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Diabete Gestazionale: cause, sintomi e diagnosi

Pubblicato da
Francesca Rotondo

Il 5% delle donne in gravidanza soffrono di diabete gestazionale, cioè una forma di diabete che colpisce solo durante la dolce attesa. Ciò significa che la mamma prima non aveva il diabete. E’ una condizione che, nei soli Stati Uniti, interessa circa 200.000 persone all’anno.

E’ molto comune tra le donne obese e quelle che rimangono incinte superati i 35 anni. Le donne sotto i 25 anni invece, difficilmente hanno a che fare con il diabete gestazionale. Il diabete in gravidanza deve chiaramente essere tenuto sotto controllo, ma è comunque sia molto raro che il bambino nasca con il diabete. In questo articolo approfondiamo le cause, i sintomi, i valori, le cure e la dieta.

Cos’è il diabete?

Si parla di diabete quando il corpo non riesce a produrre la giusta quantità d’insulina oppure, sono le cellule a non riuscire ad usarlo in modo opportuno. Il glucosio, sostanza che il nostro corpo ottiene dall’assimilazione dei carboidrati da parte di stomaco e intestino, invece di essere assorbito dal sangue per fornire poi al corpo l’energia, si accumula nel flusso ematico ed ecco che causa diabete e/o glicemia alta.

Quali sono i principali sintomi

Il diabete gestazionale non sempre si manifesta attraverso dei sintomi. Altre volte invece, offre sei campanelli d’allarme che però molte donne tendono a sottovalutare. Tra questi troviamo l’aumento ingiustificato di sete e quella di urina prodotta. Una perdita di peso immotivata, infezioni ricorrenti, come ad esempio quella della cistite e della candidosi, oppure disturbi alla vista. Molti di questi sintomi però possono essere comuni in una qualsiasi gravidanza, come la cistite e il bisogno di urinare frequentemente (a causa dell’utero che ingrossando preme sulla vescica). Anche nausea e vomito sono due sintomi del diabete gestazionale ma, chiaramente non sono presi in considerazione in quanto lo sono in generale di una gravidanza.

Cosa causa il diabete gestazionale

Una delle principali cause è l’obesità. Lo dimostra anche il fatto che le persone oggi tendono a soffrire molto di più di questa patologia e infatti, anche il diabete gestazionale è in aumento. C’è da tenere di conto anche dell’attività fisica ridotta.

Più che di cause però è corretto parlare di fattori di rischio. Non è detto appunto che l’obesità provochi il diabete in gravidanza, così come una minor attività fisica. Possono però essere fattori rilevanti, perché rendono più difficile per l’organismo rispondere all’aumento degli zuccheri nel sangue (reazione naturale in gravidanza, a causa degli ormoni prodotti dalla placenta) con la giusta quantità d’insulina.

Tra gli altri fattori di rischio troviamo la familiarità, oppure il diabete gestazionale in una gravidanza precedente. L’età della mamma può influire, sembra che il rischio aumenti quando la donna ha più di 35 anni.

Quali sono i principali rischi

Tra i rischi di maggiore rilevanza troviamo senza ombra di dubbio la macrosomia. Un bambino che soffre di macrosomia ha una stazza maggiore rispetto alla normalità, proprio per via della presenza di grasso corporeo in eccesso. Dopo la tredicesima settimana il pancreas del futuro bambino comincerà a produrre in modo del tutto autonomo la propria insulina. Nel caso in cui ci sia un’eccessiva concentrazione di glucosio all’interno del sangue, il pancreas del bimbo comincerà a produrre dell’insulina in eccesso.

Di conseguenza, dato che questa sostanza rappresenta un fattore di crescita, ecco che il peso del bambino supera le soglie della normalità. Il parto di un feto che soffre di macrosomia può tante volte necessita di un taglio cesareo. Tra i vari effetti che si estendono nel tempo della macrosomia troviamo anche la tendenza del nascituro a rimanere in sovrappeso durante i suoi primi anni di vita. L’ipoglicemia si caratterizza per essere una vera e propria conseguenza dell’iperglicemia materna. Non solo, visto che deriva anche da un’eccessiva produzione di insulina da parte del feto.

Nella maggior parte dei casi l’ipoglicemia si dissolve nel giro di qualche giorno in seguito al parto e non rappresenta una vera e propria problematica che deve essere oggetto di diagnosi e di trattamenti specifici. N el momento in cui il controllo metabolico è discreto e la madre subisce continuamente dei controlli, allora la morte del feto prima del parto si può considerare una situazione davvero molto rara in una gravidanza con diabete gestazionale. Chiaramente anche il controllo fecale può tornare piuttosto utile.

Al giorno d’oggi, infine, la sindrome derivante da difficoltà respiratoria si può considerare davvero molto rara. Diversi decenni or sono, invece, per fare in modo che il bambino non nascesse già morto, si verificava una vera e propria anticipazione del parto, anche di 3-4 settimane. I disturbi di respirazione particolarmente gravi potevano insorgere con notevole frequenze e le motivazioni sono tutte da ricercare in un comunque parziale sviluppo dei polmoni. Attualmente c’è l’opportunità di concludere normalmente la gravidanza durante la fase che va dalla trentottesima settimana alla quarantesima settimana. Il motivo è che per merito dell’amniocentesi c’è la possibilità di capire quanto siano maturi i polmoni del futuro bambino prima di aver eseguito il parto.

Come viene diagnosticato?

Maggiori controlli tra le donne a rischio, anche se non è possibile escludere che, coloro che non hanno nessuna relazione con le cause, possano soffrire di diabete in gravidanza.

La diagnosi avviene mediate la valutazione di valori della glicemia con la curva glicemica. Vengono analizzati durante la prima visita di gravidanza a digiuno. A rischio quando i valori a digiuno sono sopra i 125 mg/dl, quando in un qualsiasi momento della giornata solo a 200 mg/dl, oppure quando i valori di emoglobina glicata nelle 12 settimane principali sia superiore a 6,5%. I risultati devono essere confermati con il secondo prelievo. Il diabete gestazionale può essere confermato già alla prima visita quando il valore è compreso tra i 92 mg/dl e i 126 mg/dl.

Come si cura il diabete gestazionale

Dopo il parto i livelli di glucosio tornano alla normalità nella maggior parte dei casi. Dopo sei settimane viene fatto il controllo per capire anche se c’è il rischio di soffrire di diabete in futuro. Il rischio per madre e figlio è quello di contrarre nel corso della vita il diabete di tipo 2 oppure di soffrire di obesità.

Chi scopre di avere il diabete gestazionale deve seguire in modo scrupoloso la terapia consigliata. In questo modo è più semplice non avere conseguenze future. La futura mamma quindi deve tenere la glicemia sotto controllo, facendo anche analisi regolari a casa. Deve seguire una dieta pensata su misura dal medico, il quale di solito consiglia di limitare i carboidrati in quanto fanno aumentare la glicemia. E’ consigliata anche una regolare attività fisica. Può essere una buona regola quella di annotarsi le cose mangiate, lo sport praticato e i livelli di glucosio.

In alcuni casi la donna deve assumere insulina per abbassare i livelli di glicemia. Altre volte servono le analisi delle urine per tenere sotto controllo i valori.

La dieta

Nel diabete gestazionale la dieta deve essere tenuta sotto controllo. In questo caso è il dietologo o il ginecologo a poter fornire i giusti consigli, in base alle vostre personali e reali esigenze. Alcuni consigli sono comunque validi per la maggior parte delle donne. Va tenuto sotto stretto controllo sia il contenuto calorico che quelli di carboidrati assunti. Deve esserci una grande quantità di fibre assunte, mentre sono vietati gli alimenti dolci e i superalcolici.

Quando il diabete può passare al neonato

Di base il neonato non ha problemi quando la mamma soffre di diabete gestazionale, purché si attenga alle semplici regole viste fin’ora (alimentazione sana, esercizio fisico ma moderato, controllo del peso forma e controllo regolare della glicemia). Tuttavia possono esserci complicazioni come ad esempio un’ipoglicemia nel piccolo, una crescita superiore (che può richiedere il cesareo), oppure può provocare l’ittero, malattia facile da da curare. Può avere difficoltà a respirare oppure livelli di minerali nel sangue insufficienti.

Nel caso di diabete insulinodipendente, di tipo 1, della madre, allora le probabilità che il figlio possa avere a che fare con tale tipologia di diabete sono comprese tra il 2 e il 6%. Nel caso in cui si tratta di diabete non insulinodipendente, ovvero di tipo 2, allora le probabilità che il figlio ne sia colpito variano tra il 10 e il 15%. Certamente attività fisica, stile di vita corretto, anche e soprattutto a tavola quando si mangia, consentono di conservare il peso del corpo entro certi limiti e a svolgere un’adeguata opera di prevenzione rispetto all’incidenza del diabete da adulti. Dal punto di vista del diabete gestazionale, le probabilità che la figlia possa essere colpito da questa categoria di diabete non sono state ancora individuate, dal momento che serve svolge ancora ulteriori esami e studi.

La fase del parto e dell’allattamento

Nel caso in cui il diabete sia stato tenuto sempre sotto osservazione nel corso di tutto il periodo connesso alla gravidanza, allora non bisogna avere particolari preoccupazioni nel corso del parto. Quest’ultimo, infatti, dovrebbe essere vissuto nella maniera più naturale possibile. La sofferenza di diabete gestazionale, di norma, non comporta naturalmente e obbligatoriamente la scelta di un parto cesare.

Si tratta di una tipologia di intervento che, al contrario, viene richiesta in alcune situazioni ben particolari . Si tratta ad esempio, dell’insorgenza di complicazioni legate al parto anticipato di varie settimane, inoltre, anche in caso di macrosomia fetale, sofferenza fetale e parto anticipato oppure un taglio cesareo precedente per la donna in gravidanza. Nel corso delle doglie, i valori della glicemia devono essere attentamente e accuratamente tenuti sotto controllo in modo costante e frequente.

L’obiettivo è quello di garantire sempre la corretta somministrazione di un adeguato dosaggio di insulina tramite via intramuscolare o per endovena, così come del glucosio tramite endovena. A parte la tipologia di diabete di cui soffre la donna, è bene sottolineare come non ci siano delle vere e proprie limitazioni per quanto riguarda l’allattamento del bambino al seno in seguito alla nascita. Il latte materno presenta al suo interno varie sostanze e nutrienti che fungono da schermo di protezione per il piccolo rispetto a tante patologie e infezioni.

Una volta che sono passati due o tre mesi dalla data del parto la madre dovrebbe essere sottoposta ad un test di tolleranza al glucosio. Tale esame dovrebbe essere ripetuto ogni anno, in modo tale da controllare se il diabete sia del tutto scomparso in seguito alla gravidanza. Nel caso in cui la donna era sovrappeso durante la diagnosi, sarà necessario perdere un po’ di chili in seguito al parto.

Francesca Rotondo