Mai sentito parlare di manometria esofagea? Probabilmente no o forse, ti sei imbattuto in questo termine di recente e hai deciso di approfondire. In realtà la maggior parte delle persone scopre questo genere di esami clinici quando vengono richiesti dal medico. Approfondiamo subito e scopriamo di cosa si tratta.
La manometria esofagea è un esame effettuato nel campo gastroenterologico. Il medico lo richiede quando ha bisogno di valutare l’esofago. Le motivazioni possono essere varie. Di solito comunque la manometria esofagea viene richiesta nei casi di disfagia, cioè quando la persona ha difficoltà a deglutire. Questo problema dell’apparato digerente quindi, vede una certa difficoltà anche nel corretto transito del volo. Spesso è la conseguenza di altri disturbi. L’esame permette anche di capire se effettivamente vi sia un disturbo oppure, se è solo una sensazione.
La manometria esofagea viene richiesta occasionalmente anche nel caso del reflusso gastro-esofageo. Lo scopo di solito è quello di capire se ci sono anomalie motorie dell’esofago.
E’ un esame la cui durata è di solito compresa tra i 30 e i 40 minuti. Viene eseguito nella maggior parte dei casi direttamente in ambulatorio. Non viene fatto sotto sedativi però, per due motivi. Il primo è che la sedazione impedisce che il paziente collabori durante l’esame. Il secondo è perché il sedativo interferisce con la motilità esofagea, la quale è l’oggetto dello studio in questione.
Al paziente viene comunque data una leggera anestesia nelle coane nasali. Da qui viene inserito un catetere che passa dalla rinofaringe, l’orofaringe e arriva nell’esofago. I riflessi ipofaringei creano dei conati a vuoto, infatti è fondamentale che il paziente si presenti alla visita digiuno. Si tratta di un esame fastidioso ma comunque importantissimo.
Il catetere viene fatto scendere e poi ritratto con lo scopo di identificare qual è il punto della variazione di pressione intraesofagea. Qui inizia la vera e propria valutazione. Il catetere è collegato a un computer e qui sono registrate le rilevazioni ottenute da alcune deglutizioni del paziente, che possono essere secche oppure dopo l’assunzione di piccolissime quantità di acqua. In questo modo lo specialista può valutare la motilità dell’esofago in tutti i settori. Una volta terminato l’esame il paziente può tornare alla sua vita senza problemi o controindicazioni. L’unica cosa che può avvertire è una congestione nasale leggera.
E’ bene chiarire che l’esame è fastidioso, ma non doloroso. Si tratta tra l’altro di una procedura sicura. A dar fastidio è la sensazione del corpo estraneo in gola.
Dopo la manometria esofagea può essere fatta la pH-metria esofagea. Subito dopo l’esame primario vengono inseriti altri cateteri, i quali restano in posizione per 24 ore e sono collegati ad un rilevatore portatile. Questi due esami insieme permettono di avere una visione più completa dell’esofago.
Recentemente però si è diffusa la manometria 24H. Anche questo esame, come la ph-metria esofagea, dura 24 ore. Viene utilizzata una sonda, formata da catetere e sensori distanziati di 5 cm l’uno dall’altro. Durante questo periodo il paziente può mangiare, camminare e anche lavorare. Tutto questo fa si che vengano registrati molti dati importanti. Viene adoperata quando l’esame della manometria esofagea classica non offre le informazioni necessarie.