ben nota a tutte le donne che ne soffrono, e che convivono con un pregiudizio a volte molto fastidioso.
Proprio per fare il punto sulla reale situazione delle pazienti che sono affette da questa patologia, non troppo tempo fa la Ainpu, Associazione Italiana Neuropatia del Pudendo, ha condotto un sondaggio on line sul proprio sito, permettendo all’indagine di trarre alcune utili osservazioni in grado di rappresentare un vero e proprio punto di partenza per la migliore conoscenza della malattia, denominata sindrome di Alcock, e in grado di costituire un nocivo male cronico che almeno in Italia è scarsamente considerato.
Ebbene, i primi dati che sono stati elaborati dall’associazione sono inequivocabili, visto e considerato che sette pazienti su dieci sono purtroppo incappati in più di una diagnosi errata dai medici. Ed è d’altronde difficile non credere a tali statistiche, visto e considerato che in Italia sono pochi i centri specialistici dove è stata sviluppata una conoscenza apposita e approfondita della malattia.
Una situazione che, tra l’altro, conduce a conseguenze abbastanza sfinenti anche sotto il profilo psicologico delle pazienti, che vengono rimbalzate da un medico all’altro, attraversando in tal modo gli anni e contribuendo a peggiorare lo scenario. Non è nemmeno raro – sottolineava l’associazione – che dopo anni di tentativi i malati scelgano poi di andare all’estero, dove magari è più facile trovare adeguate conoscenze e attenzioni. Il problema è che, così facendo, i sintomi sono soliti peggiorare, con ciò che ne consegue sulle sofferenze delle pazienti.
Il questionario online conferma inoltre che il paziente arriva di solito a cure specialistiche su questa patologia solamente grazie al passaparola, soprattutto via forum online e chat. Il che, determina anche una buona riflessione sulla quale val la pena soffermarsi: per poter evitare tali tentativi e lungaggini, sarebbe probabilmente più opportuno dare spazio alla formazione medica, in maniera tale che i tempi della diagnosi siano meno lunghi e possa abbassarsi il rischio della cronicizzazione della malattia.
A pregiudicare un congruo modo di affrontare la malattia è anche il mancato riconoscimento da parte dello stato della nevralgia del nervo pudendo quale patologia rara, con ciò che ne deriva per i malati, che soffrono una sensazione di “abbandono”, con le disattenzioni statali che non agevolano certamente la spinta alla creazione di Centri di riferimento dove possano essere riunite le diverse figure professionali con un ruolo nella diagnosi, nella cura e nel supporto psicologico.
A conferma della confusione che sussiste nel corretto trattamento della patologia, si tenga anche in considerazione che non è affatto raro – sottolinea ancora l’associazione – che il malato possa uscire dallo studio del medico con il suggerimento di rivolgersi a uno psicologo, come se i dolori fossero il frutto di una fantasia.
In realtà, come abbiamo osservato nelle righe che precedono, la nevralgia del nervo pudendo è tutt’altro che di derivazione psicologica, considerato che è determinata in oltre nove casi su dieci da un’infiammazione o da un danneggiamento del pudendo, cioè di quel nervo che controlla anche le funzioni dell’ano e della vescica e interviene nell’intensità del piacere sessuale.
Purtroppo, non tutte le cause di un simile problema sono note. Si sa però che di frequente la sindrome si scatena in seguito a traumi, a interventi chirurgici e alla fruizione di attività sportive come il ciclismo. Più noti sono invece i sintomi, il cui principale è il dolore nelle zone innervate, con 7 intervistati su 10 che fanno fatica a rimanere seduti, e con quasi 4 intervistati su 10 che sono costretti a rimanere sdraiati tutto il giorno.
La ricerca ricorda infine che quasi tre intervistati su quattro ricorrono a cure farmacologiche, unite magari a variazioni nel proprio stile di vita, con variazione di abitudini in termini di alimentazione, integratori, yoga, e così via. Il tutto avviene però in maniera spesso casuale e confusa, disordinata e – purtroppo, ed è anche l’aspetto più grave di tutta la faccenda – senza un’adeguata guida professionale da parte dei medici.