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Disbiosi intestinale: tutte le caratteristiche di un disturbo molto comune!

Pubblicato da
Lorenzo

Proprio per questo motivo al termine è generalmente accompagnato un aggettivo in grado di specificare in quale parte del corpo è presente il problema: nel nostro caso, giova ricordare che la disbiosi intestinale è certamente una delle più diffuse, tanto che oramai quando si parla – singolarmente – di disbiosi, si suole sottointendere proprio la disbiosi intestinale, ovvero l’alterazione della microflora batterica che popola l’intestino umano, e in particolar modo quello crasso.

Cos’è la flora batterica intestinale

La flora batterica intestinale, come quella di tutto l’apparato digerente, è l’insieme dei microrganismi presenti nel sistema digestivo, che coadiuvano la digestione degli alimenti, la scissione dei nutrienti e degli elementi chimici presenti nel cibo e necessari al corpo umano per funzionare. L’intestino in particolare è popolato da un numero impressionante di microrganismi, in quanto è molto esteso, tanto che tutta la mucosa intestinale, se distesa su un pavimento, occuperebbe 200 metri quadrati.

Sono circa 400 i micro-batteri diversi che possono essere trovati nel nostro apparato digerente, a seconda della loro localizzazione. Nel colon si trovano i batteri anaerobici, i bifidobatteri, mentre nell’intestino tenue vi è una forte presenza di batteri aerobici, come i lattobacilli.

Questa flora batterica, assente nel feto, inizia a svilupparsi appena dopo il parto, con una presenza di miliardi di batteri penetrati dall’ano e dalla bocca. Il neonato inizia subito a sviluppare questa utile flora batterica, e la sua alimentazione iniziale è dunque fondamentale per costruire una struttura equilibrata che contenga moltissimi batteri. La colonizzazione avviene grazie all’azione del latte materno, che agevola i bifidobatteri che sono i batteri migliori per la formazione della flora intestinale e il benessere dell’apparato digerente. Si tratta di una simbiosi tra batteri e corpo umano utile e fondamentale, in cui, sia l’intestino, che i micro-batteri, hanno i loro vantaggi nel cooperare.

Il corpo dunque ospita i batteri, fornendogli cibo, mentre a loro volta, i batteri aiutano la fermentazione del cibo e svolgono una funzione di protezione per la mucosa, altrimenti esposta all’azione di altri batteri molto dannosi.
Un’alimentazione equilibrata, in cui siano presenti molti polisaccaridi vegetali, è quindi fondamentale per l’equilibrio di questi batteri e a loro funzione di fermentazione, che consente di produrre gli acidi grassi insaturi necessari a fornire l’energia alle cellule. Questi acidi sono generalmente l’acido butirrico, il propionico e l’acetico, fondamentali sia per la protezione dell’intestino e del colon, che per dare energia alle cellule epiteliali. La funzione trofica della flora intestinale, non consente a molti patogeni di attecchire sulla mucosa, ed è quindi parte integrante del sistema immunitario umano, oltre a consentire la produzione delle vitamine B12 e K, e degli aminoacidi cisteina, glutamina e arginina, e partecipa alla metabolizzazione della bilirubina e degli acidi biliari. Questa protezione della mucosa difende dunque l’intestino da numerosi patogeni responsabili della diarrea, di coliti e stipsi.

Classificazione

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La disbiosi può essere classificata secondo due principali condizioni, in disbiosi putrefattiva e disbiosi fermentativa.

Nella disbiosi putreffativa, la disbiosi è una conseguenza di un’alimentazione a base di grassi e carne, con pochissime fibre. In questo caso si avranno flautolenze frequenti, dall’odore forte e nauseante, stitichezza e feci grasse. Gli aminoacidi verranno digeriti parzialmente, producendo amine tossiche responsabili del cattivo odore e di un’acidità elevata nelle feci a causa della presenza dell’ammoniaca. In questa condizione di disbiosi, si sconsiglia l’assunzione degli antibiotici.
La disbiosi fermentativa è invece causata da un’alimentazione a base di carboidrati complessi e zuccheri, unita al malassorbimento e ad alcune intolleranze, in particolare celiachia, e lattosio. Qui si può intervenire, ma non con i fermenti lattici e gli integratori di fibre, in quanto questa pratica aggraverebbe le problematiche anziché correggerle. Il medico inoltre, deve accertare qualsiasi presenza di allergie e intolleranza alimentare, o patologie a carico dell’apparato digerente, prima di indicare diete senza amidi e zuccheri, e cure con antibiotici.

Cause

La flora batterica è una sorta di “carta di identità” del nostro organismo, considerato che varia da soggetto a soggetto. Quel che non cambia è il fatto che, in un individuo in salute, l’eventuale disbiosi è da ricercarsi soprattutto in una non corretta alimentazione, con eccessi alimentari di zuccheri, di alcol o di carne, accompagnati magari dalla carenza di alimenti vegetali. Altre volte sono chiamati in causa come determinanti della disbiosi gli additivi alimentari e i residui ormonali o antiparassitari.

Altre possibili cause sono da ricercarsi in terapie antibiotiche, antiacide con inibitori della pompa protonica, abuso di lassativi, trattamenti ormonali, malattie epatiche, gastriche, pancreatiche, delle vie biliari, disordini di malassorbimento, patologie enteriche.

In relazione a quanto sopra, bisogna purtroppo notare come tra le cause elencate è sempre più importante l’eccessivo di utilizzo, spesso non giustificato, di antibiotici. Gli antibiotici con la loro azione potente possono infatti uccidere o ridurre l’azione dei batteri intestinali residenti. Pertanto, proprio in associazione a tali medicinali, i medici consigliano una contemporanea assunzione di fermenti lattici in grandi quantità.

Ricordiamo altresì che di fianco alle cause patologiche di disbiosi, esistono anche quelle “parafisiologiche”, tipiche dei bambini e causati da immaturità dell’immunità, turbe nella motilità intestinale, anomalie dell’acidità gastriche, e così via.

Sintomi

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Passando ai suoi sintomi, la disbiosi intestinale è prevalentemente interessata da una serie di problemi e di fastidi a livello gastrointestinale. Tra i più comuni ricordiamo gonfiori, maldigestione, meteorismo, nausea, vomito, flatulenza, disturbi dell’alvo. Nella donna può inoltre essere responsabile di infezioni genitali come la candidosi. Possono inoltre insorgere altri disturbi come quelli del sonno.

Anche le alterazioni dell’umore possono essere annoverate tra i sintomi della disbiosi, cosi come la steatorrea, che consiste nella presenza abbondante di grasso nelle feci. Non si tratta di un problema grave, ma è riconducibile spesso ad un’alimentazione sbagliata, che riconduce anche alla disbiosi, e al malassorbimento, che potrebbe causare anche sangue nelle feci. Anche l’assunzione eccessiva, o comunque normale, di farmaci diuretici può provocare questi sintomi.

Dieta

Trattandosi di un problema che probabilmente deriva soprattutto dalla scorretta alimentazione, una volta che viene effettuata la diagnosi di disbiosi, la principale misura terapeutica sarà la dieta, associata a terapie drenanti che facilitino la depurazione dell’organismo, ripristinando gli equilibri “smarriti”.

In particolar modo, la dieta per la disbiosi intestinale viene effettuata mediante l’assunzione di fermenti lattici (o bioterapici, o batteri lattici), particolari batteri che hanno la caratteristica principale di poter produrre grandi quantità di acido lattico (tra i più noti, lactobacillus, lactococcus, streptococcus, pediococcus).

Generalmente, per correggere il difetto di alimentazione, vengono utilizzate le cosiddette Diete di Esclusione, ovvero si cerca di individuare quale cibo risulta responsabile della disbiosi, quando non sono dei farmaci i responsabili, o anche operazioni chirurgiche o malattie diverse che hanno la conseguenza di squilibrare la flora intestinale. Per comprendere quando la disbiosi è dovuta all’alimentazione, si ha un effetto immediato, e quindi una reazione intestinale, quando si ingeriscono determinati cibi. Si va quindi ad esclusione, provando diversi cibi per osservare le reazioni, e quindi eliminare il cibo individuato, dalla dieta. Si potrà, dopo alcuni mesi, riprovare la reintroduzione di quel determinato alimento. Anche determinate categorie di cibi, e non un singolo alimento, possono essere responsabili della disbiosi, e in quel caso, va eliminata l’intera categoria. Questa pratica di dieta di esclusione consente anche di effettuare una diagnosi della disbiosi, ma il medico dovrà affiancare anche altri esami e analisi per diagnosticare con certezza la condizione, attraverso l’analisi del Ph delle feci, che viene aumentato a causa dei problemi alla flora batterica, la coprocultura, che analizza quali batteri sono presenti nelle feci, e il test di indolo delle urine.

Conseguenze

Non tutti sanno che l’alterazione della flora intestinale non conduce a conseguenze solo locali: nell’intestino infatti è largamente rappresentato l’intero sistema immunitario e, di conseguenza, il rischio che possano verificarsi situazioni spiacevoli per l’intero organismo o a distanza, sono piuttosto elevate. Tra le conseguenze più note ci sono ad esempio la colite, le poliposi, i diverticoli.

Inoltre, ricordiamo come le disbiosi possano svolgere un ruolo anche nel determinare alcune patologie di natura epatiche, e come l’alterazione della microflora batterica sia responsabile – insieme al contributo di altri fattori – anche in disturbi di natura reumatica, insufficienze venose agli arti inferiori, sindrome emorroidarie, aterosclerosi, ipertensione.

La disbiosi, infine, è anche in grado di influenzae la comparsa di intolleranze e di allergie di natura intestinale, favorite da un’aumentata penetrazione di macromolecole nell’intestino e a una insufficiente attività difensiva locale.

Se desiderate saperne di più, vi consigliamo naturalmente di parlarne con il vostro medico di riferimento, e affrontare in maniera specifica le vostre condizioni.

Lorenzo