Quando si parla di pressione arteriosa, si indica la forza con cui il sangue scorre nel nostro organismo. Essa è una delle cause primarie di malattie cardiovascolari. A loro volta queste sono la prima causa di mortalità nei paesi occidentali. Grazie a diversi studi, è stato possibile evidenziare chiaramente che più è basso il valore della pressione minima, e minore è il rischio di morte.
Il rischio di sviluppo di patologie cardiovascolari si raddoppia ogni 20 mmHg in più per la pressione massima, ed ogni 10 mmHg per quella minima, partendo da valori come 115/75 mmHg.
In termini medici dunque, avere ad esempio un livello di pressione massima a 135, equivale a correre un rischio maggiore rispetto ad una pressione pari a 115 mmHg a parità di esso e di età compresa tra i 40 ed i 70 anni.
Molto spesso la sintomatologia determinata dalla pressione arteriosa alta è assente. Oppure questa è facilmente confondibile con altri disturbi fisiologici. Ad esempio l’astenia, l’affaticamento, i capogiri, il mal di testa persistente e pulsante, gli acufeni, l’apnea e la fame d’aria.
Il medico di base o lo specialista, una volta valutato il quadro clinico generale, dovrà sottoporvi a dei controlli specifici. Questi sono l’ascolto del battito cardiaco per rilevare o meno la presenza di anomalie del cuore. O ancora ascoltare il rumore del sangue sulle pareti più importanti del colo, dell’addome e degli arti. Viene anche associata la misurazione costante della pressione endoculare con monitoraggio della frequenza cardiaca, mediante l’impiego dell’elettrocardiogramma.
Una volta valutata la patologia in base ai risultati di tali test, il medico prescriverà le analisi del sangue. Questo perché i valori elevati della pressione minima possono danneggiare, oltre al cuore, altri organi ed apparati differenti. Proprio per questo verranno valutate le funzionalità dei reni e del dosaggio della creatinina, il potassio, la glicemia, il colesterolo e l’eventualità di patologie virali batteriche.
Molto importante, per una corretta diagnosi, è la raccolta da parte del medico della vostra storia clinica. Ad esempio l’assunzione o meno di determinati farmaci, la tipologia di alimentazione, lo svolgimento di attività motoria, il consumo di tabacco, di alcol o di sostanze d’abuso.
Ad incidere sull’aumento della pressione arteriosa minima vi sono differenti fattori, che vanno ricercati sia nelle condizioni fisiologiche come lo stress, l’ansia o la presenza di malformazioni congenite, sia a causa di situazioni esterne legate principalmente allo stile di vita.
Le cause che determinano l’innalzamento della pressione minima sono le stesse che causano ipertensione arteriosa. Uno stile di vita scorretto con poca attività motoria sono fattori non raccomandabili per chi soffre di tale disturbo. Alcol, fumo e consumo di bevande nervine in dosi massicce, come tè, caffè e prodotti energetici andrebbero evitati.
Anche l’obesità ed il sovrappeso, molto spesso, determinano l’accumulo di colesterolo nelle pareti delle grandi arterie. Questo ostacola il normale flusso del sangue che a sua volta comporta un aumento della pressione. Problemi come stress, e patologie renali, possono influire moltissimo sui valori della pressione. Così come anche la disfunzione della tiroide, che andrebbe sempre diagnosticata con una visita medica accurata.
Esistono anche alcuni prodotti farmacologici, come ad esempio gli anticoncezionali, oppure i cortisonici e gli antinfiammatori steroidei ed i decongestionanti nasali, che a lungo andare possono far aumentare la pressione minima. Un pressione minima alta può essere la conseguenza della presenza di colesterolo elevato nel sangue. Per scoprirlo basta semplicemente effettuare delle normali analisi del sangue che andranno a misurare: colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL e trigliceridi.
Una volta che ne è accertata la presenza, sarà molto importante cambiare il proprio stile di vita e le proprie abitudine culinarie. In tale situazione, la linea di demarcazione tra le cause ed i fattori a rischio è molto sottile. Per questo i medici tendono a fare distinzione sulle cause con due gruppi: primarie e secondarie. Le secondarie sono tutti i fattori che abbiamo descritto fino ad ora. Le primarie sono determinate da patologie come il morbo di Cushing, oppure la presenza di neoplasie, patologie autoimmuni, somministrazione di alcuni farmaci, malformazioni congenite, abuso di droghe sintetiche e di cocaina.
Come abbiamo più volte citato, quando la pressione minima è alta, di conseguenza è alto anche il rischio di contrarre patologie cardiovascolari. Se tramite la misurazione con lo sfigmomanometro, la pressione minima è superiore agli 80 mmHg, ovvero millimetro di mercurio, è importante iniziare un monitoraggio frequente e costante, per comprendere le cause ed i fattori che hanno determinato l’innalzamento.
I casi possono essere isolati e non necessariamente sinonimo di patologia. Ma se ogni qual volta che effettuate la misurazione, la pressione minima è elevata, è necessario rivolgersi tempestivamente dal proprio medico di base o specialista. Questi, dopo un’accurata valutazione, prescriverà la cura farmacologica più adeguata, ovvero la somministrazione di medicinali antipertensivi.
Le cause dell’ipertensione sono disparate e molto varie. Per questa la scelta del trattamento farmacologico in prima istanza non sempre risulterà efficace. Proprio per questo motivo sarà il medico a cambiare più volte il farmaco. Questo fino a quando non troverà quello definitivo ed efficacie per il vostro problema. È molto importante iniziare uno stile di vita sano con attività motoria costante. Se siete dei fumatori bisogna smettere, solo così sarà più facile riportare i valori della pressione minima nella norma.
Cercate di prediligere un’alimentazione povera di sodio, limitando il consumo di sale, di cibi inscatolati, di insaccati, di salse e condimenti, ed assumete invece integratori alimentari a base di potassio e magnesio.