Il tumore al pancreas è una delle malattie più difficili da “gestire”, tanto che una quota minoritaria di pazienti riesce a sopravvivere a cinque anni dalla diagnosi. Un elemento statistico poco confortante, che è reso più critico dal fatto che in molti casi la malattia viene scoperta solamente quando è già in uno stadio avanzato.
Ebbene, proprio per poter venire incontro alle esigenze di una migliore capacità di fronteggiare il tumore al pancreas con una diagnosi più precoce, uno studio pubblicato di recente sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences sta aprendo interessanti margini, mettendo a punto un nuovo test che sia in grado di individuare le cellule cancerose circolanti nell’organismo con un semplice prelievo di sangue, e anche quando la massa neoplastica non è ancora visibile alle altre indagini diagnostiche.
Nel suo articolo, il team di ricercatori guidato da Bert Vogelstein della Johns Hopkins University di Baltimora, afferma che il metodo sarebbe in grado di combinare alcune proteine che fungono da marcatori della presenza di carcinoma del pancreas con la biopsia liquida, ovvero con la ricerca nel sangue di mutazioni del DNA tumorale rilasciato in circolo (ctDNA).
Il gruppo della Johns Hopkins di Baltimora è leader mondiale nell’impiego della biopsia liquida, strumento utile ad anticipare la scoperta di un tumore e seguirne l’andamento anche quando la malattia non è ancora visibile con le metodiche diagnostiche a disposizione (come TAC, risonanza magnetica, eccetera) ha dichiarato sul Corriere della Sera commenta Giampaolo Tortora, direttore dell’Oncologia universitaria e dell’Azienda Ospedaliera di Verona, per poi precisare che in tale studio per aumentare il potere diagnostico, gli studiosi hanno combinato la ricerca sul ctDNA di una mutazione molto frequente dei tumori del pancreas, il gene KRAS, con l’analisi di alcune proteine riscontrate spesso in questi tumori, tra cui il marker tumorale CA19-9. Con questo approccio sono riusciti a identificare la presenza di tumori del pancreas solo nei pazienti, mentre nei 182 volontari sani usati come controllo, eccetto un caso, i test erano negativi, dimostrando la buona sensibilità e specificità (ovvero la capacità di un test di dare un risultato corretto nei soggetti sani) della metodica.
Come abbiamo anticipato in apertura, purtroppo il tumore al pancreas è una malattia piuttosto grave, tanto che a 5 anni dalla diagnosi sopravvive solamente l’8 per cento dei pazienti. Nel 2016 in Italia sono stati registrati 13.500 nuovi casi di cancro al pancreas, con un’incidenza particolarmente grave per quanto concerne i pazienti che hanno un’età fra i 60 e gli 80 anni.
La diagnosi tardiva è spesso la causa principale che accorcia le possibilità di sopravvivenza oltre tale soglia quinquennale: nelle sue fasi iniziali infatti la malattia non fornisce sintomi chiari e quando questi si manifestano, purtroppo il tumore ha spesso compiuto una diffusione anche agli organi circostanti, con conseguente abbassamento delle probabilità che le cure abbiano effettivo successo.