Trigliceridi+alti%3A+Sintomi%2C+cause+e+dieta+consigliata.
inranit
/2017/09/21/trigliceridi-alti/amp/

Trigliceridi alti: Sintomi, cause e dieta consigliata.

Pubblicato da
Lorenzo

Per poter arrivare all’individuazione dei contorni di un fenomeno abbastanza diffuso, giova partire con una piccola premessa, e definire rapidamente che cosa siano i trigliceridi. Con tale termine andiamo infatti a definire i principali componenti del tessuto adiposo, nel quale vengono accumulati in diverse quantità, all’interno degli adipociti, delle particolari cellule.

I trigliceridi non sono pertanto affatto un “nemico” del nostro organismo, anzi: oltre a rappresentare uan fondamentale riserva energetica, i trigliceridi possono fungere anche da isolante termico, andando a creare una vera e propria barriera naturale contro le basse temperature. Naturalmente, se i livelli di trigliceridi sono molto alti o molto bassi, lo scenario può cambiare anche drasticamente…

I valori normali

credit: stock.adobe.com

Introdotto quanto sopra, cerchiamo allora di comprendere quando si possa parlare di un livello ordinario di trigliceridi nel sangue, e quando invece è opportuno iniziare a porre in essere quei comportamenti opportuni per poter azzerare gli scostamenti con un range di normalità.

Per far ciò, iniziate a tenere in considerazione che un livello ottimale di trigliceridi nel sangue (sebbene vi siano delle differenze tra i laboratori che effettuano l’analisi del sangue, si aggiri intorno ai 150 mg/dl. Sono tuttavia considerati non particolarmente in grado di destare preoccupazioni valori tra i 50 e i 200 mg/dl. Ne consegue che si parlerà rispettivamente di ipotrigliceridemia e di ipertrigliceridemia se i valori sono inferiori o superiori al range di cui sopra.

Tenete anche conto che di solito l’analisi dei trigliceridi nel sangue viene effettuata in associazione a quella del colesterolo totale, di quello cattivo e di quello buono (rispettivamente, LDL e HDL), per valutare il fattore di rischio cardiovascolare. Si avrà pertanto un rischio alto se i trigliceridi sono superiori a 400, il colesterolo cattivo è superiore a 130 e il colesterolo buono è inferiore a 35 nei maschi e 45 nelle femmine. Si avrà invece un rischio basso se i trigliceridi sono inferiori a 200, il colesterolo cattivo non supera i 100 e quello buono è maggiore di 35 nei maschi e di 45 nelle femmine.

Che cosa è la trigliceridemia

Compiamo ora un ulteriore passo in avanti, al fine di comprendere che cosa si intenda per trigliceridemia. Con questo termine medico si suole descrivere la presenza di trigliceridi nel sangue: non è, pertanto, una condizione patologica! Si tratta di una condizione del tutto normale, che andrà valutata sulla base dei valori più o meno normali di trigliceridi nel sangue. Si parlerà quindi di normotrigliceridemia o di eutrigliceridemia se i valori di trigliceridi sono all’interno dei valori di normalità, di ipertrigliceridemia se i valori sono troppo alti, di ipotrigliceridemia se i valori sono troppo bassi.

Come viene effettuato l’esame del sangue

La trigliceridemia è valutata mediante un comune esame del sangue. Il prelievo deve essere effettuato preferibilmente al mattino, dopo un digiuno di almeno 12 ore (di cibo, mentre è ammessa l’acqua). È inoltre opportuno, la sera prima dell’esame, consumare un pasto leggero ed equilibrato, ed evitare l’assunzione di alcol per almeno 2-3 giorni precedenti il test. Meglio altresì evitare gli eccessi alimentari per almeno 4-5 giorni prima dell’esame, limitando l’attività fisica per almeno 48 ore prima del test.

Come avrà modo di ricordarvi anche il vostro medico, alcuni farmaci potrebbero alterare la trigliceridemia: possono alterare il livello di trigliceridi nel sangue i beta bloccanti, gli estrogeni, le pillole anticoncezionali, la colestiramina, alcuni antipsicotici.

Conoscere la concentrazione dei trigliceridi nel sangue è molto importante poichè è un indicatore utile per poter stabilire il rischio cardiovascolare di un individuo. Spesso un livello di trigliceridi alti possono essere associati a una maggiore probabilità di andare incontro a malattie come la trombosi o le coronapatie. Una relazione che è tanto più valida quanto maggiore è la possibilità dell’ipertrigliceridemia di accompagnarsi ad altri fattori di rischio come l’incremento del colesterolo LDL e la riduzione della frazione HDL. Naturalmente, non sempre l’ipertrigliceridemia è un fattore di rischio cardiovascolare: molto dipende dal tipo di lipoproteine in cui i trigliceridi sono prevalentemente stoccati: parlatene con il vostro medico per saperne di più.

Principali cause, conseguenze e rimedi

Numerose sono le principali cause legate a una condizione di ipertrigliceridemia, sebbene la più ricorrente sia probabilmente indicata in un eccessivo consumo di alcol, o ancora nell’utilizzo di estro-progestinici (come la pillola anticoncezionale), i diabete scompensato e l’ipotiroidismo. In aggiunta a ciò, possono contribuire all’insorgenza dell’ipertrigliceridemia anche gli eccessi calorici, soprattutto se sono associati all’ingestione di zuccheri semplici.

Le conseguenze dei trigliceridi alti dipendono naturalmente da soggetto a soggetto e da quanto sono elevati i valori di trigliceridi. Di solito, se sono particolarmente elevati (intendendosi per tale un livello superiore a 1.000 mg/dl) potrebbe verificarsi il rischio di dolorosecrisi addominali, pancreatite acute, xantoma (cioè la degenerazione della pelle, che tenderà ad assumere un colore giallastro proprio a causa dell’accumulo di lipidi).

credit: stock.adobe.com

Fortunatamente, la condizione di ipertrigliceridemia può essere attenuata e migliorata anche in misura significativa attraverso alcuni rimedi basilari, come la correzione del sovrappeso e dell’obesità, la riduzione del livello di alcol (o l’azzeramento dello stesso), la riduzione del consumo di zuccheri semplici, la limitazione dell’apporto calorico, il consumo di pesce almeno 2 volte la settimana (e in almeno altre 2 volte l’assunzione di legumi per poter sostituire la carne), la limitazione del consumo di cibi ricchi di grassi saturi, la riduzione dei grassi idrogenati, il mantenimento di un elevato livello di consumo di alimenti ricchi di antiossidanti.

Dieta consigliata

credit: stock.adobe.com

Come abbiamo avuto modo di ricordare nelle righe che precedono, una delle motivazioni sottostanti la presenza di trigliceridi alti è ascrivibile alle condotte alimentari e a stili di vita non particolarmente appropriati. Pertanto, abusi alimentari, assunzione di troppe bevande zuccherate o alcoliche, insufficienza di attività fisica complessiva, possono rappresentare un micidiale mix per l’insorgenza dell’ipertrigliceridemia. Ma come poter orientare la propria dieta in modo migliore?

In tal proposito, iniziamo con il rammentare che le calorie dovrebbero essere per quanto possibile limitate, e soprattutto quelle che derivano dagli zuccheri, che determinano un innalzamento della glicemia nel sangue, che di riflesso produce eccessi di insulina che, nei soggetti sedentari, favoriscono una scorretta metabolizzazione dei nutrienti, i quali a loro volta subiscono la conversione in acidi grassi.

Oltre a quanto sopra, è opportuno limitare l’alcol etilico che, pur non essendo un nutriente, contribuisce comunque all’ammontare calorico del pasto, determinando uno stimolo insulinico che è paragonabile a quello dei carboidrati semplici e, dunque, per essere metabolizzato deve subire la conversione biochimica in acidi grassi.

Pertanto, la dieta che punta a conferire una buona mano d’aiuto per il contenimento dei trigliceridi  nel sangue, e una loro normalizzazione in un range di ordinarietà, non potrà che puntare sul contenimento delle porzioni di alimenti a prevalenza glucidia, come la pasta, il pane, il riso, la polenta e tutti gli altri cereali, e i rispettivi derivati. Ancora, sarà opportuno cercare di frazionare le calorie giornaliere in almeno 5 pasti al giorno, evitando le abbuffate e, generalmente, di consumare delle porzioni generalmente troppo abbondanti.

Risulta inoltre essere opportuno cercare di promuovere il consumo di alimenti che contengano degli acidi grassi essenziali appartenenti alla famiglia degli omega3 e, ulteriormente, promuovere il raggiungimento della quota di fibra alimentare pari a circa 30 grammi al giorno.

Come spesso abbiamo modo di ricordare su queste pagine, è infine consigliabile cercare di promuovere l’esercizio fisico, e in particolar modo quello legato al picco glicemico post pranzo: una pedalata o una passeggiata tra le due e le tre ore dopo il pasto principale può infatti essere un vero e proprio toccasana.

Stile di vita consigliato

A margine del nostro approfondimento, abbiamo avuto modo di rammentare nel dettaglio come sia necessario tenere sempre sotto controllo il livello dei trigliceridi nel sangue, considerato che cronici livelli elevati possono incrementare il rischio di malattie coronariche come l’infarto, e dell’aterosclerosi.

Si tenga altresì in considerazione – e anche di ciò abbiamo parlato nei paragrafi precedenti – che ad uno stato di trigliceridi alti si associano frequentemente anche bassi valori del colesterolo HDL (ovvero, quello che generalmente chiamiamo come colesterolo buono) e, spesso, una correlata tendenza al sovrappeso ed alla malattia diabetica.

Insomma, quanto basta per poter fare il punto sulla necessità di far fronte a una simile situazione in maniera consapevole e ottimale, andando a porre in essere quelle che sono le più efficaci contromisure. Giova, in tal senso, rammentare che un netto miglioramento della situazione sopra descritta può essere facilmente ottenuta modificando in modo più salutare il proprio stile di vita. Riassumiamo dunque come fare, fin da oggi, per potersi dare un rinnovato benessere!

Tenere il peso sotto controllo

Nel nostro organismo i trigliceridi svolgono il ruolo di funzione di riserva energetica. Ne deriva che le calorie che assumiamo in eccesso vengono trasformate in trigliceridi, al fine di essere immagazzinate con facilità. Le persone che, dall’esame del sangue, hanno un tasso elevato di trigliceridi nel sangue, dovrebbero dunque parlarne con il proprio medico per poter arrivare alla riduzione dell’assunzione dei cibi, riequilibrando così l’apporto calorico, in linea con il proprio dispendio energetico, andando così a diminuire il proprio peso e, in ultima istanza e a parità di altre condizioni, anche il tasso dei trigliceridi.

Puntare su zuccheri complessi invece che su quelli semplici

Gli zuccheri complessi sono zuccheri a lenta digeribilità, di cui è la pasta preparata e cotta all’italiana. Questi zuccheri sono assorbiti in maniera più lenta rispetto a quelli semplici: a loro volta, entrando in maniera meno veloce nel sangue, tali zuccheri sono in grado di stimolare una minore produzione di trigliceridi da parte del fegato.

Anche in questo caso sarebbe opportuno cercare di ponderare attentamente le proprie modifiche alimentari in compagnia del proprio medico. In alcuni soggetti, infatti, anche il fruttosio (ad esempio, contenuto in abbondanza nell’uva) può rappresentare una leva potente alla produzione di trigliceridi. Meglio pertanto, se il vostro medico è d’accordo, limitare la loro assunzione.

Preferire verdura e legumi

credit: stock.adobe.com

Verdura e legumi sono un toccasana per tanti aspetti del benessere del nostro organismo e, tra i vari, essi possono altresì svolgere il ruolo di controllare l’assorbimento intestinale dei grassi grazie alla fibra in essi contenuta. Aggiungete poi il fatto che i legumi sono ricchi di zuccheri a lenta digeribilità, e che la fibra vegetale è scarsamente sensibile alla cottura

Meglio gli oli vegetali che i grassi solidi

Sempre in merito alle modifiche alimentari che potreste scegliere di porre in essere, valutate la necessità di sostituire ai grassi saturi, caratteristici dei cibi di origine animale, i grassi insaturi, di cui sono ricchi gli oli vegetali, come ad esempio l’olio di mais. In linea di massima, tenete però a mente che l’aspetto più importante non è solamente la limitazione dei grassi alimentari, bensì quella degli zuccheri.

Cercate di abbandonare l’alcol

Molte persone sottovalutano l’effetto che l’alcol e gli alcolici possono avere sul proprio organismo anche in relazione ai trigliceridi, che sono fortemente stimolati, nella loro produzione, dall’alcool in tutte le sue forme. Ne consegue che in presenza di ipertrigliceridemia è fondamentale optare per un controllo o, ancora meglio, per l’abolizione di questa sostanza.

Si tenga conto, anche in questo caso, che è imprescindibile una condivisione con il proprio medico. Ogni persona reagisce infatti all’alcol in maniera diversa, e dunque se alcune persone in seguito a consumi moderati di bevande alcoliche possono aumentare il livello del colesterolo HDL, è anche vero che altre reagiscono in maniera diversa a tale impulso. Bene pertanto cercare di effettuare il controllo dei trigliceridi alti dopo circa 15-20 giorni di dieta senza o con pochissimo alcool, senza però modificare il resto della struttura della dieta stessa, al fine di comprendere e valutare il differenziale del contributo di tale scelta.

Fare più attività fisica

Come intuibile, incrementare il livello di attività fisica può essere di grande aiuto per il proprio benessere, e può darci una mano a normalizzare il tasso dei trigliceridi alti. Non solamente una maggiore attività fisica ci permetterà di mettere sotto controllo il peso corporeo, ma consentirà altresì ai nostri muscoli di bruciare meglio i trigliceridi stessi per produrre l’energia necessaria per il loro movimento. Insomma, l’attività fisica è un toccasana, e non è necessario rammentarlo in questa parte del focus per averne consapevolezza: sia sufficiente rammentare che il movimento può favorire l’attività degli enzimi che digeriscono i trigliceridi e che, dunque, può direttamente influenzare il nostro wellness complessivo.

Fonti e bibliografia

  • Valori di riferimento esami ematochimici. Zanichelli.
  • Biochimica Clinica e Medicina di Laboratorio. M. Ciaccio, G. Lippi; Ed. Edises; 2018
  • Interpretazione degli esami di laboratorio. P. M. Panteghini; Ed. Piccin-Nuova Libreria; 2008
Lorenzo