La frattura malleolo è una lesione piuttosto diffusa che viene contraddistinta da una rottura della prominenza ossea nella parte esterna della caviglia, chiamata – appunto – malleolo (laterale). Per intenderci, la frattura del malleolo è il tipico infortunio che avviene quando si atterra con particolare forza sulle caviglie e, nell’ipotesi di distorsione, di genera un’eccessiva tensione del malleolo, che può dunque rompersi. Cerchiamo di saperne un po’ di più sulle varie forme di frattura del malleolo, e le terapie risolutive per ripristinare una piena funzionalità.
Quando si parla di malleolo, si vuole indicare quella prominenza ossea visibile sia sul lato interno che esterno, o di entrambe le caviglie. Il malleolo presente internamente, mentre il nome di malleolo tibiale, in quanto appartiene alla tibia, ovvero una delle ossa più grandi presenti nello scheletro della gamba. Il malleolo esterno invece è conosciuto come malleolo peroneale, perché costituisce il perone, ovvero il secondo osso dello scheletro della gamba.
Entrambe i malleoli sono caratterizzati da elementi anatomici particolari. Ad esempio, nella superficie interna, posseggono una zona liscia, che permette loro di articolarsi con il talo, l’orso del tarso che costituisce a sua volta l’articolazione della caviglia. I due malleoli sono inoltre sede di inserzione di legamenti fondamentali. I legamenti mediali o deltoidei della caviglia, ed i legamenti laterali della caviglia. Le loro funzioni garantiscono stabilità all’articolazione della caviglia.
Lo scheletro umano dunque, possiede possiede in totale ben quattro malleoli, due per ogni arto inferiore. Nel linguaggio degli studiosi anatomisti umani, il malleolo posto lateralmente alla caviglia, è il cosiddetto malleolo tibiale o mediale, mentre il malleolo posto sul lato esterno della caviglia, prende il nome di malleolo peroneale o malleolo laterale. In alcuni testi di anatomia, è possibile leggere come il malleolo sia considerato un processo osseo o prominenza ossea, che hanno il medesimo significato.
Il termine mediale, ed il termine laterale, sono due parole dal significato opposto. Per comprendere esattamente cosa si intende in questo caso specifico, bisogna fare un passo indietro ed immaginare il nostro corpo diviso in due metà simmetriche ed esattamente uguali: la metà di destra e la metà di sinistra. Da questa divisione, risulta che per ciascuna metà sono presenti u occhio, un orecchio, una narice nasale, un braccio, una mano, una gamba ed un piede. L’asse che suddivide lo scheletro in due metà uguali, prende il nome di piano sagittale, oppure piano mediano di simmetria. Il termine mediale indica il rapporto di vicinanza al piano sagittale. Il malleolo mediale in questo caso, è quello più vicino. Il termine laterale invece, indica il rapporto di lontananza dal piano sagittale, per questo il malleolo laterale è quello più distante dal piano sagittale.
Tutti gli organi anatomici presenti nel nostro corpo possono essere sia mediali che laterali se osservati da un punto di riferimento. Ora faremo un paio di esempio che serviranno a chiarire il concetto:
Il malleolo mediale, o tibiale, ed il malleolo laterale o peroneale, risiedono entrambi nell’estremità inferiore o ditale della tibia e nell’estremità inferiore o distale del perone. Questo ci fa capire da dove deriva l’utilizzo del termine “tibiale e peroneale”. In breve, la tibia ed il perone sono due ossa pari, che uniti tra loro in due punti formanola scheletro di ciascuna gamba, ovvero la regione dell’arto inferiore che si trava tra la coscia superiormente ed il piede inferiormente. Possiamo intuire così dalla posizione dei malleoli, che la tibia è mediale rispetto al perone.
Il malleolo tibiale presente nella tibia è un prolungamento osseo che ha un doppio sviluppo: sia verso il basso che in direzione mediale. Esso è di forma piramidale e si trova situato sul margine mediale della tibia, ed costituito da cinque elementi anatomici degni di nota, che ora analizzeremo insieme:
La frattura del malleolo è tipica della distorsione della caviglia, se la forza applicata è notevole. Come anticipato, si può verificarsi anche in seguito a un errato atterraggio dopo un salto, o ancora a causa di un contrasto o di una caduta accidentale.
I pazienti che subiscono la frattura del malleolo avvertono un dolore improvviso e lancinante sulla parte esterna della caviglia, ove ha sede il malleolo laterale. La rottura del malleolo obbliga inoltre il soggetto a zoppicare, poiché non è più in grado di appoggiare il peso sulla gamba lesa. Di norma, il fastidio è inoltre più intenso durante la notte o appena ci si sveglia. Tra gli altri sintomi, il tipico gonfiore, gli ematomi e il dolore che si può avvertire toccando la regione colpita dell’osso.
Per poter arrivare a una concreta diagnosi della frattura del malleolo il medico procederà a effettuare un esame soggettivo e un oggettivo, aiutandosi cn una radiografia, necessaria per poter confermare la diagnosi e valutare la gravità della lesione. A volte possono essere richiesti altri esami come la risonanza magnetica, la TAC o la scintigrafia ossea, qualora il medico voglia valutare lo stato dei tessuti molli.
Non sempre la cura della frattura del malleolo passa per un trattamento chirurgico. Se infatti la caviglia è stabile e la frattura è composta o appena scomposta, potrebbe essere sufficiente propendere per un trattamento di tipo conservativo, proteggendo la frattura mentre si guarisce attraverso l’uso di un tutore, di gesso corto, e di altri strumenti che permettano di evitare stress all’articolazione danneggiata. Può inoltre essere utile procedere alla magnetoterapia, una particolare terapia che è basata sull’applicazione di campi magnetici alla caviglia, riducendo i tempi di guarigione.
Sarà inoltre necessario, trascorso il tempo concordato con il medico, di ripetere la radiografia della caviglia per accertarsi che i frammenti della frattura non si siano spostati durante il processo di guarigione. Complessivamente, la prognosi sarà di 40 o 50 giorni per camminare senza l’ausilio di stampelle e di circa 3 mesi per poter ritornare gradualmente all’attività sportiva.
Di contro, se la frattura è scomposta o se la caviglia è giudicata instabile, la frattura può essere trattata solamente con un intervento chirurgico che punta a ridurre la frattura mediante allineamento corretto dei frammenti ossei, che verranno uniti con viti e placche metalliche alla superficie esterna dell’osso mentre si forma il callo osseo. Generalmente, dopo un anno, si rimuove la placca metallica e le viti con un intervento chirurgico molto semplice e di norma privo di qualsiasi complicazione.
La fisioterapia è un passaggio molto importante nella completa guarigione dalla frattura del malleolo, ed è comunque fondamentale a prescindere dal fatto che la frattura in questione sia composta o sia scomposta. Il trattamento con sedute mirate di fisioterapia punta infatti a recuperare correttamente la forza, l’ampiezza di movimento e l’equilibrio.
Si tenga conto, in tal senso, che gli esercizi di riabilitazione sono molto simili a quelli della distorsione della caviglia, e che possono permettere una corposa riduzione dei tempi di recupero. In particolare, all’inizio il fisioterapista sottoporrà il paziente a una serie di esercizi di mobilizzazione passiva, mentre successivamente si passa gradualmente all’effettuazione di movimenti attivi. L’obiettivo sarà quello di rinforzare il polpaccio e di ridurre il dolore alla caviglia con un graduale ritorno allo “sforzo” dell’articolazione, comunque – naturalmente- graduale.
Se desiderate saperne di più sulle caratteristiche della frattura del malleolo e, soprattutto, sulle modalità con cui potete ritrovare una corretta fruizione di questa parte importante degli arti inferiori, vi consigliamo naturalmente di parlarne con il vostro medico di riferimento.