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Parodontite, cos’è quali sono le cause e i rischi

Pubblicato da
Francesca Rotondo

Si tratta di una malattia progressiva che deve essere arrestata, altrimenti viene perso il tessuto e di conseguenza i denti. Nasce dall’infiammazione batterica nella maggior parte dei casi, la quale porta appunto alla distruzione dei tessuti vicino al dente. Porta a questa situazione di solito una scarsa igiene orale e l’accumulo della placca.

Prima gengivite, dopo parodontite!

Non sempre, questo perché la gengivite è lo stadio precedente. Tuttavia la gengivite può essere curata senza ulteriori ripercussioni. Quando non viene curata può trasformarsi in parodontite.

Nella gengivite l’infiammazione colpisce solo le gengive. La situazione quindi è ancora reversibile. Le gengive appaiono irritate e rosse, i denti però non sono ancora mobili e i tessuti sotto sono stabili e resistenti. Nella parodontite invece, l’infiammazione colpisce l’osso. Una gengivite se non trattata può diventare piorrea.

La parodontite toglie il sostegno necessario al dente, il quale inizia a muoversi. Il tessuto distrutto non può essere recuperato e si parla così di piorrea, malattia irreversibile.

Cause e fattori di rischio

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La maggior parte delle parodontiti è il risultato di un’infiammazione delle gengive e di un accumulo di placca a lungo termine, una sostanza costituita principalmente da batteri, e tartaro (placca indurita) su denti e gengive. Si formano così delle tasche tra i denti e le gengive che si estendono verso il basso, tra la radice del dente e l’osso sottostante.

Queste tasche raccolgono la placca in un ambiente privo di ossigeno che promuove, nelle persone con un sistema immunitario suscettibile, la crescita di forme aggressive di batteri. Placca e batteri causano l’infiammazione cronica che danneggia il tessuto dentale. Se la condizione degenera, l’osso perde il suo smalto e le gengive si ritirano. La perdita dei denti inizia in genere verso i 40 anni di età.

La velocità con cui la parodontite si sviluppa differisce in maniera notevole, anche tra persone che hanno in bocca quantità simili di tartaro. Tali differenze si verificano perché la placca di ogni specifica persona contiene diverse tipologie e numero di batteri. E perché i risultati della parodontite dipendono dalla risposta del sistema immunitario del singolo individuo.

La malattia può causare picchi di attività distruttiva che può durare per mesi, seguita da periodi di calma per poi riprendere il suo corso.

Quali sono i fattori di rischio?

Il fumo è un fattore di rischio serio. Chi fuma molte sigarette regolarmente ha un rischio superiore di sviluppare le parodontiti. Non è l’unico fattore di rischio. Ci sono anche i cambiamenti ormonali femminili, il diabete, malattie che minano il sistema immunitario come l’Aids, i farmaci (come alcuni farmaci anti epilettici), lo stress, una cattiva igiene orale, delle carenze alimentari, lo stress, i fattori genetici, l’età avanzata, i restauri dentali.

Quali sono i sintomi della parodontite?

I sintomi della parodontite sono tanti, alcuni riconosciuti dal paziente altri invece dal dentista. Tra questi troviamo le gengive infiammate e rosse, le gengive doloranti, l’aumento dello spazio fra i denti, la recessione gengivale, ascessi e pus, sanguinamento, sapore metallico, alitosi, perdita di denti, denti che si muovono etc.

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Chiaramente la presenza di paradontite deve essere valutata dal medico e non da voi. Alcune volte possono esserci alcuni di questi sintomi o sintomi simili, senza che però vi sia la piorrea.

Alcuni tipi di parodontite

18 anni fa sono state riconosciute diverse parodontiti. Vediamole.

  1. Parodontite Cronica: è la forma di parodontite più comune, è molto comune tra gli adulti ma può interessare anche i bambini. La progressione è lenta o moderata. Di solito interessa meno del 30% dell’arcata dentaria (si parla in questo caso di parodontite cronica localizzata), nella variante generalizzata supera tale percentuale.
  2. Parodontite aggressiva: la progressione è molto più rapida. Di solito la risposta infiammatoria è superiore all’effetto causa.
  3. Parodontite come sintomo di patologie: alcune patologie possono portare alla piorrea. Tra queste troviamo le malattie del sangue, la leucemia e malattie genetiche come la neutropenia familiare, la sindrome di down, la sindrome di Cohen, l’agranulocitosi, l’ipofosfatasia, il diabete, etc.
  4. Parodontite ulcerativa necrotizzante: è una forma molto aggressiva, è un’infiammazione dolorosa accompagnata da necrosi e pus. I pazienti avvertono un forte malessere, febbre e alitosi.

Come viene diagnosticata la parodontite?

Con una semplice sonda parodontale è possibile per il dentista riconoscerla con facilità. Va a misurare le tasche parodontali per capire se vi è sanguinamento quando sono stimolate. La sonda viene inserita sotto il bordo gengivale. Quando sono in salute, non scende oltre i 3 mm. Se invece vi è malattia parodontale scende in modo più profondo.

La parodontite viene tra l’altro riconosciuta grazie alla radiografia. Viene effettuato il full endorale, un esame radiologico che permette di valutare lo stato di salute parodontale.

Cura della parodontite

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La parodontite viene trattata eliminando l’infiammazione delle gengive. Rimuovendo gli accumuli del tartaro, curando le tasche parodontali. Restaurando i denti che ne hanno bisogno. Ovviamente quando la malattia sia legata ad altre, come ad esempio il diabete o qualche disturbo immunitario, il dentista deve intervenire in modo specifico per il caso.

Il dentista deve pulire le tasche intorno ai denti dai batteri, così da prevenire la distruzione ulteriore dell’osso. Vengono utilizzati per questo scopo specifico ablatori e strumenti manuali come il curettes.

Il dentista per completare il suo lavoro deve spiegare bene al paziente come intervenire per rimuovere in modo autonomo i batteri. Lo scopo è quello di prevenire l’accumulo di placca e tartaro. E’ necessario lavare i denti in modo corretto due volte al giorno almeno e utilizzare ogni sera il filo interdentale. Una buona igiene orale deve essere mantenuta tutta la vita e questo comprende anche la visita regolare dal dentista per l’igiene orale.

Facciamo prevenzione

La parodontite, come abbiamo visto, è causata dall’accumulo di placca e tartaro tra le gengive e i denti. Quando i batteri cominciano a crescere, le gengive che circondano il dente può infiammarsi.

Se non trattata, questa infiammazione può causare il deterioramento della struttura portante del dente e ciò può portare alla recessione della gengiva e, addirittura, alla perdita dei denti. Inoltre, è scientificamente dimostrato che la parodontite può essere associata ad altre malattie come il diabete e malattie cardiache.

Per fortuna, lo sviluppo della condizione si può prevenire con alcune abitudini quotidiane. Questo significherà, a volte, dover cambiare del tutto il proprio stile di vita ma è necessario se si vuole una dentatura forte e sana.

  • lavarsi i denti

spazzolare i denti dopo i pasti aiuta a rimuovere i residui di cibo e la placca intrappolati tra i denti e le gengive. Non dimenticate di spazzolare anche la lingua, i batteri adorano nascondersi lì in mezzo.
Piccolo consiglio: lavate i denti una mezz’ora dopo i pasti e non subito, i residui si seccheranno e la pulizia risulterà più semplice.

  • sciacqui con collutorio

utilizzare un collutorio può aiutare a ridurre la placca e rimuove le particelle di cibo che lo spazzolino e il filo interdentale si perdono per strada.

  • fattori di rischio

l’età, il fumo, la dieta e la genetica sono tutti fattori di rischio per la parodontite.

Sane abitudini e una buona igiene orale sono fondamentali nella prevenzione delle malattie gengivali come questa. Ma i consigli di cui sopra da soli possono non bastare e una volta che la parodontite si sviluppa, sono necessari trattamenti più intensi e invasivi. Ecco perché di seguito vi diamo indicazioni su come cambiare la vostra vita al meglio.

  • cambiamenti nella dieta

è importante ridurre la quantità e la frequenza dell’assunzione di zuccheri. Spuntini e bevande devono esserne privi, ma non fatevi mancare gli zuccheri naturali presenti in frutta e verdura. Gli alimenti contenenti zucchero devono essere consumai con i pasti.

  • smettere di fumare

il fumo svolge un ruolo significativo in oltre la metà dei casi di parodontite cronica, secondo una ricerca pubblicata negli anni 2000. Per chi fuma, smettere è uno dei passi più importanti per riacquistare la propria salute, non solo quella dentale. Smettere di fumare è fondamentale per una vita sana e migliore.

  • trattamenti al fluoro

il trattamento al fluoro nei bambini ha contribuito a spiegare il declino della parodontite negli adulti. Poiché il fluoro previene il decadimento dei molari che mantengono i denti in posizione, sono meno vulnerabili ai batteri.
Il trattamento andrebbe fatto anche prima che i primi dentini spuntino in età infantile. Come? Basta pulire il contorno con una garza imbevuta di una piccola quantità di dentifricio al fluoro. Nei bambini di sei mesi vengono a volte consigliate compresse o gocce di fluoro. Questo perché a quell’età i bambini bevono acqua priva di fluoro.

Alcuni dentisti consigliano un gel al fluoro anche negli adulti che sono a rischio di carie o di sensibilità dentale, ma in genere un supplemento non è necessario negli adulti che fanno abitualmente uso di dentifricio al fluoro. E vi donerà un alito più fresco!

Per concludere, la parodontite è una condizione molto grave che, però, può essere trattata con metodi più o meno invasivi. Una corretta igiene orale, una dieta equilibrata e priva di zuccheri, controlli regolari e una vita sana sono la migliore prevenzione contro lo sviluppo di questa condizione.

Trattamento

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La gestione della parodontite si suddivide in:

  • pulizia dei denti professionale regolare
  • intervento chirurgico e rimozione dei denti
  • antibiotici.

Le persone con alti fattori di rischio come una scarsa igiene orale, diabete e fumo, dovrebbero farsi avanti e ricevere il trattamento appropriato per questi. Il trattamento dei fattori di rischio, infatti, aumenta il successo delle cure per la parodontite.

A differenza della gengivite, che di solito scompare con una buona igiene orale (spazzolatura dei denti quotidiano e utilizzo del filo interdentale), la parodontite richiede un ripetuto trattamento professionale. Questo perché le persone che trattano bene il proprio apparato orale possono arrivare a pulire appena due o tre millimetri al di sotto delle tasche. I dentisti, invece, riescono a pulire le tasche fino a sei/sette millimetri di profondità, utilizzando tecniche e strumenti appositi che rimuovono con accuratezza la placca, il tartaro e la superficie della radice malata.

Per le tasche gengivali di profondità superiore a sette millimetri, è spesso necessario un intervento chirurgico. L’operazione è così fatta: i dentisti accedono al dente sotto il margine gengivale aprendo un lembo di tessuto. Puliscono accuratamente i denti e correggono i difetti ossei sotto il lembo, quindi danno una ricucita per rimettere tutto al proprio posto. A volte è necessario rimuovere i denti.

È poi previsto un periodo di cura a casa a base di dorexidina (collutorio) da usare due volte al giorno per un minuto, in sostituzione dello spazzolino e del filo interdentale.

Il trattamento farmacologico

Nella maggioranza dei casi il trattamento farmacologico è necessario e si aggiunge a quanto appena detto. Il medico infatti prescrive l’utilizzo di colluttori antimicrobici, come ad esempio quelli a base di clorexidina. Può essere necessario eseguire anche cicli di antibiotici sottoforma di placchette o gel e nei casi di piorrea ascessuale, antibiotici per via orale.

La parodontite avanzata viene trattata con la chirurgia. C’è la chirurgia resettiva che porta al modellamento dell’osso di sostegno. Questo fa si che le tasche parodontali siano appianate e non siano più sorgenti d’infezioni. Durante l’operazione il medico rimuove il tessuto infiammatori già presente e il tartaro. C’è poi la chirurgia rigenerativa, in alcuni casi può essere usata per promuovere la crescita del nuovo tessuto.

Alcune volte la parodontite viene scoperta quando la situazione è ormai in uno stadio molto avanzato. Ecco che la soluzione è intervenire chirurgicamente, estraendo i denti e sostituendoli con impianti fissi o mobili. Non dovrebbe invece essere utilizzato il laser. Nella letteratura scientifica non vi sono riferimenti a questo strumento perché sia usato in parodontologia.

Dopo il trattamento, come ci si sente?

Non va sottovalutato questo aspetto, molte pesone temono il post trattamento della parodontite. Il trattamento di per se non è doloroso perché effettuato sotto anestesia locale. I giorni dopo il trattamento appaiono gonfie e irritate. Dopo alcuni giorni si sgonfiano e iniziano a riaderire in modo normale al dente. Per alcuni mesi i denti sono più sensibili al freddo, fastidio che potrebbe indurre il paziente a non lavarsi i denti. Cosa sbagliatissima! Il dottore comunque consiglia l’uso di dentifrici per denti sensibili che riducono la sensazione. Per quattro settimane infine vi è un aumento della mobilità dei denti, ma dopo tutto torna alla normalità.

Come accennavamo, la parodontite è una malattia degenerativa ma può essere tenuta sotto controllo e impedire la progressione con i giusti trattamenti.

Francesca Rotondo