La varicella è una delle malattie più comuni. In grado di colpire adulti e bambini, generalmente ha un decorso che non lascia particolari pregiudizi: se tuttavia la varicella colpisce un neonato, può comportare manifestazioni piuttosto serie che potrebbe essere necessario contrastare in maniera tempestiva. Per gli altri casi, non c’è in realtà molto da fare, se non lasciare sfogare completamente la patologia, alleviando i principali disturbi che da essa sono provocati.
La varicella è provocata dal virus varicella-zoster. I bambini possono essere protetti dal virus responsabile di tale malattia solamente mediante la somministrazione di un apposito vaccino, generalmente applicato tra i 12 e i 15 mesi, con richiamo dai 4 e i 6 anni di età al fine di avere un’ulteriore protezione.
Stando alle più recenti statistiche, il vaccino si dichiara efficace tra il 70% e l’85% dei casi nel prevenire l’infezione lieve, e in più del 95% dei casi nella prevenzione delle forme moderate e gravi. Sebbene il vaccino funzioni abbastanza bene, alcuni ragazzi immunizzati contraggono ugualmente la malattia (in questo caso, comunque, i sintomi saranno particolarmente miti).
La varicella è contraddistinta principalmente da un rash rosso e pruriginoso sulla pelle: le prime aree ad essere colpite sono il ventre, la schiena e il viso, ma successivamente il rash si propaga a tutte le zone, ivi comprese la bocca, il naso, le orecchie, i genitali, il cuoio capelluto. L’eruzione cutanea somiglia inizialmente a piccole protuberanze simili a punture di insetto, per poi sfociare il vesciche sottili piene di liquido chiaro. La vescica si rompe, lasciando una piaga aperta che sviluppa una crosta.
Non sono inoltre esclusi altri sintomi come febbre, dolori addominali, mal di gola, mal di testa, malessere prima che l’eruzione cutanea appaia. La febbre non è mai elevatissima (raramente supera i 39 gradi).
La varicella è, purtroppo, una malattia molto contagiosa. Il suo contagio inizia da circa 2 giorni prima dell’eruzione cutanea, fino a che tutte le vesciche hanno sviluppato la crosta, e oltre. Il periodo di incubazione è tra i 10 e i 20 giorni.
A proposito di trasmissione e di contagio, è purtroppo molto facile contrarre tale patologia, considerando ad esempio che la maggior parte dei bambini che hanno un fratello che è stato infettato, ne verranno infettati allo stesso modo.
Generalmente il pediatra non punta a prescrivere specifiche cure contro la varicella, ma solamente farmaci che possano attenuare i sintomi. Di norma, per poter attenuare la sensazione di prurito che è provocato dalla manifestazione della varicella, i genitori possono fare al bimbo un bel bagnetto quotidiano, utilizzando un sapone a ph fisiologico e, successivamente, procedendo ad asciugarlo con un asciugamano di spugna morbida, evitando di frizionare o di sfregare le lesioni. Viene inoltre consigliata l’applicazione di un latte idratante. Per poter evitare che il bimbo si infetti ulteriormente grattandosi, è bene mantenere le sue unghie sempre molto corte.
Per quanto siano casi fortemente minoritaria, la varicella non esclude complicazioni. la malattia decorre generalmente senza complicazioni, tranne che nell’ipotesi del neonato, poichè sprovvisto ancora degli anticorpi di questa malattia.
Dunque, nell’ipotesi in cui il neonato contragga la varicella, è bene riporre la massima attenzione: è infatti possibile – pur raro – che la varicella possa complicarsi con polmonite, da curarsi con gli antibiotici, e ancora più di rado, con malattie che possono colpire altri organi come il cervello (encefalite).
Tra le altre complicazioni minori vi è anche l’infezione batterica della pelle, causata dal continuo grattarsi del bambino. Ad ogni modo, è in genere sufficiente disinfettare le vescicole con acqua ossigenata, utilizzando delle garze sterili.
Nell’ipotesi di donne in gravidanza, è opportuno non stare in contatto con bambini che hanno contratto la varicella, visto e considerato che essa può teoricamente trasmettersi al feto attraverso la placenta e causare potenziali complicazioni (se contratta nel primo trimestre, e non solo).
Il virus rimane infine latente nell’individuo che ha avuto la varicella, e può riattivarsi con il passare degli anni, quando le difese immunitarie si indeboliscono. In tale ambito, frequenti possono essere manifestazioni locali sulla cute come l’herpes zoster (il fuoco di Sant’Antonio), una dermatite dolorosa creata proprio dal virus della varicella.
La varicella nei neonati è un problema potenzialmente serio, da affrontare con la giusta consapevolezza e senza drammi. Si tratta altresì di un problema che è oggi possibile “gestire” con opportune “armi” e che, come abbiamo visto, sono generalmente molto efficaci per poter ridurre tutti i possibili disturbi derivanti dalla patologia. Aggiungiamo ora che si tratta, purtroppo, di una malattia estremamente contagiosa, e che spesso è condotta nella sfera del neonato a causa… dei suoi fratelli! Se infatti il neonato ha un fratello maggiore che è già in età scolastica, le possibilità che venga a contatto con la varicella si amplificano in misura notevole, e spesso anche ponendo a regime i migliori presupposti, non si riesce a evitare il temuto contagio. Cosa si può fare, allora?
Anche se nel paragrafo precedente abbiamo affermato che spesso nonostante tutte le prevenzioni possibili non è possibile escludere che il bebè possa entrare in contatto con la varicella del fratello, ciò non toglie che porre in essere tutte le precauzioni possibili è il compito di ogni buon genitore. Per questo motivo, cominciamo con il ribadire che nella prevenzione della varicella il lattante trae sicuro giovamento dall’allattamento materno: il latte materno può infatti assicurare al neonato l’assunzione di un alto numero di anticorpi specifici. Da quanto sopra ne deriva che se la mamma in vita sua ha già contratto la varicella, gli anticorpi verranno trasferiti al bimbo, compresi quelli maturati in gravidanza.
Questo non significa però che il bimbo possa ritenersi al sicuro dalla malattia: la patologia potrà infatti pur sempre interessarlo, ma generalmente andrà incontro a dei sintomi che saranno più sfumati rispetto all’ipotesi in cui il neonato non assuma gli anticorpi mediante il latte materno. Nel caso specifico di questa parte d’approfondimento, il bambino potrebbe infatti entrare a contatto con il fratello malato: trattandosi di un contatto che non è casuale e di breve durata, ne deriva che sarà più elevata la viremia, cioè la concentrazione di virus nel sangue.
Per quanto concerne la vaccinazione, così come avviene nell’ipotesi di altre vaccinazioni (si pensi alla vaccinazione antimorbillo), la stessa andrebbe fatta entro le 72 ore e non oltre le 120 ore dall’esposizione al virus, al fine di incrementare le capacità del vaccino di prevenire la malattia. Ad ogni modo, il vaccino si può fare non prima dei 12 mesi di età e, per questo motivo, non si presta particolarmente bene a sopperire alle esigenze del lattante. Parlate comunque con il vostro medico di riferimento pediatrico per poterne sapere di più, e studiare insieme a lui tutte le migliori mosse da porre in essere per poter scongiurare ogni complicazione di sorta.
Alcuni medici suggeriscono di valutare – quale strumento di prevenzione della varicella – un ciclo di terapia con specifici farmaci antivirali. Generalmente questo tipo di terapia viene consigliata principalmente nei confronti dei soggetti che sono ritenuti maggiormente a rischio o per motivi particolari, e ci si indirizza prevalentemente nei confronti dell’utilizzo di Acyclovir, un noto farmaco antivirale che può essere assunto seguendo due modalità diverse: o si assume subito al momento del contatto con il malato, oppure all’ottavo giorno dall’esposizione, che potrebbe generalmente coincidere con il momento in cui il virus presumibilmente avrà il momento di massima riproduzione. Complessivamente, la terapia a base di Acyclovir avrà una durata di sette giorni.
In tal senso, è bene ricordare che sia il lattante che l’adolescente sono considerati, fra i bambini sani, quelli con maggiori possibilità di andare incontro a delle possibili complicazioni e che, nell’ipotesi oggetto di questa parte di approfondimento, anche il fratello di un bambino ammalato di varicella potrebbe determinare le condizioni ideali per poter fronteggiare con un sistema di prevenzione i l virus della varicella.
In questi casi, ricordano diversi medici pediatri, se non si esegue la profilassi con Acyclovir, è comunque consigliata la terapia con tale farmaco fin dal principio della malattia, o comunque alla comparsa della prima vescicola sulla pelle del bimbo. Pertanto, anche se il neonato a contatto con un fratello malato di varicella è soggetto a rischio (oltre che per la sua giovanissima età anagrafica), la copertura indotta dal latte materno e una eventuale terapia con Acyclovir, fin dalle prime ore della malattia, dovrebbero ridurre al massimo i problemi cui è potenzialmente possibile andare incontro.
Ora vi mettiamo una specie di “Vademecum” a domanda e risposta che crediamo possa rivelarsi molto utile nell’affrontare il problema della varicella nei neonati e, comunque, nei bambini molto piccoli.
Se il prurito da veramente molto fastidio, e se il problema si presenta soprattutto nelle ore notturne, è possibile far assumere al piccolo, prima di farlo addormentare, un farmaco ad azione antistaminica. Tale farmaco, oltre ad avere una efficace azione lenitrice del prurito, ha anche la proprietà di prevenire qualsiasi infezione di natura batterica che è probabile che si verifichi allorquando i bambini usano grattarsi molto nelle parti del corpo che, a causa del prurito insistente, danno loro molto fastidio.
Nelle farmacie è possibile reperire dei farmaci sotto forma di polvere che possono procurare un certo sollievo al bambino affetto da manifestazioni di prurito. E’, però, raccomandabile prestare molta attenzione ad eventuali inalazioni non volute da parte del piccolo paziente: queste polveri potrebbero essere la causa di alcuni, e a volte non propriamente lievi, problemi di natura respiratoria.
L’abbigliamento dei bambini affetti da varicella e quindi, probabilmente, attaccati dalle tipiche pustole di questa malattia, deve essere costituito da indumenti fatti di cotone. E’ altresì necessario che gli indumenti siano comodi e, preferibilmente, bianchi. Un ulteriore consiglio utile è quello di tenere il bambino in ambienti la cui temperatura non sia troppo elevata.
La risposta non può essere che positiva. Che la pelle del bambino affetto da varicella, quindi anche probabilmente con il corpicino pieno di pustole, vada tenuta sempre ben pulita ed anche, non dimentichiamolo, ben idratata, è fatto certo e ben conosciuto. Di conseguenza, sicuramente si, il bagnetto non solo può, ma DEVE essere fatto. Neanche il lavaggio dei capelli è soggetto a controindicazioni di alcun genere. Quindi si anche allo shampoo.
Fino a quando le pustole saranno ancora presenti sul corpicino del bimbo affetto dalla varicella, esso non va assolutamente esposto alla luce diretta dei raggi del sole. Inoltre occorre ricordare che anche successivamente, quando queste crosticine non ci saranno più ma si potranno notare ancora sulla pelle delle lesioni, anche se di piccole dimensioni, l’esposizione del bimbo alla lyuce diretta dei raggi del sole presenta qualche fattore di rischio. Quindi, se proprio vogliamo che egli prenda un po’ di sole, occorre procedere con le dovute cautele. Ad esempio potremmo proteggere la sua pelle delicata ed appena passata attraverso un problema abbastanza invasivo come quello delle pustole con una crema solare di quelle a cosiddetto “schermo fisico”. Vale a dire quelle che si presentano sotto forma di una pasta biancastra e che, oltre agli effetti della protezione di tipo chimico, hanno un deciso fattore coprente dovuto proprio alla consistenza della crema stessa. Poi potremmo anche tenerlo sempre protetto con una magliettina con le maniche lunghe e non dimentichiamo mai di tenergli ben infilato in testa un berrettino con una lunga visiera.
Se il fratellino piccolo del paziente affetto da varicella sta allattando in modo naturale (quindi al seno della madre) e la madre ha già sofferto, in passato, di varicella, allora possiamo star sicuri che il piccolino, almeno proprio nei primissimi mesi di vita, è immunizzato contro la stessa varicella. Diciamo che la copertura dovuta all’allattamento al seno della madre che in passato ha già contratto la malattia può durare dai cinque ai sei mesi circa. Quindi noi consigliamo di utilizzare, comunque, alcune precauzioni: se nella scuola del fratellino più grande sappiamo esserci in giro la varicella, allora evitiamo di tenere quest’ultimo troppo vicino al fratello neonato. Sempre sapendo comunque che, se proprio dovesse avvenire un contagio dal fratello più grande al fratellino più piccolo, non sarebbe comunque il caso di allarmarsi troppo. Sarà utile semplicemente avvisare il proprio pediatra: probabilmente egli deciderà, dopo una attenta visita al piccolo paziente, se sia o oeno il caso di fargli assumere un farmaco ad azione antivirale quale potrebbe essere, ad esempio, l’aciclovir.
No, possiamo affermare tranquillamente che non esistono particolari diete che vadano seguite da parte di bambini con la varicella. Occorre, però, tenere nella giusta considerazione il fatto che la varicella potrebbe causare una certa inappetenza nei piccoli pazienti. Non è necessario, comunque, obbligare il bambino a mangiare comunque. Cerchiamo di evitare cibi con ph basso (cibi cosiddetti acidi), tra i quali menzioniamo i pomodori e le arance, perché questi ultimi potrebbero creare una irritazione ulteriore sulle eventuali piccole vescichette presenti nel cavo orale. Cerchiamo, invece, di offrirgli dei cibi freschi, quali, ad esempio, potrebbero essere la mozzarella, lo yogurth, ecc. Ma ci preme darvi, comunque, un consiglio che è ancora più importante rispetto a quello sui cibi solidi: fate in modo che il piccolo affetto da varicella beva proptio tanto! Non solo acqua, che comunque deve essere proprio tanta, ma anche quei liquidi, comunque naturali, che possano invogliarlo a bere. Ad esempio dei gustosi succhi di frutta. E’ molto importante che il bambino rimanga sempre perfettamente idratato.
La risposta è assolutamente affermativa: il vaccino, così come il contagio con la stessa varicella, rende immuni per tutta la vita. Quindi così come se si prende una volta la varicella siamo sicuri che non ne soffriremo più, anche il vaccino va fatto una volta sola nella vita e non va mai più ripetuto.