Chiunque può essere soggetto a questo tipo di problema, anche se, di norma, questo tipo di dermatosi colpisce soprattutto gli over 40, nei contesti professionali (principalmente, in seguito a esposizione a metalli, detersivi, tessuti, prodotti cosmetici).
Una prima distinzione nella dermatite da contatto può essere compiuta tenendo concettualmente separati la dermatite irritativa da contatto dalla dermatite allergica da contatto. Come risulta intuibile, la prima è provocata dal contatto ripetuto con sostanze quali solventi, detergenti o materiali industriali. La seconda è invece provocata dall’esposizione a una sostanza (allergene) che può scatenare la reazione visibile con la dermatosi.
Una volta consci della divergenza di cui sopra, si può anche ricordare come la dermatite irritativa da contatto sia quella di gran lunga più frequente (circa 8 casi su 10). All’origine di tale affezione vi è la reazione infiammatoria che si innesca quando si entra a contatto con un agente chimico, fisico o biologico, in grado di generare un danno tissutale con meccanismo diretto. Tra i principali agenti “colpevoli” della dermatite da contatto vi sono gli acidi, le soluzioni alcaline, i solventi organici, i composti metallici, oli minerali, i lubrorefrigeranti sintetici, e ancora additivi della gomma, prodotti bituminosi, componenti reattive di materiali plastici, e così via.
Di contro, la dermatite allergica da contatto è un processo infiammatorio cutaneo che è dovuta dal contatto con uno o più agenti esterni (allergeni), unitamente all’intervento di cofattori immunologici del soggetto. Per quanto, il meccanismo non sarà diretto, ma integrato in due fasi: nella prima si verifica l’esposizione del sistema immunitario ad un antigene ; nella seconda vi è la reazione allergica dopo la riesposizione nei soggetti precedentemente sensibilizzati.
Tra i principali indiziati per la manifestazione di una dermatite allergica da contatto ci sono i cosmetici, i profumi e i detersivi, le pomate e gli unguenti a base di vasellina, i parabeni, la parafenilendiamina base libera in tinture per capelli, altri coloranti e composti, sostanze chimiche usate nell’industria tessile o calzaturiera, nell’edilizia ed in altri prodotti industriali, composti metallici, cromo, cobalto, mercurio e nichel, l’esposizione professionale a vari materiali, effetti personali e accessori per l’abbigliamento, sostanze volatili, farmaci per uso topico, e a volte anche le piante e le sostanze vegetali.
La dermatite irritativa da contatto si riconosce per manifestazioni come il dolore e il bruciore della zona interessata (a volte, accompagnati da prurito più o meno intensa). La reazione si avverte nella zona in cui si è entrati in contatto con l’agente irritante. Non sono esclusi altri sintomi, facoltativi, come eritema, edema, papule, vescicole, bolle, pustole, erosioni e croste, secchezza, desquamazione, ipercheratosi e lichenificazione, ragadi.
La dermatite allergica da contatto si manifesta con il prurito, mentre il dolore è conseguente al grattamento e alle infezioni secondarie. Le lesioni cutanee appaiono di norma nell’area di contatto con l’allergene, sebbene – a differenza di quanto avviene con la dermatite irritativa da contatto, non è escluso che le manifestazioni possano estendersi anche ad altre regioni.
Sono numerosi i fattori che possono portare ad un incremento della suscettibilità della cute rispetto all’insorgere di una dermatite da contatto. Si tratta, ad esempio, di caratteristiche chimico-fisiche, quantità e concentrazione dell’agente irritante. Non solo, ma anche la costanza con cui si verifica l’esposizione a tale allergene e la sua durata. Tra i vari fattori predisponenti troviamo anche il fatto che bambini e anziani hanno sicuramente una resistenza cutanea minore in confronto agli adulti. Inoltre, ci sono alcune attività lavorative che possono esporre a traumatismi della cute, comportando ad esempio escoriazioni, piccole ferite o abrasioni. Alcuni ambienti in cui l’aria è particolarmente secca, umida o con una temperatura molto alta possono rendere più semplice la formazione di screpolature sulla pelle.
La diagnosi della dermatite da contatto viene effettuata sulla base integrata dell’anamnesi e del quadro clinico. Il medico, nella valutazione del paziente, terrà in considerazione tutti i fattori che possono determinare il contatto con eventuali allergeni o sostanze irritanti. Nelle ipotesi di dubbio, viene prescritto un test epicutaneo, che aiuta a individuare i gruppi di sostanze verso cui il paziente risulta suscettibile. L’esame obiettivo può certamente dare qualche indicazione in più, dal momento che permette di approfondire diversi aspetti. Ad esempio, permette di prestare maggiore attenzione al tempo di esordio, alla tipologia e al punto in cui sono localizzate le lesioni. Infatti, la dermatite irritativa da contato si caratterizza per insorgere, di solito, nella zona in cui viene a contatto con la sostanza. Al contrario, la dermatite allergica è in grado di comprendere anche altre parti, che possono essere piuttosto distanti nei confronti del focolaio primario.
Nel caso in cui la situazione sia sospetta oppure ci sia una recidiva, allora i medici possono suggerire di effettuare un test epicutaneo, meglio conosciuto come patch test. Si tratta di un esame che offre la possibilità di individuare con maggiore precisione tutti quei gruppi di sostanze nei confronti delle quali il paziente presenta un certo livello di suscettibilità. Tale esame prevede l’applicazione, quando la cute è sana e non ha alcuna lesione in atto, di una medicazione di tipo occlusivo. All’interno di quest’ultima c’è un pannello di agenti che sono potenzialmente portatori della dermatite. Questo cerotto deve essere mantenuto sulla pelle per 48 ore. La lettura del test deve essere eseguita dopo altre 24-48 ore. Il punteggio di lettura che viene usato parte da 0 e finisce a +++ in relazione all’intensità della reazione che si è manifestata sulla cute. Nel caso delle forme irritative, ecco che i patch test potranno dare un risultato negativo. In caso contrario si formerà un rossore diffuso nella zona cutanea in cui è stato posizionato il cerotto. Un altro esame particolarmente utile da questo punto di vista è l’open test. Si tratta di una valutazione che spesso serve per testare dei prodotti che non hanno una composizione ben determinata e che di solito vengono portati proprio dal paziente. L’allergene, quindi, viene collocato sulla pelle dell’avambraccio del paziente senza alcuna occlusione. In questo caso, la lettura si verifica dopo 1, 48, 72 e 96 ore. Nel caso di dermatite allergica da contatto, si creerà una sorta di eritema edematoso-vescicolare.
Come intuibile, la cura della dermatite da contatto dipende dalla fase clinica e dalla localizzazione delle lesioni. Per quanto concerne le indicazioni dei medici, generalmente si punta a contrastare la forma acuta con l’uso locale di corticosteroidi, mentre la fruizione di antistaminici è limitata al controllo dell’eventuale sintomatologia pruriginosa (il grattamento favorisce infatti la cronicizzazione dell’eczema e le sovrapposizioni batteriche). In altri casi possono essere prescritti anche antisettici o antibiotici locali.
Esistono anche altri farmaci che sono in grado di svolgere un’azione tipicamente immunosoppressiva, esattamente come la ciclosporina. In questi casi, però, bisogna mettere in evidenza come siano dedicati alle forme più rare e resistenti ai trattamenti topici tradizionali. Nella maggior parte dei casi, inoltre, è davvero fondamentale assicurare la prevenzione della reazione cercando di allontanare l’agente che la può causare.
Per trovare un po’ di sollievo nei confronti della dermatite da contatto, spesso si può optare per dei rimedi naturali. Bisogna chiaramente sempre prendere in considerazione il fatto che il consulto con il prioprio medico curante è senz’altro l’opzione migliore per risolvere effettivamente il problema. Per quanto riguarda la cura del prurito, la prima norma da osservare è quella di evitare per qualsiasi ragione di cominciare a grattarsi. Lo scopo è quello di non portare ad un peggioramento dell’irritazione. Al tempo stesso, si può provvedere al tamponamento delle parti colpite, usando acqua fredda e sfruttando delle garze sterili oppure mettendo la zona colpita direttamente sotto il getto d’acqua. Quando il prurito non è particolarmente intenso e insorge con un po’ di rossore, si può provare a lenire la pelle usando delle fettine di cetriolo fresco. Oppure si può provare con del burro di cocco, ma solo quando è freddo. Un rimedio per calmare l’orticaria, del tutto naturale, si può trovare spesso in erboristeria.
Tra gli altri troviamo certamente il gel all’aloe vera, che si deve applicare sulla zona interessante almeno due volte al giorno. Una buona efficacia contraddistingue anche le compresse dell’estratto secco di ginkgo biloba. Tutti quei soggetti che soffrono di dermatite da contatto con associata secchezza della cute, invece, potrebbero optare per l’olio di enotera. Il macerato glicerico di ribes nero, così come la pomata di liquirizia, presenta delle proprietà notevolmente anti-infiammatorie. Si consiglia l’assunzione di circa 50 gocce. Altrimenti, si può anche decidere di spalmare direttamente questo preparato sulla zona colpito, due volte al giorno. Gli UV, invece, sono in grado di provocare una reazione irritante. In questi casi, si può prevenire optando per una protezione adeguata. Si deve prediligere quella a base di ossido di zinco, che riesce a realizzare sulla pelle una sorta di pellicola protettiva. Anche l’omeopatia può essere utile per curare la dermatite da contatto. In questi casi, i granuli in concentrazioni da 5 a 7 CH vanno bene per lenire prurito, bruciore e vescicole.
Per prevenire la dermatite da contatto, nel momento in cui si sospetta che alcune sostanze possano essere allergizzanti o irritanti, è ovviamente indicato indossare opportuni presidi protettivi e verificare le proprie reazioni con l’ausilio di un medico. Si tenga inoltre conto che l’assunzione di buone quantità di frutta e di verdura cruda può garantire un buon elevato apporto di vitamine utili per rafforzare la resistenza dell’organismo agli agenti irritanti