L’assenzio è una pianta della famiglia delle Asteraceae, molto piccola, che prende il nome scientifico di Artemisia absinthium. Viene utilizzata per lo più per la distillazione e le per le sue proprietà medicinali, note già in passato. Ma viene sfruttata anche dall’industria agralimentare, in particolare nella produzione di liquori e vermuth, per la sua base molto amara ed aromatica. Il nome corretto di questa pianta livello commerciale, sarebbe quello di assenzio maggiore.
In passato veniva messa in gocce su delle zollette di zucchero per riuscire a degustare e assimilare questo distillato. La pianta si presenta come un’erbacea alta dai 40 ai 120 centimetri, con fusti legnosi e privi di lattice. Le piante hanno un alto contenuto di oli essenziali e lattoni. Il suo utilizzo medico viene indicato soprattutto per i problemi gastrici, ma la si ritiene utile anche per regolare le mestruazioni e per abbassare la febbre. Venne considerata anche una droga, e per questo, in alcuni paesi, ne fu stato vietato l’uso o comunque ne era prevista la somministrazione sotto controllo medico.
Questo in quanto molte persone ritenevano, quando assunto sotto forma di distillato con dello zucchero, di vivere allucinazioni e stati confusionali, o di vivere, come nel caso degli scrittori, stati creativi dovuti alla sua assunzione. In realtà, alcuni studi hanno accertato che questi stati di dissociazione dalla realtà fossero dovuti all’associazione con altre erbe per aromatizzare il distillato, che una volta eliminate ne avrebbero annullato l’effetto allucinogeno. La pianta cresce sulle montagne europee, asiatiche e nordamericane.
L’assenzio, come detto, viene consigliato per i disturbi gastrici in quanto aiuta la digestione, e la secrezione da parte della bile. Inoltre è un vermifugo ma combatte l’atonia gastrica, l’inappetenza, l’amenorrea e le infiammazioni delle mucose. Inoltre viene indicato contro il vomito da stress. Oltre a regolare il flusso delle mestruazioni, aiuta anche in caso di assenza del flusso mestruale, nella patologia detta appunto amenorrea. Ma il suo impiego è sfruttato anche nella fase post’operatoria, quanto il paziente soffre di inappetenza.
In antichità veniva utilizzato anche come tonico ed energetico, mentre in agricoltura veniva impiegato come antiparassitario naturale. Nel 1800, il suo utilizzo però si diffuse come distillato, creando quei problemi descritti nel primo paragrafo, soprattutto a causa anche dell’assuefazione che le erbe associate provocavano nei consumatori. Le prime notizie delle proprietà mediche dell’assenzio sono rintracciabili nei documenti dell’antico Egitto, mentre i Romani ne fecero ampie descrizioni. Nel 1700 veniva diffusamente prescritto ed utilizzato come medicinale insieme all’anice, alla melissa e altre erbe aromatiche. Si consiglia l’assunzione sotto forma di infuso o decotto tra i 3 e i 4,5 g disciolti in mezzo litro di acqua, da dividere in tre assunzioni giornaliere, mentre si sconsiglia l’assunzione del liquore per trattamenti fitoterapici a causa, logicamente, del contenuto alcolico che annullerebbe tutti i benefici della pianta.
La pianta di assenzio ha numerose proprietà digestive. Rende più semplice il passaggio della bile tra fegato stomaco. Chi ha problemi di acidità di stomaco può assumerlo sotto forma di decotto o infuso per trovare sollievo. Aiuta a gestire i dolori del ciclo mestruale, come quelli addominali e la nausea. Molte donne lo usano anche per regolarizzare il ciclo.
Alcuni studi fatti in merito alla morbo di Crohn, malattia infiammatoria dell’intestino, hanno evidenziato che alcune miscele contenenti l’assenzio, miglioravano la qualità della vita. Tra gli altri benefici della pianta troviamo quelli di combattere l’aria in pancia, l’insonnia e in parte l’anoressia, visto che stimola l’appetito.
L’olio essenziale di assenzio o di artemisia ha vari benefici sul corpo. Per prima cosa è un potente vermifugo. Riesce a uccidere i vermi intestinali. Tuttavia deve essere utilizzato solo sotto controllo medico, il fai-da-te non è mai consigliato. Tra le altre cose può essere utilizzato con la massima cautela anche nel caso di attacchi epilettici e convulsioni. Utile in caso di stress e insonnia.
L’olio essenziale di assenzio è usato per le sue proprietà benefiche sulla circolazione sanguigna. Va ad alleviare anche l’affaticamento.
L’assenzio ha queste proprietà perché contiene molti elementi diversi utili al corpo umano, tra cui i principali sono i lattoni sesquiterpenici, composti chimici naturali riconoscibili per il caratteristico gusto amaro che poi si trasmette al distillato e all’infuso. Nella pianta dell’assenzio, i lattoni sono presenti sotto forma di olio essenziale il cui contenuto è composto soprattutto da β-thujone. Un altro componente minoritario dei lattoni presente nell’olio essenziale è l’α-thujone, che sono considerati tossici da alcuni studi, ma con livelli estremamente bassi. La composizione chimica della pianta d’assenzio si arricchisce anche di tannini, acidi fenolici e glucosidi flavonolici.
Non sempre l’infuso, o il decotto di assenzio, sono indicati per scopi medici. Presenta infatti controindicazioni per i malati di ulcera gastrica e duodenale, per le donne in gravidanza e nel periodo di allattamento. Questo in quanto, seppur la tossicità della pianta è ritenuta estremamente bassa, potrebbe in alcuni casi danneggiare il feto e il bambino. Nel caso si esageri con le dosi, l’assenzio potrebbe comportare casi di diarrea, vomito e affaticamento. Ma in casi di abuso grave, specialmente nel caso del distillato, si potrebbero riscontrare anche ipotensione, abbassamento delle pulsazioni, respirazione affannata e convulsioni.
Questi effetti, secondo le ultime ricerche, sono dovuti non alla tossicità del tujone, troppo modesta, ma all’alcool, di cui spesso li appassionati di assenzio abusano. In passato la distillazione era l’unico metodo per estrarre gli elementi di una pianta, e questo portò ad una certa mitologia sull’assenzio. Le ricerche moderne su antiche bottiglie hanno stabilito la presenta di zinco e cloruro d’antimonio, dovuto alla scarsa igiene e alla contaminazione del distillato con altre erbe incluse nelle ricette originali del passato, con elementi tossici di cui l’uomo non era ancora a conoscenza. La moderna farmacologia ha permesso di depurare l’assenzio da questi elementi nocivi, e oggi il suo consumo, se non abusato, è ritenuto pressoché sicuro.
Impropriamente descritta come bevanda allucinogena. L’assenzio è famoso quindi per la sua presunta proprietà di dare allucinazioni ma in realtà, gli studi scientifici non ne hanno mai dimostrato tale aspetto. A far nascere questa convinzione sono state due cose. La prima gli studi di Valentin Magnan, che fece vari esperimenti sull’alcolismo e notò che somministrando olio di assenzio, le allucinazioni venivano in fretta (studi poi rivisti e smentiti). Intervennero poi alcuni artisti boemi che bevendone molto, andarono a incrementare la sua fama. In particolar modo furono Toulouse-Lautrec e Vincent Van Gogh a diffondere ulteriormente questa idea.
Di nuovo alla ribalta l’idea dei suoi presunti effetti psicoattivi quando un articolo scientifico mise a confronto l’assenzio con la cannabis. Dentro la bevanda vi era un chetone con una certa somiglianza strutturale con il THC della cannabis. Venne ipotizzato che vi era una certa affinità ma tutto questo circa vent’anni dopo (nel 1999) venne smentito.
Tra gli effetti dell’assenzio sul tessuto nervoso troviamo quello di apertura mentale. Chi ama ogni tanto bere assenzio parla anche di ubriachezza lucida. Studi successivi parlavano del fatto che a dare questi effetti secondari era la combinazione con altre erbe, alcune stimolanti, altre sedative.
Alcune bevande a base di assenzio possono dare effetti allucinogeni perché impure e unite a sostanze come l’alcol impuro, coloranti tossici e l’olio di assenzio.
Si tratta di una pianta legnosa alla base. Le gemme distano dal suolo tra i 2 e i 30 centimetri. Durante l’inverno le foglie seccano e cadono, dell’assenzio maggiore resta solo la parte legnosa. Non contiene lattice ma oli eterei.
Le radici dell’assenzio maggiore sono un rizoma, ed è da qui che si vanno poi a creare fusti sterili oppure fioriferi. I fusti vanno dal grigio al verde, sono semi-legnosi e rigidi, nella parte superiore si ramifica, molto raramente in quella inferiore.
Le foglie alla base sono picciolate e più grandi di quelle cauline, entrambe con segmenti. Le foglie sono verdi, la presenza delle peluria bianca le rende grigiastre. Il loro forte odore attira molto l’attenzione ma al sapore risultano amare.
L’infiorescenza è a pannocchia fogliosa, i capolini sono in media tra i 30 e i 60 e in rare circostanze, arrivano a 90. Hanno un portamento pendulo. Il frutto invece è un achenio, leggermente curvo e senza pappo. L’impollinazione dell’assenzio maggiore è favorita dal vento, la fecondazione avviene infatti attraverso l’impollinazione.
La sua coltivazione avviene praticamente in tutte le parti del mondo dove il clima è temperato. Può nascere quindi in Europa, in Asia temperata, nell’Africa del Nord, nel Cile e nell’America settentrionale. In Italia è molto facile da trovare, ad eccezion fatta della Pianura Padana e delle isole.
La si trova facilmente vicino ai centri abitati delle regioni montane, ma anche nei luoghi incolti. Si adatta sui terreni calcarei e silicei, il terreno deve avere un pH basico, buoni valori nutrizioni e deve essere secco. Si trovano fino a 1100 metri sopra il livello del mare.
L’assenzio viene colorato in modo naturale, può attraversare tutte le gradazioni del verde ma assumere anche un tono giallino. L’assenzio così come viene prodotto è incolore e spesso viene venduto in questo modo. L’assenzio verde è molto costoso e difficile da reperire. In commercio si trova l’assenzio verde a basso costo ma è prodotto con coloranti artificiali.
Il vero assenzio per prima cosa deve essere distillato, non devono esserci stati aggiunti oli essenziali o essenze all’alcol. La differenza tra questi prodotti è enorme. Il vero assenzio poi deve avere l’anice verde all’interno, molto aromatico. La gradazione va dai 45 ai 75 gradi.
L’assenzio è una delle piante maggiormente accreditate di leggende, storie, favole, miti e fantasie. In buona parte gioca un ruolo particolarmente importante in tal senso la sua lunghissima storia: la bevanda che viene ottenuta dalla pianta veniva utilizzata già dai romani, mentre successivamente i francesi (anche per merito di alcuni artisti particolarmente “promotori” delle sue qualità!) ne accreditarono doti particolarmente inebrianti, e altresì allucinogene.
E così, tra mito e verità, l’assenzio ha finito con l’annoverare su di sé centinaia di leggende. Abbiamo scelto di condividere con voi quelle più note!
Nei primi anni dell’800 l’assenzio si aggiudicò il nome comune di Fata verde. Scoprire il perché è abbastanza semplice: in quegli anni si diffuse infatti una leggenda secondo cui questa bevanda era riuscita a ispirare il genio di alcuni noti artisti. Il potere magico e fatato dell’assenzio su poi unito all’aggettivo “verde” per il suo tradizionale colore smeraldo, che rende particolarmente riconoscibile la sostanza.
A proposito di artisti, tra i suoi maggiori fruitori pare vi fosse Oscar Wilde, che non a caso arrivò a dedicare all’assenzio un suo scritto, nel quale venivano descritti gli effetti dell’assunzione di questa bevanda, e un invito a perseverare nel suo consumo per arrivare a “vedere le cose che volete, cose strane, cose meravigliose”.
Una storia ben più drammatica legata all’assenzio è poi quella di Jean Lanfray, un giovane contadino svizzero che una notte del 1905 si rese colpevole di un brutale omicidio ai danni della moglie e dei figli. La stampa dell’epoca attribuì quanto accaduto alle alterazioni subite da Lanfray a causa del recente consumo di assenzio.
In realtà, nonostante l’assenzio fu posto al centro delle polemiche per un po’ di tempo, la pianta e la bevanda non ottennero particolari pregiudizi. Anche perché è ben noto che è impossibile intossicarsi di assenzio, considerato che nelle bevande il limite del principio attivo che potrebbe provocare deliri e visioni è abbastanza basso.
Ad ogni modo, la cattiva nomea dell’assenzio (o, meglio, la sua mitizzazione, con i pro e i contro) era ben nota da tempi più remoti. Tra i simboli delle critiche legate all’uso dell’assenzio vi è anche la bella opera d’arte di Edgar Degas, attualmente esposta al Museo d’Orsay di Parigi, dal titolo (naturalmente!) L’Assenzio.
Risalente al 1876, il quadro mostra una scena ambientata al Cafè de la Nouvelle Athenes in Place Pigalle, e rappresenta alcuni personaggi noti dell’epoca, intenti a bere assenzio con un atteggiamento che dovrebbe dimostrare il primo stordimento legato proprio all’uso della bevanda. L’opera fu interpretata perciò come una denuncia della piaga dell’abuso della sostanza.
A questo punto, potrebbe essere utile cercare di comprendere per quale motivo l’assenzio fu proibito per così tanto tempo. Abbiamo infatti compreso che molte delle presunte caratteristiche legate all’assenzio sono in realtà dei miti non provati, e che dunque spesso le specificità dell’assenzio sono state “mediaticamente” gonfiate. Eppure, per tanto tempo l’assenzio è stato vietato. Perché?
Probabilmente, a far giocare un ruolo particolarmente sfavorevole all’assenzio è stato un mix di determinanti. In primo luogo, si trattava di un alcolico molto bevuto e, dunque, probabilmente anche in grado di giocare meglio di altri la funzione di capro espiatorio per colpire gli operatori. È inoltre possibile che a fungere da elemento negativo sia stata anche la presenza di prodotti di scarsa qualità e nocivi per la salute, etichettati in realtà con il nome di assenzio ma solo lontanamente riconducibili alla pianta.